Testimonianza di Anna da Oxford

Interviste agli espatriati
  • Paesaggio - by Anna
Pubblicato 2019-09-16 alle 17:00 da Francesca
Originaria del Piemonte, Anna si è trasferita ad Oxford nel 2017 dopo aver vissuto a Parigi. Nella vita è un'art organizer e una photoeditor. Scoprite di più sulla sua esperienza da espatriata e sul suo lavoro leggendo l'intervista!

Ci racconti un po' di te, da dove vieni e quanto tempo fa hai lasciato l'Italia?

Mi chiamo Anna, vengo da Cerano, in provincia di Novara un paese di 7mila abitanti. Uno di quei gioiosi paesi con la nebbia in inverno e le zanzare in estate. Vivevo a ridosso delle risaie e – per quanto possa sembrare strano – a volte mi mancano. L'aeroporto a 30 minuti di distanza, ma nessuna stazione. Queste sono le mie origini. Ho lasciato l'Italia nel 2017.

Da dove nasce il tuo progetto di trasferimento in Inghilterra?

Io e Luca (allora mio fidanzato, oggi mio marito) vivevamo a Parigi e per vari motivi abbiamo iniziato a pensare di lasciarla e trasferirci altrove. Lui ha ricevuto diverse offerte da vari Paesi e, in particolare, dall'Inghilterra e alla fine abbiamo scelto Oxford.

Che strumenti hai usato per reperire informazioni sulla destinazione prima di trasferirti?

In tutta onestà: vorrei poter dire di “aver fatto i compiti” e di aver letto e scandagliato l'internet per cercare qualunque informazione utile ma la verità è che abbiamo semplicemente scelto di passare un week-end qui quando a Luca è arrivata la proposta di lavoro e di capire che sensazione poteva darci. Ne ho avuto subito un'ottima impressione e da lì tutto il resto è seguito in maniera abbastanza naturale. Aggiungo che Luca aveva già vissuto in Scozia per 5 anni e quindi a livello burocratico era già molto informato.

Qual è stata la prima sensazione che hai provato dopo il tuo arrivo ad Oxford?

Mi riallaccio alla domanda precedente: l'ho trovata subito una città molto a misura d'uomo, piena di cultura – ovviamente, essendo una città prevalentemente universitaria. Una città giovane, ricca di attività culturali, di musica, di arte e di colori: sì perché le casette tutte colorate non ci sono solo a Notting Hill ma in moltissime città inglesi!

Hai avuto difficoltà di adattamento e come le hai superate?

Non ho avuto particolari difficoltà di adattamento, forse l'unica è stata climatica, perché io mi sono trasferita in gennaio e il sole tramontava alle 15:30-16:00, quella forse è stata l'unica nota un po' negativa, mi intristiva un po', per fortuna è durato poco quel periodo. Un altro aspetto che all'inizio mi risultava molto “strano” era che alla domenica tutto chiudesse alle 5: dai musei, ai centri commerciali alle attività in generale. A questo ci ho messo un po' ad abituarmi.

Oxford - by Anna

Hai vissuto anche in altri paesi esteri e che ricordo ne conservi?

Ho vissuto a Parigi e ne conservo un ricordo speciale. Parigi è “magica”, romantica e sorprendente. Viverci mi ha dato la possibilità di scoprire anche gli angoli meno turistici e più genuini. Devo dire però che mi ha messo di fronte anche all'altro lato della medaglia: quello di una città sporca, sovraffollata, difficile da vivere nel quotidiano e non per un viaggio di piacere.

Di cosa ti occupi?

Io sono un'art organizer e una curatrice. In poche parole lavoro con fotografi e autori di opere in generale, professionisti o semi-professionisti che vogliono perfezionare il loro percorso di ricerca artistica oppure promuoverlo. Mi occupo quindi di letture portfolio, redazione di testi critici e organizzazione di mostre. Oltre a questo insegno storia della fotografia e sono giudice in alcuni concorsi.

A livello lavorativo, che opportunità ti offre l'Inghilterra rispetto all'Italia o la Francia?

A livello personale, per il mio lavoro, in Francia e in Inghilterra i lavori relativi all'ambito culturale sono concepiti al pari di tutte le altre occupazioni, non si dà per scontato – come mi è capitato spesso in Italia – che si lavori gratuitamente, per passione. In generale, il mercato del lavoro inglese è più flessibile: è molto più semplice trovare/cambiare lavoro e anche avanzare velocemente nella propria carriera. Certo il lavoratore è meno tutelato rispetto all'Italia e alla Francia, basti pensare che manca l'art.18.

Quanto ti costa al mese vivere ad Oxford?

Noi in due spendiamo dai 1600 ai 1800£ (in euro sono circa dai 1800 ai 2000) al mese. Bisogna considerare che Oxford è la seconda città più cara in Inghilterra (la prima è Londra). Abitiamo in un appartamento indipendente e ceniamo al ristorante circa una volta a settimana e qualche volta passiamo il week end fuori. Bisogna anche considerare che gli stipendi sono proporzionati al costo della vita.

A che canali ti sei affidata per cercare casa?

Ci siamo affidati ai canali classici: le agenzie. Oxford è una città universitaria quindi c'è grande richiesta di case, anche per brevi periodi, abbiamo quindi dovuto decidere abbastanza velocemente.

Passeggiando per Oxford - by Anna

Quali sono i migliori quartieri dove vivere ad Oxford?

Un quartiere che mi piace molto è Jericho: un quartiere considerato un po' bohémienne e hipster. Ci sono molti artisti di strada, musicisti, locali alternativi. Mi piace molto quell'atmosfera. 
Io vivo tra Cowley e Rose Hill: il primo è un quartiere pieno di bar e ristoranti con ogni tipo di cucina, il secondo è un quartiere residenziale e tranquillo, con tutti i servizi a portata di mano.

Come si svolge la tua giornata?

Non ho una giornata tipica. In generale al mattino cerco di leggere e rispondere a tutte le mail, mentre al pomeriggio lavoro sui progetti artistici che sto seguendo e al mio nuovo sito. A questo si aggiungono le conference call attraverso Skype, gli incontri di persona con gli artisti locali, la ricerca di nuove location. A volte ritaglio del tempo per le lezioni di italiano per stranieri, materia che insegno da qualche anno. La mia è la tipica vita da nomade digitale.

Sei riuscita ad instaurare delle amicizie in loco?

È una bella domanda: ho instaurato dei rapporti con altri expat, italiani e non, e questo mi ha fatto molto piacere, perché ha alleviato quel senso di solitudine che penso sia normale avere quando ci si trasferisce a migliaia di km dalla propria famiglia, amicizie e contesto. Inaspettatamente, attraverso Instagram (dove mi trovate come @annestoppable__) sono stata contattata da alcune agenzie che si occupano di eventi qui a Oxford e, grazie ai loro inviti, ho potuto incontrare anche dei ragazzi/e che vivono qui, che sono stati molto accoglienti nei miei confronti.

Come expat, puoi avvalerti del sistema sanitario pubblico e come si fa per iscriversi?

Certamente: attualmente tutti i cittadini europei residenti nel Regno Unito hanno diritto a usufruire dell'NHS (National Health Service) a prescindere che siano cittadini inglesi o meno. Iscriversi è semplice: basta recarsi alla clinica scelta e presentare i propri documenti personali (di solito è consigliato il passaporto) e una prova di residenza in Inghilterra, quindi il contratto di affitto o una bolletta intestata a proprio nome. Dopo pochi giorni arriva a casa una lettera con il proprio numero NHS.

Che consigli ed avvertimenti puoi dare ad altri italiani che volessero intraprendere il tuo stesso percorso professionale in UK?

A questa domanda non posso rispondere, perché sono una lavoratrice indipendente e una nomade digitale. Il consiglio generale che mi sento di dare è quello di ricercare, prima di partire, le posizioni lavorative attinenti alle proprie capacità, conoscenze e al proprio cv. In modo da farsi un'idea, innanzitutto e poi magari anche di procurarsi dei colloqui con un'azienda locale. Arrivare con un lavoro, aiuta sicuramente in molti aspetti, non solo quello economico.

Quali sono i pro e i contro di questa tua esperienza da expat a Oxford?

I pro mi vengono in mente subito – già questo credo che sia un buon segno. Prima di tutto l'indipendenza, la soddisfazione di star creando da zero una vita in un Paese che non è quello di origine. Oxford ha una dimensione a me congeniale ed è un posto da scoprire, oltre le aspettative, un po' come tutta l'Inghilterra secondo me. I contro: sarò banale ma la lontananza dalla mia famiglia e i miei amici più cari, il poterli riabbracciare solo in determinati periodi dell'anno o quando loro vengono a trovarci. Inoltre, il fatto di non avere contatti: un medico di fiducia o anche semplicemente un idraulico di fiducia e il dover “andare per tentativi”; magari a qualcuno sembrerà stupido ma anche questi aspetti sono destabilizzanti in un trasferimento come questo, anche se per fortuna, facilmente superabili.

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