La nuova strategia del Giappone per attrarre talenti stranieri

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Pubblicato 2023-03-13 alle 10:00 da Asaël Häzaq
Buone notizie per i talenti internazionali: il Giappone è alla ricerca di lavoratori. La situazione è particolarmente critica per il Paese, che sta subendo sia l'invecchiamento della popolazione che tensioni in molti settori economici. Per sostenere la crescita, il governo vorrebbe favorire l'immigrazione. Per attirare e, soprattutto, trattenere i lavoratori stranieri, il Giappone punta su una nuova politica volta a semplificare le formalità burocratiche.

Semplificare il processo che consente l'ingresso di talenti stranieri 

Sono stati elaborati due nuovi percorsi per agevolare l'ingresso di talenti stranieri in Giappone. Il Ministero della Giustizia ha recentemente introdotto il Japan System for Special Highly Skilled Professionals (J-Skip) e il Japan System for Future Creation Individual Visa (J-Find), due visti dedicati a professionisti qualificati e laureati altamente qualificati. Questi due nuovi sistemi entreranno in vigore ad aprile, giusto in tempo per l'inizio della campagna di assunzioni. In Giappone, l'anno scolastico e lavorativo inizia ad aprile.

Il visto J-Find 

Il J-Find è destinato a chi cerca lavoro dopo essersi laureato nelle migliori università del mondo. I criteri di idoneità per questo visto si basano sulla top 100 della QS Top Universities List, sul Times Higher Education World University Rankings e sullo Shanghai Jiao Tong University's Academic Ranking of World Universities. Lo scopo del governo giapponese è quello di attrarre "giovani professionisti ad alto potenziale". Questi studenti possono rimanere in Giappone per due anni alla ricerca di un lavoro. Devono avere almeno 2.000.000 Yen (circa 14.722 dollari) quando entrano in Giappone: il governo vuole assicurarsi che possano mantenersi da soli. Questi studenti laureati potranno anche portare le loro famiglie, ma a determinate condizioni.

Il visto J-Skip

Il J-Skip è destinato a ricercatori, ingegneri e dirigenti. Questi candidati non sono soggetti al sistema di selezione (visto HQP) in atto in questo momento. Come il Canada, anche il Giappone ha sviluppato un sistema a punti che consente ai richiedenti idonei di ottenere un visto per professionisti altamente qualificati. Il sistema prevede che i richiedenti con 70 punti siano idonei a ottenere un visto HQP. 

I talenti stranieri possono sottrarsi al sistema a punti se soddisfano determinate condizioni. Ricercatori e ingegneri devono guadagnare circa 20 milioni di yen all'anno (147.000 dollari), avere un master e almeno 10 anni di esperienza. Gli alti dirigenti devono avere almeno 5 anni di esperienza e un reddito annuale di 40 milioni di yen (circa 230.000 dollari).

Il visto J-Skip offre altri vantaggi. Dopo un solo anno, questi talenti stranieri possono accedere al "livello professionale 2", che consente loro di restare in Giappone a tempo indeterminato e senza alcuna restrizione professionale. I loro congiunti potranno lavorare a tempo pieno.

Il Giappone vuole diventare più competitivo a livello internazionale

Il Giappone è alla disperata ricerca di stranieri qualificati. Nel febbraio 2022, la Japan International Cooperation Agency ha lanciato l'allarme: il governo deve far entrare più lavoratori dall'estero e l'unico modo per farlo è allentare le condizioni d'ingresso. Secondo l'agenzia, entro il 2040 mancheranno 6,74 milioni di lavoratori stranieri (ad oggi il buco è di 1,7 milioni) e quasi 800.000 da qui al 2030, soprattutto nel settore delle tecnologie dell'informazione.

Il sistema amministrativo giapponese è stato spesso criticato perché troppo macchinoso, con documenti difficili da decifrare, spesso scritti solo in giapponese. Anche le modalità di comunicazione sono considerate obsolete e complicate (via posta e fax). Per non parlare del sigillo "inkan" che funge da firma e che può essere apposto dietro pagamento di una piccola somma, ma gli stranieri devono conoscere il "kanji" per aprirsi la porta giusta. 

Sebbene il J-Find e il J-Skip siano stati elaborati per semplificare il processo di ingresso degli stranieri, gli esperti e gli imprenditori giapponesi temono ulteriori sfide.

Il macchinoso sistema di immigrazione giapponese

Nell'aprile 2019 sono stati introdotti due nuovi tipi di visti, tuttora in vigore. All'epoca, il Giappone intendeva assumere, entro il 2024, almeno 340.000 lavoratori stranieri, ma le aspettative sono state disattese. Il COVID spiega solo in parte il fallimento di questa strategia che sarebbe invece imputabile all'introduzione di questi nuovi visti.

Nel 2018, mentre il Giappone stava sviluppando la sua nuova politica di immigrazione, prometteva grandi aperture e progressi. Ma il Giappone non è una terra di immigrazione! Il primo visto, lanciato nell'aprile 2019 (con durata di 5 anni), si rivolgeva a stranieri mediamente qualificati e in grado di parlare giapponese. Non offriva la residenza permanente né il ricongiungimento familiare. Il secondo visto era destinato a stranieri altamente qualificati e offriva loro molti più vantaggi rispetto al primo in termini di durata del soggiorno, residenza permanente, sponsorizzazione familiare, ecc. Le associazioni degli stranieri non hanno perso tempo nel sottolineare le gravi mancanze del primo visto, oltre a portare l'attenzione sui titolari del visto per tirocinio, spesso sfruttati dai loro datori di lavoro.

All'epoca, il governo guidato da Shinzo Abe faticava a trovare la soluzione giusta. Come conciliare le idee conservatrici del Partito Liberal Democratico (LDP), che aveva guidato la nazione pressochè dalla sua nascita (il partito fu creato nel 1955), con la disperata necessità di manodopera? Le voci più a destra del partito miravano a incentivare la robotica piuttosto che l'immigrazione. 

La realtà del Giappone è ben lontana dal folklore della robotica. Dietro l'apertura nei confronti dell'immigrazione si nasconde una questione identitaria. I leader al governo, nel tempo, hanno dato forma a un Giappone "etnicamente omogeneo" escludendo deliberatamente alcune popolazioni (Ainu, ha-fu). Si tratta di una visione errata che viene sempre più criticata dai giapponesi.

Perché uno straniero qualificato dovrebbe andare in Giappone se può emigrare in un Paese dove potrà ambientarsi e comunicare con più facilità? Il Giappone, infatti, pur avendo bisogno di manodopera, fatica a offrire un'accoglienza adeguata a tutti gli immigrati. I visti del 2019 lo dimostrano. I riflettori sono ora puntati su visti J-Find e J-Skip. Per quel che concerne i giapponesi, riconoscono l'importanza della manodopera straniera. Da un sondaggio condotto nel 2018 risulta che il 59% dei giapponesi considera gli stranieri una risorsa per il Paese. E' cruciale quindi offrire loro un'accoglienza e delle condizioni di vita che li incoraggino a rimanere.

Questa è la sfida che Fumio Kishida, primo ministro dell'LDP, intende portare avanti. Per attirare più talenti stranieri, i ricercatori consigliano di rivolgersi a profili qualificati (soprattutto in Asia), anche se non provenienti da università di fama mondiale. Gli imprenditori propongono un sistema di agevolazioni fiscali per i lavoratori stranieri, allo scopo di contrastare la perdita di valore dello yen.

Calo demografico: la soluzione basata sull'immigrazione

A febbraio il governo ha annunciato che lo scorso anno il Giappone ha perso quasi 800.000 abitanti. La causa: l'aumento della mortalità, in parte dovuto alla crisi sanitaria, e all'inesorabile declino del tasso di natalità. Un mese prima, Kishida aveva ammesso di essere "sul punto di non riuscire a mantenere una società funzionale". L'immigrazione è vista come la soluzione migliore. Spetta al governo trovare la strategia giusta per rendere la destinazione davvero appetibile, in grado di attrarre talenti stranieri a lungo termine.

Link utili in inglese:

JapanGov : the Government of Japan

Ministry of Foreign Affairs of Japan (MOFA) : visas

MOFA : work or long-term stay

Immigration Services Agency of Japan