Espatriati a Hong Kong: condizioni di vita disumane

Vita quotidiana
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Pubblicato 2022-04-26 alle 10:00 da Sophie Hoy
Dall'inizio della pandemia di Covid-19, Hong Kong ha adottato condizioni di ingresso molto rigide tra cui una quarantena di tre settimane in appositi centri e covid hotel. La città è colpita dalla quinta ondata. I residenti denunciano condizioni di vita insopportabili. Secondo il rappresentante dell'UE Thomas Gnocchi, lo scorso febbraio il 10% degli europei aveva già lasciato Hong Kong e la cifra è in costante aumento.

Tra gli espatriati che lasciano Hong Kong, una buona parte sceglie di andare in Canada mentre altri tornano nel Paese d'origine per restarci. Cosa sta succedendo in questa regione della costa meridionale della Cina?

Misure che spingono le persone a lasciare Hong Kong

Dall'inizio della pandemia di Covid-19, Hong Kong ha adottato condizioni di ingresso molto rigide tra cui una quarantena di tre settimane in appositi centri e covid hotel. La città è colpita dalla quinta ondata. I residenti denunciano condizioni di vita insopportabili. Secondo il rappresentante dell'UE Thomas Gnocchi, lo scorso febbraio il 10% degli europei aveva già lasciato Hong Kong e la cifra è in costante aumento.

Il motivo principale di queste partenze va ricercato nelle misure attuate dal governo per bloccare il diffondersi della pandemia. 
Hong Kong applica alcune tra le regole di distanziamento sociale più severe al mondo. Una donna racconta che sua madre, novantenne e malata, è rimasta isolata per tre settimane senza poter fare la doccia o ricevere visite. "Queste condizioni sono disumane", dice.

Divieto di assembramento per gruppi superiori a due persone nei luoghi pubblici, chiusura di bar e ristoranti alle 18, didattica a distanza per gli studenti, chiusura dell'aeroporto per 14 giorni a partire da 3 casi positivi, screening di massa della popolazione con conseguente chiusura di interi quartieri... Tutto questo ha dapprima generato malcontento, poi ha scatenato la paura ed è sfociato nella fuga. E a ragione: i lockdown con effetto immediato hanno separato tanti genitori dai figli, cosa inconcepibile per tutte le famiglie di espatriati che vivono in città.

Partenze sia frettolose che programmate

Matilde, che vive a Hong Kong da 8 anni, intervistata da un'emittente locale dice: "Stiamo partendo in fretta e furia e torneremo a svuotare casa quando sarà possibile. Vogliamo portare i nostri figli lontano da qui. Poi vedremo. Tutti i nostri amici più cari se ne stanno andando".

Quanto a Stéphane, in città da 7 anni, spiega di aver “preferito tornare in Francia per aspettare che la situazione migliori. Siamo partiti con pochi bagagli e speriamo di poter tornare entro l'estate”.

Antonio, un altro espatriato, non è a Hong Kong, ma condivide la stessa opinione. Arrivato in Cina tre mesi fa, non ha intenzione di restare e cerca di adattarsi: "Prima di venire qui ero titubante, ci ho pensato per parecchio tempo. Non era il nuovo lavoro a spaventarmi ma le condizioni legate alla crisi sanitaria. E avevo assolutamente ragione a preoccuparmi perché ora patisco le conseguenze della mia scelta. Non appena il mio contratto termina, torno a casa".

Lucia, dopo 10 anni trascorsi a Hong Kong, sceglie anche lei di partire: "La città ha perso la sua attrattiva e il governo ci sta imponendo misure così drastiche che ho paura di trovarmi rinchiusa in un centro di quarantena. Non avrei mai immaginato che accadesse una cosa del genere".

Alcune testimonianze riportate dai media internazionali mostrano espatriati che partono portandosi dietro poche cose, nella speranza di tornare presto... altri invece che vendono tutto per rientrare a casa e lasciarsi l'esperienza alle spalle.

Rientrare da Hong Kong costa caro

I costi di trasloco sono diventati astronomici: sono quadruplicati in meno di un anno. Lo stesso dicasi per il noleggio dei container. Inoltre, dato l'elevato numero di richieste, i tempi di attesa in partenza e per il ritiro della merce dopo l'arrivo sono molto dilatati. Anche accaparrarsi biglietti aerei è diventata una vera e propria lotta. 

Partenze di massa: qual è l'impatto sull'economia di Hong Kong?

All'inizio di marzo si sono registrate più di 3.000 partenze al giorno, contro 500 arrivi. Un articolo pubblicato sulla stampa locale solleva anche il problema della fuga delle multinazionali: "Un quarto delle aziende straniere prevede di lasciare Hong Kong e il 40% degli imprenditori vuole andarsene". Queste cifre senza precedenti preoccupano economisti e uomini d'affari, ma le autorità assicurano che la regione può ancora contare su un numero elevato di professionisti locali e stranieri.

Se in tanti hanno fatto le valigie, una parte non condanna le misure governative pur trovandole restrittive. Ci convivono nella speranza che la tempesta passi presto. 

Chi ha ragione ? È difficile saperlo. Auguriamo a tutti che la loro condizione si risolta favorevolmente, indipendentemente dalla scelta presa.