La solidarietà tra donne e mamme espatriate "down under"

Interviste agli espatriati
  • Erika, Sara e i loro bimbi
  • Erika
  • Brisbane by Sara
Pubblicato 2020-08-31 alle 07:00 da Francesca
Erika e Sara si sono conosciute nel 2015 a Brisbane ed hanno subito legato. Entrambe hanno vissuto la gravidanza ed il parto in Australia, ed ora si godono i loro splendidi bimbi. Dalla loro amicizia, e dalla loro esperienza di espatriate, nasce il gruppo Facebook Mamme Downunder che aiuta tutte le neomamme italiane con informazioni e consigli.  

Presentatevi brevemente ai nostri lettori

Siamo Erika e Sara, le fondatrici del progetto Mamme Downunder.

Erika: Ho 34 anni e la mia città natale è Torino. Sette anni fa ho deciso di intraprendere una nuova avventura e venire in Australia, dove attualmente vivo con mio marito (australiano) e mia figlia di due anni. Ho una laurea specialistica in comunicazione e pubblicità e qui in Australia ho studiato accounting e fashion design. Ho tante passioni nella vita e una di queste è scrivere. Da questa passione e dalla voglia di connetterci con altre mamme italiane all'estero, è nato il progetto Mamme Downunder.

Sara: Ho 30 anni, sono originaria di Civita Castellana (VT) e vivo a Brisbane nel Queensland dal 2015. Qui ho conosciuto mio marito ed ora siamo genitori di un birbante di 9 mesi, Adriano. Ho studiato Tourism Management e nella vita organizzo tour enogastronomici in Italia (purtroppo sospesi a causa del coronavirus).
Ora infatti sto dedicando tutto il mio tempo a Mamme Downunder, un progetto a cui tengo molto e che mi permette di dare un aiuto concreto ad altre mamme come me.

Da dove nasce il vostro progetto di trasferimento in Australia?

Erika: Il mio non e' stato un vero e proprio progetto ma una serie di eventi concatenati che mi hanno portato a scegliere di rimanere in Australia. Sono partita dall'Italia nel 2013 con un biglietto di sola andata e un visto Working Holiday Visa, con l'idea di intraprendere un viaggio avventuroso di alcuni mesi nella terra dei canguri. Una volta arrivata, non so se per il clima meraviglioso o la gente super easy, questo continente mi ha rapita e mi ha fatta innamorare. Non mi sono innamorata solo del continente, ma anche di un ragazzo australiano... che poi e' diventato mio marito. Quindi, dopo aver passato un anno in Australia, ho deciso di estendere il mio visto e rimanere ancora un anno. Ed anno dopo anno, sono qui da 7 anni ormai con un visto permanent resident e la mia piccola famiglia.

Sara: Io sono partita con l'idea di migliorare il mio inglese frequentando una scuola e nel tempo libero viaggiare e confrontarmi con la cultura australiana che mi affascinava tantissimo.
L'Italia mi stava “stretta” e avevo la necessità di trovare il mio posto nel mondo. Ho studiato per qualche settimana la strategia migliore per trasferirmi e ho deciso di propormi come au pair per una famiglia di Brisbane, così avrei avuto un lavoretto e un alloggio assicurato fin da subito. Si è rivelato essere effettivamente un ottimo punto di partenza. Non avevo intenzione di restare per sempre ma a metà del mio primo anno qui ho conosciuto mio marito ed ora siamo sposati da 2 anni.

Qual è stata la prima sensazione che avete provato appena siete arrivate “down under”?

Erika: Appena scesa dall'aereo mi sono sentita un po' confusa e stanca, diciamo che 2 giorni di viaggio non sono una passeggiata. Mi ricordo di aver dormito 3 ore, guardato 8 film in inglese e mangiato ogni 2 ore come i neonati.

Allo stesso tempo però mi sentivo piena di entusiasmo e gioia per l'ignoto che mi stava aspettando. Sono atterrata a Sydney dove c'era una magnifica giornata di sole e tutte le persone intorno a me camminavano sorridenti in infradito. È stata una sensazione strana, come sentirsi sospesi in una bolla di felicità.

Sara: Il viaggio in aereo è talmente lungo, e il fuso orario con l'Italia è di ben 10 ore, che mi era sembrato di fare un viaggio nel tempo. Quando sono arrivata ero frastornata dal jet lag ma mi sentivo leggera, leggerissima. Ero mossa da quella incoscienza da viaggiatrice seriale, calma e tranquilla perché sapevo che sarebbe andato tutto bene, ed emozionata perché non vedevo l'ora di cominciare ad esplorare e ambientarmi.

Nei primi mesi dopo il trasferimento avete avuto difficoltà ad adattarvi, o vi siete scontrate con altri ostacoli legati all'espatrio, e come siete riuscite a superare questi momenti?

Erika: Forse l'ostacolo piu grande per me è stata la lingua. Adoro parlare e conoscere nuove persone, ma il fatto di non riuscire a comunicare fluentemente in inglese mi ha creato inizialmente un'enorme barriera. Ma il tempo e la pazienza (e un marito madrelingua) hanno risolto il problema della lingua negli anni, ed ora e' cosi bello poter parlare fluentemente due lingue.

Inoltre, sempre a causa della lingua, non è stato facile trovare un lavoro, ho iniziato a lavorare come cameriera, anche se in Italia avevo lasciato un lavoro d'ufficio. Mi sono dovuta reinventare e scoprire che, a volte, nella vita siamo coperti di etichette e non sempre queste etichette ci fanno vivere bene. Per me trasferirmi all'estero è stato un po' come spogliarmi della mia identità e crearne una nuova e libera, che rispecchia maggiormente la persona che sono.

Non è stato difficile adattarsi allo stile di vita australiano, ma sono felice e fiera di avere la cultura italiana radicata nel mio cuore.

Sara: Come aupair ho convissuto con la famiglia australiana che mi ha assunta ed ho presto capito quanto diverse fossero le nostre culture. I bambini qui crescono liberi di sporcarsi, di giocare all'aperto e camminare a piedi nudi, senza il costante monito “ti raffreddi” così tipico della mamma italiana. Devo ammettere che ho avuto una sorta di shock culturale in questo senso e ho dovuto soffocare il mio lato apprensivo. E' stato decisamente un bene, perchè ora sono io stessa molto rilassata e tranquilla con mio figlio.

La sfida più grande che ho dovuto affrontare però è stata sicuramente la distanza. La mancanza degli affetti si faceva sempre più forte man mano che passavano i mesi. Nonostante questo cresceva il mio desiderio di restare un po' più a lungo e purtroppo non è facile dover spiegare alla propria famiglia perché si è deciso di vivere lontano da casa.

Sunshine coast by Erika

Insieme avete creato una pagina  Facebook che si chiama Mamme Downunder, e gestite una pagina omonima su Instagram. Come è nata la vostra collaborazione e ci spiegate l'idea alla base del vostro progetto?

Erika e Sara: Ci siamo conosciute nel 2015 per caso e poi ci siamo scoperte vicine di casa a Brisbane! Abbiamo stretto un'amicizia bellissima e sincera da subito. Ci siamo aiutate e supportate durante le rispettive gravidanze e con i bambini e vorremmo dare ad altre mamme lo stesso supporto che ci siamo date noi, seppur virtualmente. Essere mamma, e soprattutto esserlo da sola all'estero, è impegnativo e avere la solidarietà da parte delle altre mamme che vivono esattamente le stesse sfide può essere di grande aiuto. Abbiamo pensato a tutte le “first time mums” che magari non vivono da molto in Australia e non hanno idea di come funzioni la gravidanza downunder e tutto ciò che concerne il mondo dei bambini. E quindi è nato il progetto Mamme Downunder. Il nostro obiettivo è quello di fornire rubriche e informazioni utili attraverso i social media.

Il target della nostra community è molto specifico: mamme italiane in Australia e coloro che sono interessate a sapere come vive una mamma italiana in Australia. Le piattaforme digitali ci danno l'opportunità di condividere le nostre esperienze, dare informazioni utili e creare uno spazio libero e senza giudizi in cui trovare supporto.A seconda dell'esperienza di ognuna, potete spiegarci come avete vissuto la gravidanza

A seconda dell'esperienza di ognuna, potete spiegarci come avete vissuto la gravidanza ed il parto in Australia? 

Erika: Io posso dire di aver avuto un'esperienza oltre le mie aspettative. Ho deciso di stipulare un'assicurazione medica privata prima di rimanere incinta, perché l'idea di affrontare una gravidanza e un parto da sola dall'altra parte del mondo mi spaventava un po'... e quindi il fatto di potermi affidare a una struttura privata mi dava maggiore sicurezza. Gli esami di controllo durante la gravidanza non sono moltissimi, a meno che non ci siano complicazioni. E per me che non ho un buon rapporto con studi medici e ospedali è stato un sollievo. Anche per il parto sono stata molto fortunata perchè sono riuscita ad avere un parto naturale in acqua, come avevo sempre sperato di avere. E sono stata trattata benissimo da tutte le infermiere e dottori che mi hanno vista nei giorni seguenti.

Sara: Io mi sono affidata al medico di base (il general practitioner, GP) che in collaborazione con le ostetriche dell'ospedale pubblico mi ha seguita per tutta la gravidanza. Ero inizialmente un po' preoccupata perché riscontravo differenze con l'Italia (per esempio si fanno molti meno esami del sangue). Qui considerano la gravidanza un processo fisiologico ed hanno perciò un approccio molto rilassato. Basti pensare che non hanno ritenuto necessario fare un'ecografia al terzo trimestre. Però poi l'assistenza che ho ricevuto in ospedale durante il travaglio ed il parto è stata fenomenale. Il team di ostetriche che mi ha assistita era molto disponibile, tutte sempre con il sorriso, molto calme e gentili. Sono riuscite a creare un ambiente per quanto possibile rilassato e rassicurante. Adriano è nato con musica di sottofondo e le luci soffuse circondato dalla sua famiglia (mia mamma e mio marito erano proprio accanto a me e hanno partecipato attivamente). Un'esperienza bellissima!

In materia di gravidanza e maternità (classi prenatali, lezioni informative, sostegno psicologico post-parto ecc), il sistema sanitario australiano è ben organizzato?

Erika e Sara: Rispetto alle nostre esperienze abbiamo riscontrato una grandissima attenzione e cura nei confronti della donna. All'ospedale pubblico durante la prima visita viene fatto allontanare il partner e ci si sottopone ad un test per valutare eventuali disagi psicologi. E per tutta la durata della gravidanza (e mesi successivi alla nascita) c'è un grande supporto da parte del sistema sanitario e associazioni correlate. 

All'incirca al quinto mese di gravidanza vengono offerti i corsi prenatali, che sono gratuiti sia in ospedali pubblici che privati, e includono una varietà di argomenti che aiutano ad affrontare al meglio la gravidanza e il parto (tour della sala parto, esercizi di fisioterapia per la gravidanza, info sul travaglio, allattamento, etc.)

Esistono tantissime associazioni a cui rivolgersi anche per il post parto, sia per supporto all'allattamento o depressione post partum. Attraverso l'ospedale si viene messi in contatto con gruppi che organizzano degli incontri per le neo mamme nella propria zona di residenza, agevolando la creazione di network fondamentali per la sopravvivenza nei primi mesi.

Come espatriate, avete dovuto sostenere delle spese correlate al pre/post parto oppure il sistema sanitario pubblico australiano vi ha coperto?

Erika e Sara: Italia e Australia hanno un accordo sanitario reciproco che permette l'ottenimento della tessera sanitaria Medicare, che ha una validità di almeno 6 mesi (in caso di visto temporaneo) o indefinita (in caso di visto permanente).

Con copertura Medicare nel sistema sanitario pubblico le cure e l'assistenza durante la gravidanza ed il parto sono gratuite.

Se si decide di usufruire del sistema privato senza assicurazione di nessun tipo le spese ospedaliere sono molto molto costose. Si può però fare affidamento ad un'assicurazione sanitaria privata. Ce ne sono di diverse tipologie in base alle proprie necessità e budget e così facendo le spese extra di una gravidanza e parto si aggirano intorno ai 2000/2500 AUD.

Erika e Sara

Avete qualche consiglio da condividere con altre future mamme italiane, espatriate come voi in Australia, per affrontare al meglio questo momento così importante della loro vita?

Erika e Sara: E' un momento molto delicato e si ha bisogno di una grande mano. Non si deve avere timore di chiedere aiuto agli amici se non si ha la famiglia vicina. Gli australiani tendono ad essere riservati e non invadenti e difficilmente disturberanno la neo mamma con visite frequenti a meno che non vengano invitati, quindi abbiamo imparato che se si ha bisogno di aiuto bisogna chiederlo perchè viene dato molto volentieri 

Talvolta vivere all'estero ha anche delle note positive: ad esempio crescere ed educare i propri figli senza troppi condizionamenti culturali o familiari.

Consigli da mamma a mamma:

  • Preparate tantissimi pasti pronti da congelare nei mesi precedenti il parto
  • Fate scorta di vestiti comodi per le prime settimane in casa, in cui il letto e divano saranno i vostri migliori amici!
  • Approfittatene prima dell'arrivo del bebè per fare un bel declutter in casa. Non avrete il tempo di farlo dopo e l'ultima cosa che si vuole con un neonato in braccio è dover sistemare continuamente cose superflue.

Come avete passato questi ultimi mesi in cui la pandemia ha sconvolto le nostre vite? Come avete adattato la routine dei vostri bambini al lockdown?

Erika: Tutto sommato in Australia siamo stati fortunati, soprattutto in Queensland dove viviamo noi. Il lockdown non è stato troppo restrittivo ma sicuramente non è stato facile con una bimba di due anni superattiva come mia figlia. Purtroppo tutte le attività settimanali (baby gym, biblioteca, playgroups...) sono state sospese e ci siamo ritrovate ad inventare nuovi giochi in casa. Per fortuna abitiamo vicino al mare e le passeggiate in spiaggia (che erano concesse) ci hanno salvato tanti pomeriggi. Uno dei disagi  più grandi è stato la cancellazione del volo per l'Italia e l'impossibilità di vedere la mia famiglia (chissà quando questo potrà avvenire).

Sara: Noi avevamo in programma di andare in Italia per Pasqua e ovviamente abbiamo annullato tutto. Il non sapere quando mio figlio potrà conoscere il resto della famiglia mi ha abbattuto emotivamente e mi rattrista molto. Inoltre avevo appena iniziato a frequentare i playgroup e a conoscere altre mamme con bambini e l'isolamente ha influito sulla capacità di Adriano (che aveva appena 4 mesi) di relazionarsi con gli altri. Infatti, quando finalmente abbiamo rivisto delle persone, era terrorizzato dai visi sconosciuti. Mi ha spezzato il cuore vederlo frastornato e ho capito quanto fondamentale sia mantenere una vita sociale attiva seppure sia così piccolo.

La vita all'estero vi ha cambiate? Sotto che punti di vista?

Erika e Sara: L'Australia ci ha riappacificate con l'Italia. Quando l'abbiamo lasciata avevamo entrambe una grande insofferenza nei suoi confronti, ma la distanza e le differenze culturali ci hanno fatto capire quanto in realtà amiamo l'Italia e la sua cultura. Apprezziamo molto di più le piccole cose, non badiamo più tanto alle apparenze e abbiamo imparato la tolleranza, quella vera.
Ma soprattutto abbiamo imparato a vivere con leggerezza, a non prendercela per tutto, a vivere con il sorriso e senza ansia né timori.

Ci ha anche insegnato ad essere più indipendenti e ad avere ampie vedute, soprattutto come genitori. Molte costrizioni mentali sono semplicemente dovute alla societa' in cui si vive, ma perdono di significato quando ci si rapporta ad una cultura diversa.

L'Australia ci ha anche insegnato ad essere piu' altruiste e a sentirci responsabili di costruire una società migliore per i nostri figli, rispettando davvero la natura e i luoghi in cui si vive.

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