Fare carriera all'estero: un sogno infranto?

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Pubblicato 2021-03-29 alle 09:49 da Veedushi
I risultati di uno studio pubblicato la scorsa settimana dal Boston Consulting Group, società di consulenza manageriale, e da The Network, agenzia di reclutamento, rivelano che il numero di persone che vogliono trasferirsi all'estero per fare carriera è nettamente inferiore rispetto al 2014.  

Il mercato del lavoro è indebolito dalla pandemia

La pandemia del COVID-19 ha messo in ginocchio le economie della maggior parte dei paesi nel mondo, forse più della crisi finanziaria del 2008. La disoccupazione è in aumento quasi ovunque. La precarietà del mondo del lavoro ha delle gravi ripercussioni anche a livello sociale. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno perso attrattiva agli occhi dei professionisti che sognavano una carriera all'estero.

Lo studio pubblicato dal Boston Consulting Group e da The Network riflette l'opinione di 209.000 persone che vivono in 190 paesi. Nel 2020, solo la metà degli intervistati esprimeva l'intenzione di volersi trasferire all'estero, contro il 63.8% nel 2014 e il 57.1% nel 2018.

Destinazioni popolari che stanno perdendo il loro fascino

Trent'anni anni fa, quando si chiedeva alla gente dove avrebbero voluto trasferirsi per vivere e lavorare, i paesi più gettonati erano gli USA e il Regno Unito. Da allora le cose sono cambiate. Il Canada sembra essere la nuova terra promessa dei professionisti stranieri. Offre diverse opportunità data la mancanza di manodopera locale specializzata. Durante questo periodo di pandemia, il Canada ha tenuto aperte le sue frontiere continuando le assunzioni dall'estero. 

Gli Stati Uniti hanno perso il loro fascino come conseguenza delle politiche restrittive sull'immigrazione attuate negli ultimi anni. Queste non solo hanno limitato l'emissione di visti di lavoro per professionisti di ogni grado ma hanno anche costretto migliaia di impiegati e di studenti stranieri a rientrare nel paese di origine. 

Anche Germania, Francia, Spagna e Italia non suscitano più lo stesso interesse di prima. L'impatto della pandemia sul mercato del lavoro di questi paesi è stato disastroso, e a questo si aggiungono anche le restrizioni di ingresso. 

I paesi del Medio Oriente (Arabia Saudita, Qatar, Kuwait...) sono sulla stessa barca di quelli dell'UE. L'anno scorso, nel tentativo di preservare i posti di lavoro della gente del posto, i governi hanno attuato delle misure restrittive che hanno costretto migliaia di espatriati all'esodo. C'è pertanto una grande fetta di professionisti, tornati in patria, che ha dovuto reinvertarsi oppure orientarsi verso altre destinazioni. 

Quali paesi restano interessanti?

Alcuni paesi, come il Canada e l'Australia, hanno avuto un approccio diverso nella gestione della pandemia. Gli espatriati apprezzano la mentalità, la ricchezza culturale ed il sistema sociale che questi due paesi sanno offrire. Ricordiamo anche l'Australia, in tutti questi mesi, ha continuato ad elaborare le richieste per il visto di lavoro, per non avendo ancora aperto i confini. La Nuova Zelanda sta adottando una politica simile. La destinazione attira per la sua stabilità sociale e politica, per gli stipendi elevati ed per il suo eccellente sistema educativo di istruzione. La sanità è ben funzionante ed il livello delle cure conforme agli standard internazionali; ciò ha consentito una buona gestione della pandemia a livello nazionale.

Sempre secondo il sondaggio di cui sopra, anche i paesi dell'Asia-Pacifico come Giappone, Corea del Sud e Singapore mantengono la loro attrattiva, nonostante non siano immuni dalla crisi sanitaria ed economica. Questi paesi hanno fatto massicci investimenti nei loro servizi sanitari per limitare i danni causati dal COVID-19. Ma non è tutto. E' emerso che, tanti professionisti, non vedendo aperture lavorative nel loro paese di origine, volgono l'interesse verso destinazioni che offrono una migliore qualità e tenore di vita.

Londra non perde il suo fascino malgrado la Brexit e l'emergenza sanitaria. Anche altre capitali europee come Berlino e Amsterdam rientrano nella lista delle preferite, essenzialmente grazie al fiorente ecosistema legato alle start-up. 

Trasferirsi all'estero senza cercare lavoro

Con il dilagare della crisi sanitaria globale, il lavoro a distanza è diventato la nuova norma. Mentre alcuni professionisti hanno colto l'opportunità di lavorare per aziende straniere senza doversi trasferire, altri sono espatriati nei paesi che offrono il remote work visa. Si, perchè molti paesi stanno cercando di rilanciare le loro economie offrendo visti per lavoro a distanza. Cosa significa questo? Vuol dire che invece di riaprire i loro mercati ai talenti stranieri hanno adottato un approccio diverso. Dubai, i Caraibi, la Georgia, ecc...hanno scelto di aprire le proprie frontiere solo ai lavoratori stranieri a distanza offrendo loro diversi incentivi.

Il visto per lavoro a distanza consente di espatriare e lavorare da remoto per un'azienda con sede all'estero. In sintesi, i remote workers non devono lasciare il lavoro prima di trasferirsi con il vantaggio di poter portare con sé i familiari. Ovviamente non possono essere integrarti nel mercato del lavoro del paese ospitante.

Con le nuove ondate di Covid-19 in tutto il mondo, il mercato del lavoro globale continua a sgretolarsi a causa di questo stop forzato. Il futuro della mobilità internazionale appare incerto malgrado l'impegno dei vari Governi per attrarre gli espatriati. Gli sforzi dei singoli Stati per rilanciare il proprio mercato del lavoro, e preservare una buona qualità di vita dei cittadini, giocheranno un ruolo cruciale per la ripresa.