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Vivere e lavorare in Cina: la storia di Claudio a Tianjin

Tianjin, China
Foto di Julius Carmine su Unsplash
Scritto daFrancescail 05 Novembre 2025

Trasferirsi in Cina non è un passo da poco e per Claudio, tecnico bergamasco, quel viaggio di lavoro di quindici giorni, nel 2011, si è trasformato in una nuova vita. Da Lovere a Tianjin, dove oggi vive con la moglie cinese e il figlio, Claudio racconta com'è davvero vivere e lavorare in Cina: tra burocrazia, adattamento culturale e un equilibrio diverso tra lavoro e vita privata

Raccontaci di te: da dove vieni e da quanto tempo vivi in Cina? In quale città risiedi?

Mi chiamo Claudio, ho 52 anni e sono originario di Lovere, un paese in provincia di Bergamo affacciato sul lago d'Iseo. Sono venuto in Cina la prima volta nel 2011 per un lavoro che doveva durare 15gg e poi, per vari motivi, mi sono ritrovato a vivere qui definitivamente.

Ero dipendente di una ditta italiana che aveva ed ha tutt'ora molto lavoro in Cina, i primi tempi facevo 2 o 3 viaggi l'anno poi hanno deciso di aprire una fabbrica qui per il mercato cinese/asiatico e dal 2019 sono stato assunto dalla filiale cinese e sono definitivamente espatriato in Cina con tutta la famiglia.

Penso di restare come minimo sino all'età pensionabile che qui è di 60 anni quindi molto più vantaggiosa rispetto all'Italia, poi si vedrà. Durante questi anni la mia vita è cambiata moltissimo sia in campo lavorativo che personale. Qui ho conosciuto mia moglie, cittadina cinese ed abbiamo un figlio di 9 anni. Lavoro a Tianjin, nel nord della Cina, a circa 100km da Pechino.

Di cosa ti occupi attualmente?

La ditta per la quale lavoro produce macchinari industriali per la lavorazione di rame e alluminio ed io mi occupo della parte elettrica/automazione. Supervisiono le fasi di montaggio sia nella nostra officina cinese che dai clienti finali, per assicurare che tutto venga fatto nel migliore dei modi seguendo gli standard aziendali

Che tipo di visto serve per lavorare in Cina e quali sono gli step fondamentali per ottenerlo?

Per risiedere e lavorare in Cina, uno straniero deve avere un permesso di soggiorno lavorativo ed ottenerlo non è semplice. Servono un visto lavorativo (tipo Z) ed un work permit che vengono concessi solo a determinate condizioni.

Innanzitutto, devi avere una proposta di lavoro da una ditta cinese che poi farà tutta la documentazione necessaria. La ditta che ha intenzione di assumerti dovrà dimostrare che il tuo lavoro non può essere svolto da un semplice lavoratore cinese ma che richiede un'esperienza ed un know-how difficilmente riscontrabili sul mercato lavorativo locale. Il work permit viene rilasciato attraverso un sistema di punteggio dato dal tuo titolo di studio, dalla tua esperienza, dal tuo stipendio e da quanto tempo risiederai in Cina durante l'anno solare. Questo fa sì che la tipologia di lavori per gli stranieri siano principalmente a livello manageriale, insegnanti madrelingua oppure, come nel mio caso, tecnici con alta specializzazione. Quando l'entry/exit bureau ha accertato che tu rientri nei parametri richiesti, ti viene rilasciato il work permit e con quello puoi procedere alla finalizzazione del contratto di lavoro e all'ottenimento del permesso di soggiorno lavorativo, che ti permetterà di risiedere in Cina, entrare ed uscire dal paese senza più bisogno di alcun visto. Una cosa importante da sapere è che il work permit ed il permesso di soggiorno sono legati al tuo contratto di lavoro quindi se questo scade, o se decidi di cambiare lavoro, questi documenti vengono annullati e devi rifare tutta la trafila burocratica. Ovviamente se non hai un nuovo posto di lavoro, devi lasciare il paese.

L'altro modo per poter risiede in Cina è avere un permesso di soggiorno familiare nel caso tu sia sposato con un cittadino cinese oppure che tua moglie/marito abbia un permesso di lavoro e quindi lo ottieni per ricongiungimento familiare. Comunque sia, il permesso di soggiorno familiare non ti permette di poter svolgere alcun tipo di lavoro pena l'espulsione.

Quali errori consiglieresti di evitare nei primi mesi di vita in Cina?

I cinesi in generale sono molto amichevoli e bendisposti verso gli stranieri ma trasferirsi in Cina a vivere richiede un forte spirito di adattamento. Non è paragonabile ad un trasferimento in un paese europeo o comunque occidentale in genere. Qui le tradizioni sono molti forti, la qualità di vita ed i servizi nelle città sono buoni, assolutamente paragonabili al livello europeo, ma la barriera linguistica e le diverse usanze possono essere un forte freno per fare nuove amicizie almeno all'inizio. Anche abituarsi al cibo locale, soprattutto per noi italiani, non è facile.

I primi tempi richiedono molto adattamento e quindi devi avere dei forti stimoli per pensare di restare nel lungo periodo. Il mio consiglio è non scoraggiarsi alle prime difficoltà che comunque ci sono. Una volta superata questa fase, in Cina si vive benissimo, è un Paese super sicuro e, nel mio caso, non mi pento assolutamente della mia decisione, anzi......Nel 2016 io e mia moglie siamo ritornati in Italia per far nascere nostro figlio e pensammo di stabilirci di nuovo lì ma, dopo un anno e mezzo, ci siamo ritrasferiti di nuovo in Cina perché le opportunità lavorative erano molto più vantaggiose che non in Italia.

Quanto serve parlare cinese per cavarsela davvero, nella vita e nel lavoro?

Questa cosa dipende molto dal lavoro che svolgi. Ovviamente se sei a contatto con il pubblico, parlare cinese è fondamentale. Con un lavoro più tecnico come il mio, non è indispensabile e puoi usare benissimo degli interpreti. Purtroppo, in Cina, l'inglese lo parlano veramente in pochi, soprattutto giovani quindi si possono avere diverse difficoltà nelle attività quotidiane anche se oggi, grazie ai telefoni e AI, farsi capire è più facile. Io, dopo tanti anni, qualcosa ho imparato quindi riesco a cavarmela abbastanza bene anche se il mio livello di cinese è veramente elementare.

Com'è stato trovare casa? Ci sono differenze sostanziali rispetto all'Italia?

Il discorso casa è abbastanza complesso.

Se vuoi affittare non c'è nessun problema e la cosa è abbastanza semplice, fai un normale contratto della durata che vuoi, lo registri in polizia e sei a posto. I prezzi variano da città a città come in tutto il mondo.

Se vuoi comprare casa, invece, la cosa è più complicata. Innanzitutto, in Cina non c'è la proprietà privata quindi tutti i terreni e gli immobili sono di proprietà dello stato.

Quando si “compra” una casa in realtà si compra un diritto di uso esclusivo che può durare 40 o 70 anni, dipende dal tipo di costruzione e dalle normative locali, ma la proprietà resta sempre dello Stato. Lo straniero non può comprare questo diritto di uso a meno che non sia sposato con un cittadino cinese oppure abbia una green card cioè una residenza permanente in Cina che comunque è complicata da fare e servono molti anni per ottenerla. Finiti i 40 o 70 anni, il diritto può essere rinnovato pagando una nuova tassa di concessione oppure, se l'immobile dovesse risultare troppo vecchio e fatiscente, lo Stato potrebbe decidere di abbatterlo per costruirne uno nuovo. In questo caso vieni risarcito con il valore commerciale dell'immobile. Quindi la casa è vista come un investimento anche qui perché comunque il tuo diritto di uso può essere venduto o affittato ad altre persone ed il valore dell'immobile, in generale, sale sempre nel lungo periodo.

Questo sistema ha il grosso vantaggio che lo Stato ha in carico la manutenzione straordinaria dell'immobile ecco perché, se diventa troppo vecchio e quindi non è più conveniente sistemarlo, viene abbattuto per far posto a nuove costruzioni più moderne ed efficienti da un punto di vista energetico.

Per quanto riguarda i prezzi variano da città a città, centro o periferia così come nel resto del mondo. Diciamo che mediamente, se escludiamo i centri delle grandi metropoli dove i prezzi sono altissimi, dalle altre parti sono paragonabili a quelli italiani.

Com'è l'equilibrio tra vita privata e lavoro in Cina? (Orari, ferie, cultura del “996”)

Per esperienza personale questa cosa del 996, cioè, lavorare dalle 9 di mattina alle 9 di sera, per 6 giorni a settimana, è un po' una leggenda, io non ne ho mai avuto esperienza diretta e non conosco persone che lo abbiano mai fatto. Sicuramente, specie in passato, sarà stata una prassi usata ma adesso è illegale.

La Cina negli anni è cambiata molto e molto velocemente, con il crescere del benessere anche le regole ed i diritti si sono evoluti in meglio. Io ho un contratto di lavoro cinese e posso dire che, sotto l'aspetto normativo, è molto simile ad un contratto italiano: 40 ore settimanali su 5 giorni, straordinari con retribuzione maggiorata, festività e 15 gg di ferie pagati, contributi pensionistici e social card per sistema sanitario, indennizzi per i licenziamenti ingiusti.

Tutti i lavoratori della mia azienda hanno un contratto di questo tipo così come mia moglie, che lavora per una società diversa. In generale, le normative del lavoro in Cina ci sono e sono molte serie, al pari di quelle europee, non è una giungla come spesso si sente raccontare, magari in passato lo è stata, ma oggi i lavoratori hanno diritti garantiti per legge come in ogni Paese civile. La retribuzione standard è più bassa rispetto alla media italiana, ma è anche vero che la vita qui costa meno.

Hai mai avuto difficoltà legate alla lingua o alla comunicazione interculturale? Come le hai superate?

Come detto prima, l'inglese lo parlano in pochi quindi farsi capire è oggettivamente difficile. Quando venivo in Cina per lavoro, prima di risiedere qui, avevo sempre un interprete che mi aiutava anche fuori orario, lo chiamavo al telefono e lui traduceva per me. Col tempo e con l'aiuto di mia moglie e mio figlio qualcosa ho imparato. Diciamo che venire in Cina da solo e senza avere un contatto locale che possa aiutarti in caso di bisogno è complicato anche se adesso, con l'intelligenza artificiale e traduttori simultanei, è più semplice rispetto a 10 anni fa.

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A proposito di

Dal 2012 gestisco la community italiana di Expat.com, dove accompagno quotidianamente italiani già espatriati o in procinto di trasferirsi. Rispondo alle loro domande, attraverso i forum, su temi cruciali come lavoro, alloggio, sanità, scuola, fiscalità, burocrazia e vita quotidiana all’estero. Il mio ruolo è ascoltare, orientare, condividere risorse affidabili e facilitare il contatto tra espatriati per stimolare la condivisione di esperienze. Gestisco anche la comunicazione e la traduzione di contenuti per la piattaforma. Scrivo articoli per il magazine di Expat.com, affrontando tematiche fondamentali per gli italiani nel mondo come tramandare la lingua italiana ai figli nati all’estero, le relazioni interculturali e l'identità italiana nel mondo, le opportunità di studio e lavoro per i giovani italiani all’estero, l'assistenza sanitaria per gli espatriati italiani e la burocrazia italiana per chi vive all’estero (AIRE, documenti, rinnovi, ecc.). Gestisco inoltre la sezione delle guide, dove mi occupo della traduzione di contenuti dall'inglese all'italiano, e la sezione del magazine dedicata alle interviste degli italiani all'estero: una vera e propria fonte di informazioni sulla vita all’estero, dalla viva voce di chi l’ha vissuta e la racconta per aiutare altri italiani nel loro progetto di espatrio. Nel corso degli anni ho intervistato vari profili tra cui studenti, professionisti, imprenditori, pensionati, famiglie con figli, responsabili dei Centri di Cultura italiana all'estero, dirigenti delle Camere di Commercio Italiane nel mondo, e membri del Com.It.Es. Ho contribuito all'organizzazione di varie iniziative che hanno ricevuto ampia copertura da AISE (Agenzia Internazionale Stampa Estero), dall'agenzia giornalistica nazionale Nove Colonne, da ComunicazioneInform.it e da ItaloBlogger.com, come rappresentante degli expat italiani nel mondo. Un riconoscimento che valorizza il mio impegno nella promozione della cultura italiana e nella creazione di legami comunitari significativi.

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