Due parole che probabilmente non sarebbero mai state associate. E questo senza considerare lo sconvolgimento dell'organizzazione del lavoro, accelerato dalla crisi sanitaria. I nomadi digitali sono più che mai al centro della cronaca. Ma chi sono questi nuovi espatriati e qual è il loro profilo?
La professione di "nomade digitale"
Nel 1997, il dottor Tsugio Makimoto pubblica "Digital Nomad". Professionista molto influente, nel suo libro sviluppa il concetto di nomadismo digitale. A suo dire, il progresso tecnologico consente a un numero sempre crescente di persone di affrancarsi dall'ufficio. I nomadi digitali sono lavoratori estremamente mobili. Per lavorare hanno bisogno solo di un computer e di una connessione a Internet. Che lavorino da casa o in proprio (la maggior parte sono freelance), viaggiano in tutto il mondo e reinventano il rapporto tra vita professionale e privata. Organizzano il lavoro in base ai loro impegni e attribuiscono grande importanza alla salvaguardia del loro benessere. Più che una tendenza, il nomadismo digitale è un nuovo stile di vita.
Secondo uno studio condotto da Demandsage, una società di analisi dati per le aziende, nel 2023 si contavano circa 35 milioni di nomadi digitali nel mondo, la metà dei quali trentenni e senza figli. La stragrande maggioranza (83%) con un lavoro autonomo.
Il nomadismo digitale si adatta più facilmente all'attività imprenditoriale. Imprenditori che non contano le ore: più di 2/3 lavorano almeno 40 ore a settimana. Operano in vari settori professionali, a volte molto lontani dalla visione iniziale che associava il nomadismo alle professioni digitali. Quali sono i diversi profili dei nomadi digitali?
Il blogger professionista
Viene subito in mente il blogger di viaggi, ma ce ne sono di specializzati anche in altri settori: food blogger, blogger sportivi (con ulteriori suddivisioni quando si concentrano su un particolare tipo di sport). La modalità di nomade digitale si adatta bene a questi professionisti. È probabile che la loro attività li porti ai quattro angoli del mondo. Il visto per nomadi digitali permette di conciliare la voglia di viaggiare con il lavoro.
Giornalista e redattore web
Queste due professioni sono in perfetta sintonia con il nomadismo digitale. I redattori web e i giornalisti freelance possono facilmente conciliare viaggi e commesse. Queste professioni sono le più consone ai nomadi digitali (soprattutto i redattori web). Rientrano nella categoria anche i traduttori, i trascrittori e i correttori di bozze.
Artista
Fotografi, grafici, disegnatori, pittori, illustratori, scrittori, sceneggiatori, designer 3D, character designer, sound designer... Lo stile di vita dei nomadi digitali va a braccetto con la vita di un artista. Il mondo intero diventa una fonte di ispirazione e i confini cadono per lasciare spazio all'incontro con persone e professionisti locali.
Professionista digitale
Questo è il profilo tipico del nomade digitale. Community manager, sviluppatore web, sviluppatore di applicazioni mobili, webmaster, consulente SEO, esperto SEO, esperto di marketing, motion designer, responsabile della comunicazione, responsabile delle partnership web... L'elenco delle professioni digitali è in continua evoluzione e offre innumerevoli opportunità ai nomadi digitali. Alcuni lavori, che un tempo venivano svolti in presenza, come la manutenzione dei siti web o la consulenza di marketing e comunicazione, oggi possono essere svolti al 100% da remoto.
Insegnante, formatore e coach
Questa è un'altra professione che solo qualche anno fa non sarebbe stata contemplata dai nomadi digitali. Eppure gli insegnanti, i formatori e i coach itineranti stanno guadagnando terreno. La loro attività ha acquisito popolarità grazie al boom della formazione online. Possono sviluppare la loro clientela sia nella destinazione d'espatrio che in qualsiasi altra parte del mondo. Grazie alle scoperte fatte nei vari viaggi, arricchiscono i loro contenuti. Anche altre professioni, come le risorse umane o la contabilità, si stanno aprendo al nomadismo digitale.
Influencer
Concludiamo questo elenco (non esaustivo) con l'influencer. Le nuove star dei social network non hanno bisogno di presentazioni. Ma di quali influencer stiamo parlando? Per sviluppare questa attività serve un settore dove posizionarsi; anche i blogger di viaggio, i web writer, i fumettisti, i musicisti, i coach (salute, benessere, espatrio, ecc.) possono essere influencer. Tutto sta nel livello di copertura mediatica della loro attività. Puoi tranquillamente essere un food blogger nomade digitale ,con un forte portafoglio clienti, senza per questo essere un influencer. Gli influencer sfruttano il proprio marchio (sé stessi) e il proprio pubblico (il numero di followers) per crescere. L'influencer è una figura che ha molta copertura mediatica, soprattutto sui social network.
Poco, tanto, sempre?
Esiste un'altra classificazione. Piuttosto che considerare le professioni, analizziamo il ritmo di vita dei nomadi digitali. Esistono 3 profili di lavoratori in movimento: nomadi digitali occasionali, part-time e a tempo pieno.
Profilo occasionale
Il nomade digitale occasionale lavora all'estero per alcune settimane (o mesi) all'anno. Questa modalità è più compatibile con il lavoro da dipendente. Un numero crescente di aziende offre ai dipendenti la possibilità di lavorare da remoto per alcune settimane all'anno. Il benessere è ormai una questione fondamentale nell'ambiente aziendale e offrire il telelavoro, seppure occasionale, è un modo per di fidelizzare i lavoratori.
Profilo part-time
Questo profilo corrisponde a chi viaggia per più di 3 mesi all'anno, sfruttando il visto per nomadi digitali (molti Paesi offrono un visto di un anno, non rinnovabile). In genere i lavoratori partono per meno di un anno, concedendosi un nuovo espatrio qualche tempo dopo. Queste pause tra i due espatri sono necessarie non solo a livello professionale (devono assicurarsi che l'attività rimanga redditizia), ma anche a livello personale: il bisogno di vedere i propri cari, di tornare a casa, il desiderio di costruire una famiglia, ecc.
Profilo a tempo pieno
I nomadi digitali a tempo pieno considerano la loro professione come un vero e proprio stile di vita. Per loro, il vero nomadismo digitale impone questo stile di vita itinerante, che non consiste nel vivere in una comunità di espatriati, ma piuttosto nel partecipare alla vita locale. Nel contempo raccolgono le sfide imposte dalla vita familiare e ci tengono a dimostrare che è possibile combinare nomadismo digitale, matrimonio e figli. Quando si trovano di fronte a dei vincoli (l'educazione dei figli, ad esempio), si convertono in insegnanti. Altre coppie di nomadi digitali, invece, ritengono che l'avventura sia più semplice se si affronta in due. Non vogliono imporre il loro stile di vita ai figli e preferiscono aspettare che crescano prima di considerare un ritorno alla vita nomade.
È possibile essere un nomade digitale ecologico?
Resta un paradosso: i giovani sono più sensibili alle questioni ambientali, ma sono anche più propensi a diventare nomadi digitali. È possibile conciliare nomadismo digitale ed ecologia? Secondo loro, sì. Questo tipo di nomade digitale si definisce minimalista perché tutto quello che possiede è racchiuso in una valigia... Peccato che si dimentichi di mettere in conto l'impronta di carbonio generata dai vari voli di andata e ritorno.
Anche le abitudini di consumo tipiche di questi nomadi digitali sono sotto esame. Lungi dal cercare l'armonia con la natura, è più probabile che siano influenzati dagli hashtag e dai contenuti di Instagram e Tik-Tok. Si trasferiscono in Paesi meno ricchi per aumentare il loro potere d'acquisto e, in definitiva, conoscono poco la realtà degli abitanti locali. Questo può portare a tensioni, come in Messico e in Portogallo. Le conseguenze di questa nuova forma di turismo del lavoro possono essere drammatiche.
Ma ci sono delle alternative. Il "turismo lento" sta prendendo piede anche tra i nomadi digitali. Sostituire l'aereo con il treno e/o la nave, rivedere il proprio itinerario ed evitare le destinazioni troppo lontane, sostenere l'economia locale a tutti i livelli (alloggio, consumi, ecc.), evitare i posti già saturi di stranieri e così via. I nomadi digitali si sono già convertiti a questo nuovo stile di vita. Potrebbe essere l'inizio di una nuova era del nomadismo digitale.