In questo periodo di pandemia molti espatriati stanno tornando a casa per i motivi più svariati tra cui la perdita del lavoro, il mancato rinnovo del visto, l'aumento del costo della vita nel paese ospitante o ancora per ragioni di salute. Anche i nomadi digitali, la maggior parte dei quali si è trasferita per un breve periodo, sono condizionati dalle continue restrizioni sulla mobilità e sulla vita quotidiana.
L'esodo degli espatriati
Gli espatriati stanno lasciando in massa i Paesi dove si erano stabiliti, ecco qualche esempio:
La BBC, citando uno studio dell'Economic Statistics Centre of Excellence (ESCOE) ha riferito che "1.3 milioni di persone di origini straniere" potrebbero aver lasciato il Regno Unito tra il 2019 e il 2020. Il report evoca inoltre uno studio dell'Università di Oxford che ipotizza un esodo che coinvolge tra 400.000 e 600.000 persone. La BBC sottolinea però che i numeri esatti non sono noti. Nella ricerca dell'ESCOE rientrano varie tipologie di migranti per le quali vivere a Londra senza un introito fisso sarebbe impossibile, dato l'elevato costo della vita. Queste categorie di persone hanno dovuto fare rientro nel paese d'origine.
Gli espatriati sono partiti in massa anche da Singapore. Un articolo del Channel News Asia ha riferito che il mercato del lavoro singaporiano sta subendo il calo più significativo degli ultimi vent'anni. Si parla di una perdita di 181.500 cittadini stranieri solo nel 2020. Tra le cause principali della partenza, il Financial Times (FT) cita la crecente preoccupazione legata ai licenziamenti e la situazione sanitaria. Dall'inizio di quest'anno sembra che questa curva verso il basso stia lentamente salendo grazie ad un certo numero di professionisti stranieri che ha lasciato Hong Kong per trasferirsi a Singapore. Ciò detto, è doveroso ricordare che il governo di Singapore ha stilato un programma di incentivi per la crescita dell'occupazione che incoraggia le aziende del territorio ad assumere professionisti locali.
Queste partenze massicce degli espatriati potrebbero avere un impatto negativo sul sistema economico mondiale già duramente colpito dalla pandemia. Ma è ancora troppo presto per quantificare le perdite. La S&P Global Ratings* fa sapere che il calo demografico che ha interessato i Paesi del Golfo ha avuto un impatto negativo sulla crescita economica della regione.
*agenzia americana specializzata in ricerche e analisi finanziarie.
È inoltre interessante notare che la migrazione dei lavoratori non avviene solo tra un Paese e l'altro, ma anche tra le varie regioni di una stessa nazione. Molti professionisti che si erano stabiliti nelle grandi città stanno facendo ritorno verso zone più rurali. Secondo un articolo pubblicato da Al Jazeera nell'aprile 2021, la pandemia del Covid-19 ha generato un significativo spopolamento delle principali città indiane a favore di aree più periferiche.
Concludiamo dicendo che questa pandemia, tuttora in corso, ha ridotto i flussi migratori su scala globale, impattando la crescita demografica di alcune nazioni. L'Australia, ad esempio, ha registrato nel 2020 una crescita della popolazione dello 0,5% contro l'1.5% del 2019 (dati forniti da Australian Bureau of Statistics).
La vita dopo il rientro
L'esodo degli espatriati significa anche che alcuni paesi si trovano improvvisamente a dover gestire un numero elevato di cittadini che torna a casa. Questa situazione interessa particolarmente l'Australia e la Nuova Zelanda. L'Università di Auckland ha stilato un report che indica come, a seguito della pandemia, molti talenti altamente qualificati siano rimpatriati.
Alcuni espatriati che ritornano in patria potrebbero incontrare alcune difficoltà, a cominciare dalla ricerca di un impiego. Quelli tra loro che mancano da casa da molto tempo faticheranno inoltre a riadattarsi allo stile e alle condizioni di vita, e a reinserirsi nella vita sociale.
È evidente che tanti espatriati stiano vivendo una situazione di difficoltà e disagio. Ci auguriamo che la situazione migliori rapidamente.
