Espatrio e multinazionali: una combinazione ancora vincente?

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Pubblicato 2024-02-02 alle 11:00 da Asaël Häzaq
Lavorare per una multinazionale... Un sogno per molti professionisti disposti ad espatriare per raggiungere i loro obiettivi. All'apparenza, le multinazionali sono un ottimo modo per costruire una carriera. L'integrazione è ancora più semplice optando per la sede estera di un'azienda con sede nel proprio Paese, ma fino a che punto conviene essere impiegati da una multinazionale?

Il dinamismo delle multinazionali

A prima vista, gli espatriati hanno tutto l'interesse a continuare a puntare sulle multinazionali. Lo confermano gli ultimi dati degli enti statistici, che mostrano una tendenza al rialzo nelle assunzioni. È il caso della Svizzera, nel cantone di Ginevra. Gli ultimi dati di Statistique Genève, pubblicati il 18 gennaio 2024, mostrano un aumento dell'1,3% dei posti di lavoro nelle multinazionali tra la fine del 2021 e la fine del 2022. Anche se c'è stato un leggero rallentamento rispetto al periodo 2020-2021 (+1,7%), le multinazionali hanno continuato ad assumere. Alla fine del 2022, le multinazionali presenti nel cantone fornivano 108.206 posti di lavoro a tempo pieno. I settori che contribuiscono al dinamismo delle multinazionali in Svizzera sono, nello specifico, tre: orologeria, commercio e alberghi/ristorazione.

Altrove in Europa, i principali gruppi automobilistici confermano il loro passaggio all'elettrico. Secondo l'Associazione Europea dei Produttori di Automobili (ACEA), il mercato automobilistico europeo è cresciuto del 13,9% nel 2023 (rispetto al 2022). Le auto elettriche danno impulso al settore, con un aumento delle vendite del 37% nel 2023. I tre mercati più grandi sono Italia (+18,9%), Spagna (+19,7%) e Francia (+16,1%). Tanto da attirare professionisti stranieri e altre aziende estere. A fine dicembre, la casa automobilistica cinese BYD (Build Your Dream) ha annunciato la costruzione del suo primo stabilimento a Szeged, in Ungheria, promettendo la creazione di "migliaia di posti di lavoro".

Anche in Africa le cose si stanno muovendo. All'inizio di novembre 2023, Marrakech ha ospitato l'Africa Investment Forum (AIF), un importante forum che riunisce Capi di stato, multinazionali, investitori e altri esponenti di spicco. L'obiettivo dell'evento è stato quello di favorire la crescita sostenibile in Africa. Per conoscere in modo approfondito le tendenze dei consumatori, e garantire la sicurezza dei loro dati personali, le multinazionali si rivolgono sempre più spesso alle start-up africane.

Focus sulle multinazionali francesi all'estero

Lavorare all'estero per un'azienda del proprio Paese: una manna dal cielo per chi vuole espatriare? Secondo l'ultimo rapporto della Fondation pour la recherche sur les administrations et les politiques publiques (Fondazione per la ricerca sulle amministrazioni e le politiche pubbliche), le multinazionali francesi con sede all'estero sono un terzo delle loro controparti straniere con sede in Francia (6.232 contro 17.500 multinazionali con sede in Francia nel 2021). Ma le aziende francesi con sede all'estero sono in costante aumento e creano più posti di lavoro: 6,9 milioni nel 2021, rispetto ai 2,3 milioni di posti di lavoro creati in Francia dalle aziende straniere.

Secondo uno studio dell'Istituto Nazionale di Statistica e Studi Economici (INSEE) pubblicato il 7 novembre 2023 (basato sui dati del 2021), le multinazionali francesi sono particolarmente consolidate negli Stati Uniti (5.200 filiali), in Germania (4.100 filiali) e nel Regno Unito (3.700 filiali). Ce ne sono anche in Brasile, Messico, India, Cina e Spagna. Il maggior numero di posti di lavoro creati è riscontrabile negli Stati Uniti (754.000), in India (520.000) e in Brasile (518.000). Le multinazionali francesi più presenti all'estero sono L'Oréal, Sanofi, Bic e Total Energies.

Secondo l'INSEE, quasi la metà dei dipendenti delle multinazionali francesi che operano all'estero lavora nei servizi di mercato. Seguono l'industria (36% dei posti di lavoro), il commercio (17%) e l'edilizia (4%), con qualche variazione a seconda delle destinazioni. La maggior parte dei servizi di mercato è gestita dall'India (13,5%), il commercio dal Brasile (19,4%) e il settore industriale dagli Stati Uniti. (12,5%).

Le multinazionali sono ancora il sogno degli espatriati?

Per celebrare il 10° anniversario del suo importante progetto delle Nuove Vie della Seta, la Cina ha organizzato un Forum il 17 e 18 ottobre 2023. Hanno partecipato 130 Capi di Stato, tra cui Srettha Thavisin, Primo Ministro della Tailandia, Gabriel Boric, Presidente del Cile, e Vladimir Putin, Presidente della Russia. Ma c'è poco da festeggiare. L'ambizioso progetto di Xi Jinping è in fase di stallo. All'inizio di dicembre 2023, l'Italia, l'unico Paese del G7 ad aver aderito al progetto, si è ufficialmente ritirata dalle Nuove Vie della Seta. È stato un duro colpo per Pechino, che desiderava estendere la sua influenza sull'Europa.

Se il Covid-19, l'invasione russa dell'Ucraina e la crisi economica spiegano in parte il rallentamento del progetto, anche la "fine del sogno cinese" ha giocato un ruolo importante. Alcune aziende straniere deplorano il "metodo cinese", che richiederebbe la presenza di rappresentanti del Partito Comunista nelle filiali. Altre puntano il dito sulla politica zero-Covid e sui suoi effetti sull'economia, e le tensioni con Taiwan. Piuttosto che in Cina, le aziende straniere preferiscono stabilirsi in Vietnam, India, Thailandia o Corea del Sud. Per gli esperti, la Cina ha perso l'attrativa di un tempo.

Ridisegnare il lavoro all'estero

L'esempio cinese può essere esteso ad altre nazioni? Già nel 2018 alcuni ricercatori svizzeri avevamo osservato come il periodo d'oro delle multinazionali fosse finito. Lontane  dall'essere un baluardo contro la disoccupazione, sono percepite come troppo rigide e difficilmente accessibili, a favore delle piccole e medie imprese (PMI) e delle start-up. È il caso del Giappone, ad esempio, dove il modello della grande azienda non piace più. 

Al contrario, le start-up stanno guadagnando popolarità e i nomadi digitali stanno facendo del Giappone la loro destinazione preferita. Anche l'America Latina sta assistendo a un boom di start-up. La crisi sanitaria ha inciso parecchio nell'equazione. "Fare carriera" non ha più  la stessa valenza di un tempo. Chi espatria è alla ricerca di un sano equilibrio tra lavoro e vita privata. Sebbene le multinazionali siano ancora protagoniste, operano al fianco di altri attori (PMI, start-up, ecc.) e possono anche scegliere di assumere manodopera locale. È il caso del colosso automobilistico giapponese Toyota, che nel 1998 ha scelto di stabilirsi a Valenciennes, una città nel nord della Francia. La scelta non è stata casuale: Valenciennes e la regione circostante sono la seconda regione automobilistica della Francia, subito dopo l'Île-de-France.