"L'espatrio ha spalancato la porta dei miei sogni", intervista a Andrea Cabassi

Interviste agli espatriati
  • Andrea a Porto
Pubblicato 2021-07-30 alle 10:00 da Francesca
Andrea lascia l'Italia sei anni fa. Si trasferisce per lavoro a Dubai dove ricopre una posizione a livello manageriale. Un paio d'anni dopo lascia gli Emirati Arabi per dedicarsi alle sue passioni: il coaching, scrivere e viaggiare. Nel 2018 attraversa tutto il Sudamerica e l'anno successivo parte alla scoperta del Sudest asiatico. Lo scoppio della pandemia lo costringe a rientrare in Europa. Attualmente vive a Porto, con la sua compagna portoghese, conosciuta nel 2020 durante il cammino di Santiago.

Raccontaci un po' di te, chi sei e dove vivi?

Piacere, mi chiamo Andrea Cabassi. Nato nel 1975 a Parma, diagnosticato con Colite Ulcerosa nel 1998, dopo 14 anni di carriera ho lasciato l'Italia a 40 anni per una posizione manageriale in ambito project management a Dubai.

Due anni più tardi ho lasciato il mondo aziendale per scrivere, viaggiare e scoprire la mia vocazione per il coaching.

Dopo aver effettuato numerosi viaggi durante le ferie dal lavoro, nel 2018 ho attraversato l'intero Sudamerica via terra da sud a nord, in 299 giorni, spostandomi a piedi, in autostop e coi mezzi pubblici. 

Tra il 2019 e il 2020 sono andato alla scoperta del Sudest asiatico per 8 mesi e mezzo, fino a quando l'emergenza Covid mi ha costretto a rientrare in Europa.

Nell'autunno del 2020 ho percorso a piedi l'intero cammino di Santiago de Compostela, lungo il percorso Francese, partendo da Lourdes (930 km totali).

Oggi mi occupo di coaching e scrivo libri. Per il momento faccio base a Porto, in Portogallo. Domani, non so…

Quanto tempo fa hai lasciato l'Italia e qual è stata la molla che ti ha spinto ad espatriare?

L'ho lasciata nel 2015, a 40 anni, in primis perché volevo andare a conoscere meglio il mondo. Non mi sono più accontentato dei viaggi mordi e fuggi durante le ferie dal lavoro, nei quali potevo solo fare il turista, sfiorando soltanto la cultura locale. Vivendo in un Paese straniero ecco che, al contrario, ci si apre alla possibilità di conoscerlo a fondo.

In secundis, per la maggior parte delle figure professionali ahimé esiste almeno un Paese estero nel quale le prospettive sono migliori, sia a livello di crescita che di stipendio, com'è stato nel mio caso.

Hai lavorato come manager a Dubai, che ricordo conservi dell'esperienza e quali sono le tue considerazioni sul mondo del lavoro emiratino?

Sono molto felice di aver vissuto quell'esperienza e altrettanto felice che sia terminata. Ricordo perfettamente gli ultimi trenta minuti tra i grattacieli della città. Ne ammirai la maestosità, dal taxi, diretto in aeroporto: JLT, Dubai Marina e JBR, il Mall of the Emirates con la sua assurda pista da sci, gli 828 metri del Burj Khalifa col Dubai Mall e il Dubai Canal.

Ripensai a quando Dubai mi dovette chiamare due volte. La prima rifiutai per paura del cambiamento, la seconda accettai all'insegna del “Se un luogo ti chiama una seconda volta, devi andare a scoprire perché”.

Tale “perché” che è arrivato forte e chiaro: consentirmi di mettere da parte sufficiente denaro per permettermi un anno sabbatico, poi diventati due, per viaggiare, come ho fatto dal 2017.

Il mondo del lavoro emiratino l'ho trovato più meritocratico e, come mi aspettavo, a vocazione molto più internazionale rispetto all'Italia. Allo stesso tempo però i carichi di lavoro erano parecchio intensi, talvolta fuori controllo. Resta inteso che le mie considerazioni valgono esclusivamente per la mia esperienza personale.

Concludendo, suggerirei caldamente a chiunque di trascorrere 2-3 anni a Dubai, trascorsi i quali se si è contenti, rimanere, altrimenti cambiare di nuovo.

Dubai (2017)

In quali altri Paesi hai viaggiato e sotto quale punto di vista ti hanno arricchito?

Ho viaggiato, tra business e viaggi di piacere, in 67 Paesi diversi. Non mi soffermerei a elencarli tutti. L'arricchimento prevalente che ho ricevuto è stato senza dubbio dal punto di vista umano. Ho percepito ovunque un senso di grande condivisione, solidarietà e fratellanza. In ogni Paese in cui mi sono recato e in ogni cultura nella quale ho avuto la fortuna di imbattermi, ho sempre e solo trovato persone desiderose di essere felici. La sensazione rassicurante è stata che non esiste una “mia” terra e una “tua” terra, ma una “nostra” terra. E lascia che i media del mainstream inventino nemici che calzano a pennello con gli incubi della gente. Il mondo è PROFONDAMENTE DIVERSO da come spesso lo raccontano i principali giornali e telegiornali. Il mio consiglio è di fidarsi poco del parere altrui e andare a verificare di persona.

Di cosa ti occupi attualmente?

Di aiutare le persone (i sognatori, come mi piace definirli) a far succedere le cose che desiderano.

Lo faccio in diverse modalità:

  • come autore di libri autobiografici sul cambio vita;
  • con percorsi di life-coaching online, individuali o di gruppo;
  • con video-corsi, settore nel quale sto entrando ora.

Ora vivi a Porto. Quali sono le cose fondamentali da sapere prima di trasferirsi in Portogallo?

Sono qua da pochi mesi, quindi non ho ancora una conoscenza profonda del Portogallo. In quanto parte dell'Unione Europea, le cose sono più semplici: il Portogallo mi ha meravigliato da un lato per la moderna informatizzazione burocratica, dall'altro per il fatto che non tutti i funzionari pubblici conoscono le procedure, quindi finiscono spesso col rimpallarsi responsabilità e mansioni.

Veniamo alle cose da sapere.

La comprensione portoghese, pur essendo una lingua latina, è a mio avviso più difficile dello spagnolo o del portoghese brasiliano. Un corso base prima di trasferirsi lo consiglierei.

Il riscaldamento con termosifoni nelle case, quantomeno a Porto, spesso non esiste. L'inverno non è rigido come al Nord Italia, ma fa comunque freddo (4-5°C) per cui occorre rimediare con stufe a gas o elettriche (quest'ultime costosissime a livello energetico).

Per la mia esperienza, il portoghese si muove generalmente con puntuale ritardo. Darsi appuntamento alle 18 spesso significa vedersi alle 19. Ma su questo, noi italiani, siamo spesso già allenati. 

Ghiacciaio Perito Moreno (Argentina, 2018)

Sei riuscito a costruire una rete di amicizie in loco e che opportunità offre Porto nel tempo libero?

Vivo in città da troppo poco tempo e, complice la pandemia, non è ancora stato possibile farmi un giro di amicizie in loco degno di questo nome. Frequento comunque le connessioni della mia compagna, che è di Porto.

Ciò premesso questa città, oltre a essere bellissima, offre davvero di tutto: ottimo cibo, concerti, teatro, reading, attività all'aperto (tipo yoga nei parchi), mercatini, sport.

Come definiresti Porto: una città più adatta a famiglie expat, studenti internazionali o pensionati?

Mi sembra ottima sia per famiglie expat che per studenti internazionali. Ai pensionati suggerirei le località sull'oceano Atlantico limitrofe a Porto tipo Vila do Conde e Povoa de Varzim, per citarne un paio.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Sono in vigile attesa di capire quale sarà l'epilogo dell'attuale, surreale, situazione pandemica, per scoprire fino a che punto verranno minate le nostre libertà – che erano già poche prima della pandemia – tra le quali quelle di viaggiare e spostarsi. A quel punto decidere dove fare base e come/quando riprendere a viaggiare più possibile, visto che le nostre attività sono location independent.

Se volete seguire Andrea Cabassi, questi sono i suoi contatti:
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