Espatriati a Hong Kong: « Noi non ce ne andiamo! »

Vita quotidiana
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Pubblicato 2022-04-07 alle 10:00 da Asaël Häzaq
Nuova ondata Covid lo scorso marzo, tensioni sociali e politiche, ingerenza della Cina… la situazione ad Hong Kong è preoccupante. Cosa ne pensa chi ci abita? Abbiamo raccolto le loro paure, dubbi, speranze e le condividiamo con voi in questo articolo.

"La mia vita è a Hong Kong", ci racconta Giovanni. È arrivato nel 2016 per fare uno stage in banca. "Al tempo avevo idee sbagliate verso questo Paese e credevo che parlare inglese sarebbe stato sufficiente". Con il tempo ha imparato il cantonese, ha cambiato settore professionale, si è sposato, ha avuto un figlio e ha avviato un'attività con la moglie. "Hong Kong mi ha cambiato. Non mi considero più un espatriato ma un immigrato che spera il meglio per la nazione dove vive". Secondo Giovanni, la vita quotidiana a Hong Kong non è così complessa come viene descritta dai media internazionali. "Certo, abbiamo molte preoccupazioni, soprattutto riguardo alla legge sulla sicurezza nazionale. Nessuno sa cosa accadrà, stiamo a vedere".

Farah Joo, manager dell'American Women Association di Hong Kong (AWA), afferma che la città è "molto sicura per gli espatriati con famiglie". Rimane ottimista nonostante le restrizioni. "C'è molto da fare, le infrastrutture sono ottime e i servizi funzionano bene. Tutto è più semplice qui: farsi nuovi amici, trovare casa..." Ci racconta anche che: “Vivere a Hong Kong ha letteralmente cambiato la vita a tante donne iscritte alla mia associazione. La città offre una vita sociale ricca, opportunità per trascorrere il tempo libero e tanti siti storici e culturali da visitare!". Anche se il Covid ha messo uno stop a tante attività, Farah resta positiva e spera che la situazione torni presto alla normalità.

Covid-19: una minaccia che incombe

Hong Kong registra attualmente una media di quasi 10.000 nuovi casi al giorno ma all'inizio di marzo i casi erano circa 60.000 al giorno. Si tratta della quinta ondata che ha visto un incremento esponenziale dei contagi dovuti alla variante Omicron e BA.2. Le misure per contenere i contagi sono state rafforzate e la popolazione è stremata. La nuova ondata di Covid è stata la goccia che ha convinto molti espatriati, che finora erano rimasti, a fare le valigie e partire. Dall'inizio dell'anno se ne sono già andati in 140.000. Secondo il governo di Hong Kong, il numero di visti attualmente rilasciati è la metà di quello del 2018. Sulla stampa locale si moltiplicano gli annunci, di espatriati e gente del posto, che mettono in vendita le loro cose prima di partire.

Un'altra testimonianza ci arriva da Marc Guyon, portavoce degli espatriati francesi che vivono a Hong Kong e Macao. "La situazione non è rosea, molti dei miei amici e dei miei clienti hanno lasciato Hong Kong. La mia vita sociale e lavorativa è drasticamente cambiata. Marc è un professionista nel settore sportivo e, a causa delle restrizioni sanitarie, ha dovuto chiudere le palestre che gestiva. "Sono stato costretto a riconvertirmi professionalmente ma per fortuna gli affari stanno riprendendo. Mi sento relativamente al sicuro, la città mantiene il suo respiro internazionale e ci riconforta con i suoi splendidi paesaggi, le spiagge, le montagne e la natura. Non ho nessun motivo per lasciare Hong Kong".

Politica e democrazia

Pochissime persone parlano apertamente di questo argomento. Molti espatriati hanno scelto di partire a causa del rafforzamento dell'influenza cinese su Hong Kong. Carrie Lam, Capo esecutivo di Hong Kong, non riscuote al momento troppi consensi. Le misure che ha attuato per combattere il Covid sono ritenute estremamente rigide. Lo stesso dicasi per la repressione sempre più severa contro qualsiasi forma di opposizione. L'ombra di Pechino incombe su Hong Kong e nel frattempo la Lam ha posticipato le elezioni dal 27 marzo all'8 maggio.

L'esodo degli espatriati è reale?

Farah Joo ammette che ci sono stati dei cambiamenti negli ultimi mesi, ma resta cauta: "Non me la sento di commentare sul fenomeno che i media descrivono come un esodo degli espatriati. Quello che posso dire è che tanti membri della mia associazione hanno deciso di lasciare temporaneamente Hong Kong per ricongiungersi alle famiglie. Al momento lavorano da remoto". 

John insiste sul fatto che non è giusto mettere tutti gli espatriati sullo stesso piano. "Alcuni se ne vanno quando il loro contratto è scaduto, altri per stare con la famiglia. Ma ce ne sono altrettanti che in questo periodo si trasferiscono a Hong Kong per motivi professionali". 
Marc Guyon la pensa allo stesso modo: "Dobbiamo distinguere i motivi della partenza: alcuni non se ne vanno per scelta, ma perché l'azienda per cui lavorano qui a Hong Kong decide di chiudere o di operare altrove. Altri scelgono di partire perché non sopportano più le restrizioni sanitarie. Negli ultimi due anni mi sono nati tre nipoti e non li ho ancora visti perché non sono potuto rientrare in Francia". 
Pur concordando sul fatto che molti espatriati siano partiti per i motivi elencati (Covid, tensioni sociali, ecc.), non crede che l'esodo sia reale. "Questo termine mi sembra un po' troppo forte per descrivere la realtà, soprattutto perché i francesi che arrivano a Hong Kong sono ancora parecchi".

Hong Kong è ancora vivibile?

"Certo!", dice Anissa. “Hong Kong è bellissima, offre paesaggi splendidi. Basta lasciare il centro e andare verso le zone di campagna. Non tutti lo sanno, ma a Hong Kong ci sono tanti parchi e spazi verdi". 
Marc Guyon ammette che la situazione fosse migliore prima della pandemia "ma lo era anche il resto del mondo". L'imprenditore francese ha sicuramente intenzione di restare. "Sto molto meglio qui. Le restrizioni sanitarie restano a monito del fatto che la vita non è più come una volta. Bisogna adattarsi".

Alcuni espatriati non condividono la mentalità di alcuni stranieri che vivono a Hong Kong. "Parlano solo inglese e si lamentano perchè nessuno li capisce. Non fanno alcuno sforzo per adattarsi e criticano tutto". Harrow ci racconta: "Ho sentito espatriati lamentarsi del fatto che si mangia bene solo negli ambienti degli affari. Mi è davvero dispiaciuto sentire un'affermazione del genere".
Altri ci vanno giù più pesante: "Se non sono in grado di imparare il cantonese e di aprirsi alla cultura e ai valori locali, non si inseriranno mai. Devono cambiare modo di pensare". Sergio concorda sul fatto che gli espatriati devono smetterla di parlare solo inglese e di relazionarsi solo con altri stranieri. "Sono d'accordo che, all'inizio, questo tipo di ambiente dia sicurezza ma è un'arma a doppio taglio. La popolazione di Hong Kong è estremamente ospitale. Gli espatriati dovrebbero sforzarsi di più per integrarsi”.

Il futuro dell'immigrazione a Hong Kong

John è ottimista: "Non so per quanto tempo, ma rimarrò qui il più a lungo possibile". Anissa crede che non abbia senso vivere pensando che "prima si stava meglio. Quando tutto sembra perduto, bisogna rimboccarsi le maniche e andare avanti spediti. La Cina continentale continuerà a fare il doppio gioco vincolando Hong Kong, ma non fino al punto di soffocarla, o mettela in cattiva luce agli occhi del mondo". Va detto comunque che, a causa delle severe restrizioni e della negazione della libertà di espressione, Hong Kong è cambiata. Nell'ultimo sondaggio di ECA International sul livello di vivibilità in diverse città nel mondo, Hong Kong è scesa al 77° posto. 
Per Marc Guyon questa situazione è temporanea. “Hong Kong ha subìto un duro colpo durante la pandemia. Gli espatriati che hanno scelto di restare hanno potuto beneficiare del forte calo dei prezzi degli immobili, prima, e della grande ripresa, poi". Secondo lui la Cina avrà un'influenza sempre più significativa su Hong Kong ma questo non incide sulla sua decisione di restare. "La chiave di tutto" dice "è sapersi adattare".