Quali sono i Paesi peggiori per gli espatriati in termini di burocrazia?

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Pubblicato 2022-10-12 alle 00:00 da Asaël Häzaq
Quando si mettono a confronto varie nazioni, ognuna ha sia aspetti positivi che negativi. Va detto però che alcuni Paesi sono tristemente noti per il loro farraginoso sistema burocratico, che interessa sia i cittadini locali che gli espatriati. Ecco un elenco di alcuni che rientrano nel radar. 

Germania

La Germania non è al passo con i tempi per quel che riguarda le tecnologie digitali? Molti stranieri si lamentano che la burocrazia tedesca sia troppo macchinosa e poco moderna. La colpa starebbe nel fatto che, secondo loro, l'evoluzione digitale è ancora scarsa. Per esempio, la maggior parte delle procedure per la ricerca di un alloggio, o per l'ottenimento di un permesso di soggiorno, non sono automatizzate. Anche l'interazione con le Autorità locali è complicata. Le lungaggini amministrative hanno un impatto negativo sullo stato d'animo di questi espatriati.

Cina

La Cina è guidata da un unico partito, il Partito Comunista Cinese. Si tratta di un sistema verticale e centralizzato, con intermediari a livello locale. Gli espatriati lamentano un mercato del lavoro troppo rigido e verticale. C'è un'evidente mancanza di flessibilità, soprattutto nelle aziende cinesi, oltre a una gerarchia opprimente. La pandemia del Covid è un esempio concreto di quanto l'amministrazione cinese possa essere poco flessibile. Il margine di adattamento ai casi specifici è stato minimo e, di conseguenza, tante famiglie miste si sono trovate nell'impossibilità di registrare la nascita del proprio figlio a causa dei lockdown. Le autorità cinesi non sono state affatto tolleranti. Le famiglie straniere si sono trovate intrappolate da disposizioni contrastanti, quelle del Governo da una parte e quelle delle amministrazioni locali dall'altra.

Canada

I mezzi di informazione canadesi non fanno sconti a una burocrazia che considerano obsoleta. Sia gli abitanti del luogo che gli espatriati devono farci i conti ogni giorno. Le domande di visto sono evase con forte ritardo e anche la gestione dei sussidi per l'assicurazione sul lavoro è carente; alcuni canadesi hanno dovuto aspettare più di 6 mesi per ricevere il sussidio. Il sistema di buste paga denominato Phoenix, lanciato nel 2016 per pagare i dipendenti pubblici, è stato un fiasco sin dall'inizio: pagamenti non accurati e in ritardo, ecc. Migliaia di dipendenti pubblici si sono trovati in difficoltà economiche, hanno vissuto momenti di stress psicologico, e chiedono la cessazione di questo sistema inefficiente. Il problema in Canada è da ricondursi a un sistema centralizzato che paralizza. Da quando Ottawa chiede le impronte digitali biometriche ai lavoratori stranieri prima che entrino sul territorio, le procedure amministrative si sono rivelate un vero e proprio disastro. Dal 2021, a causa della pandemia, è diventato quasi impossibile per molti immigrati francesi inviare le proprie impronte digitali. I datori di lavoro del Quebec chiedono un approccio più flessibile (le impronte possono essere prese in Quebec), ma le Autorità non lo permettono. 

Francia

Ecco un altro sistema burocratico farraginoso. La Francia è per nota per avere una gestione complessa. Una semplice formalità può trasformarsi in un serio grattacapo. A volte il problema è da addebitarsi a una mancanza di comunicazione tra i diversi servizi amministrativi. Sia i francesi che gli espatriati ritengono che la burocrazia francese sia scollegata dalla realtà. La crisi provocata dal Covid non ha fatto altro che rendere queste problematiche ancora più evidenti. Gli immigrati francesi all'estero parlano di un'amministrazione che segue ciecamente le regole senza considerare le circostanze specifiche. Gli organi di informazione rincarano la dose e condannano la "piaga della burocrazia francese" che sembra causare ogni anno la perdita di molti punti del PIL nazionale.

Giappone

Sia i giapponesi che gli espatriati descrivono molto bene, e non senza ironia, la burocrazia giapponese: "Per capirla, bisogna capire la raccolta dei rifiuti". Alcune città hanno più di 30 bidoni diversi della spazzatura. Le bottiglie devono essere lavate, le etichette e i tappi devono essere tolti. Le bottiglie di plastica, che vanno riciclate separatamente dagli altri tipi di bottiglie, non vanno messe con le lattine. I giornali non devono essere mescolati con altri tipi di carta (riviste, volantini, carta colorata). Le etichette e i tappi hanno un loro contenitore speciale, ecc. L'elenco è lungo! Inoltre, è obbligatorio rispettare scrupolosamente i giorni di raccolta dei rifiuti. E attenzione a non sbagliare! I trasgressori rischiano di esporsi all'ira dei concittadini.

Questo spiega quanto possa essere macchinosa la burocrazia giapponese, considerata una delle più complesse al mondo. Il Ministro delle Riforme Amministrative, Tarô Kôno, l'ha pagata a caro prezzo! Nel 2020 ha lanciato una piattaforma online per consentire alle persone di esporre i loro problemi con la burocrazia. La piattaforma si è saturata in un giorno, con grande stupore del Ministro! Ha portato a galla l'esistenza di un problema che coinvolge l'intera popolazione, stranieri inclusi. La gestione delle formalità amministrative è lenta, e la maggior parte delle pratiche si fa ancora a mano. Usare il fax è, a volte, l'espressione massima del progresso tecnologico giapponese. Riconoscendo questi problemi, il governo Kishida parla di una "strategia di digitalizzazione": i lavori sono in corso, si vedrà... Nel frattempo, se devi compilare i moduli amministrativi giapponesi, ti consigliamo di ripassare il kanji (caratteri cinesi usati nella scrittura giapponese). I Comuni più grandi offrono spesso versioni in lingua straniera (compreso l'inglese), ma non per tutti i documenti.

La lingua è ancora una barriera

Questa è la lamentela più frequente degli espatriati in Germania, Francia, Cina e Giappone. Sembrerebbe che la lingua in questi Paesi sia troppo difficile da imparare. Ma se la critica circa le lungaggini burocratiche è lecita, dall'altra parte è importante sostenere il retaggio linguistico di ogni singola nazione. Penalizzare il francese perché le parole si pronunciano in modo diverso da come si scrivono, o il tedesco perchè è una lingua agglutinante, non ha senso. Al contrario, bisognerebbe considerare che la lingua rappresenta un patrimonio culturale che rende un Paese speciale e unico, ed esula dalla burocrazia. 

Gli espatriati protestano perché i moduli amministrativi non sono tradotti in inglese. Ma questa pratica non è sempre possibile. Alcune nazioni stanno facendo il possibile per agevolare la vita degli stranieri, mettendo a disposizione del personale per aiutarli nel disbrigo delle varie formalità. Non si può andare loro incontro su tutti i frangenti perché, ad esempio, la maggior parte dei contratti di lavoro è ancora redatta nella lingua locale e non in inglese.

In questo senso gli espatriati dovrebbero fare la loro parte, studiando la lingua della nazione che li ospiterà prima di trasferirsi. Così facendo, avranno le risorse necessarie per esporre i problemi che incontrano con la burocrazia del Paese e apprezzeranno i progressi compiuti per risolverli.