Sara a Limoges: "Se volete trasferirvi in Francia, dovete formarvi"

L'espatriato del mese
  • di isabelle jordan da Pixabay
Pubblicato 2021-03-01 alle 00:00 da Francesca
Sara, originaria di Milano, si è trasferita in Francia nel 2007 in seguito ad una mobilità professionale. Doveva essere solo una parentesi, invece ha deciso di restare. Vive a Limoges, città nota per la porcellana, e si occupa di formazione in management interculturale. 

 

Raccontaci un po' di te, chi sei e da dove vieni?

Mi chiamo Sara Gallinari, ho 46 anni e sono di Milano.

Quali sono i motivi del tuo trasferimento in Francia?

Nel 2007 lavoravo in una splendida azienda di nome Bticino e il mio Direttore Risorse Umane dell'epoca mi diede la possibilità di effettuare una mobilità professionale presso la sede del Gruppo, cioé Legrand, che si trova a Limoges.

In quale zona ti sei stabilita e quali sono le cose che ami di più del posto?

Mi sono stabilita a Limoges, bellissima cittadina del centro della Francia, conosciuta per la porcellana, le mucche e le mele. Si tratta di una città di medie dimensioni, circa 200 000 abitanti, con un centro storico molto bello fatto di viuzze e case a colombage. La qualità della vita è davvero invidiabile. Nei dintorni si arriva subito in campagna: borghi storici, castelli, foreste e stagni. Come si dice qui, siamo a 3 ore e mezzo da tutto, con i suoi lati positivi e meno.

Di cosa ti occupi?

Dirigo uno studio di formazione che si occupa di accompagnare le aziende francesi che vogliono lavorare con l'Italia e vice versa in termini di formazione, headhunting, coaching, implementazione di processi.

Foto di Jade87 / Pixabay

Che ripercussioni ha avuto la pandemia del Covid-19 sulla tua attività professionale?

In un primo tempo si è fermato tutto, ma verso settembre le aziende hanno capito che la situazione sarebbe durata e che era meglio continuare a fare formazione semplicemente cambiando la modalità e effettuandola on line, cosa che la mia attività, fortunatamente, permette di fare.

Scrivi un blog, come si chiama e perché  hai cominciato a scriverlo?

In realtà ne ho 2, uno più professionale (www.aifi.fr) e uno più personale (www.myfrance.net): entrambi hanno come obiettivo finale quello di incoraggiare la conoscenza reciproca fra Francia e Italia.

Che tematiche tratti nel tuo blog?

Su www.aifi.fr, in lingua francese e diretto ad un pubblico francese b2b, affronto tematiche più legate al lavoro e illustro le caratteristiche del management interculturale con un focus sulla cultura italiana, come il registro di comunicazione, il rapporto al lavoro, lo stile manageriale...
Su www.myfrance.net, in lingua italiano e diretto ad un pubblico italiano b2c, cerco di far conoscere la “mia” Francia attraverso le sue città, il suo mare e le sue montagne, la sua gastronomia...

Quali sono, per te, i pro e contro di vivere all'estero?

Fra i pro, sicuramente la capacità di vedere il proprio paese con occhi diversi, penso più obbiettivi. La bella sorpresa nel caso dell'Italia è stata che in Francia gli occhi verso il nostro paese sono molto più benevoli dei nostri. Credo anche che, se affrontata con una buona predisposizione, questa esperienza permetta di lavorare sulla propria adattabilità, ovvero la capacità di giocare su più scacchieri, con diverse regole e criteri. E' come saper cambiare software del GPS in funzione della zona in cui ci troviamo: l'hardware, il nostro cervello, rimane lo stesso, ma diventa più intelligente, ovvero capace di reagire alle circostanze.

Fra i contro, probabilmente il rischio di dimenticare un po' chi si è, cosa di solito capita quando si manca dal proprio paese da almeno 3 anni. Nel mio caso, vedere molto meno spesso la mia famiglia, è particolarmente pesante.

Foto di Pete Linforth da Pixabay

Che consigli puoi dare ad un connazionale che volesse trasferirsi in Francia per lavoro? Come organizzare al meglio la ricerca e quali sono le competenze imprescindibili da possedere per avere buone possibilità di assunzione?

Sicuramente di informarsi bene prima, in particolare sul regime fiscale, sul sistema sanitario e, se si hanno figli, scolastico. Direi anzi proprio di formarsi: esistono accompagnamenti, che le aziende conoscono bene, anche per la parte culturale, che per me è stata molto importante.

Più nello specifico della cultura francese, tenere presente 3 cose :
1.    parlare francese è importante, molto più di quanto non sarebbe parlare italiano in Italia: la padronanza della lingua è fondamentale soprattutto nel lavoro in quanto eloquenza e dialettica figurano fra le competenze chiave.
2.    il registro di comunicazione è molto più implicito rispetto a quello italiano: il linguaggio è molto codificato ed è necessario conoscere molto bene il contesto in cui ci si trova prima di esprimersi. La politesse (buona educazione) è indispensabile per essere ascoltati: il modo in cui si dicono le cose è a volte più importante del contenuto.
3.    il rapporto al lavoro è molto diverso: in Francia il lavoro non è un dovere, come in Italia (1° articolo della Costituzione) ma un diritto e come tale ci si rapporta (la legge sulle 35 ore, gli anni sabbatici, i criteri per ottenere la disoccupazione, l'interpretazione del diritto di sciopero...). Questo si ripercuote anche sulla relazione capo-collaboratore, molto più complessa e difficile da gestire per un capo rispetto all'Italia. Io ho sempre detto che preferisco essere un collaboratore in Francia e un capo in Italia.

Per quanto riguarda la ricerca di lavoro vi sono 2 cose molto importanti :
1.    il titolo di studio è fondamentale ma lo è anche il prestigio della scuola o università dove si è conseguito (tra l'altro attenzione: laurea in francese di dice diplôme). Conseguire una certificazione in una scuola o università francese puo' aprire molte porte. 
2.    hanno grande importanza i network (degli ex Alumni, per esempio) con cui si staffa circa il 60% dei migliori posti nelle aziende francesi: sapere fare networking è fondamentale ed è inoltre una delle competenze chiave, saper tessere relazioni e “avere sponsor” nei posti giusti.