Perchè i lavoratori ibridi vanno a vivere all'estero?

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Pubblicato 2022-09-20 alle 10:00 da Ameerah Arjanee
L'International Workplace Group (IWG) ha intervistato oltre 1.000 lavoratori ibridi per conoscere i loro progetti in ambito lavorativo. Quasi il 60% ha dichiarato che, quest'anno, ha deciso di lavorare dall'estero perchè la loro produttività è indipendente dal luogo in cui si trovano. Dopo il Covid, il lavoro da remoto e il nomadismo digitale hanno registrato un'impennata. La flessibilità e la dispersione della forza lavoro stanno diventando la norma all'interno delle aziende.

Lavoro ibrido dopo il 2020

La pandemia del Covid-19 ha rivoluzionato il modo di lavorare. Le restrizioni sanitarie degli ultimi due anni hanno costretto i dipendenti ad operare da remoto, ossia da casa, o in modalità ibrida quindi andando in ufficio a rotazione.

Ad apride di quest'anno, Envoy, una piattaforma americana di gestione aziendale, ha condotto un'indagine su 8.000 imprese. Ne è risultato che il 77% delle aziende è passata al lavoro ibrido e che il 56% concede ai dipendenti la possibilità di organizzarsi andando in ufficio come e quando vogliono. Solo il 15% delle aziende intervistate chiede la presenza in ufficio.

I dati pubblicati dall'International Workplace Group (IWG) confermano quelli di Envoy. Infatti, il 71% dei lavoratori intervistati dall'IWG dichiara di considerare solo lavori che offrono un certo grado di flessibilità. Tre quarti riferiscono di preferire aziende che permettono loro di operare da qualsiasi parte del mondo, unendo così il lavoro al viaggio. .

Il sondaggio della IWG rivela inoltre che quasi il 50% dei lavoratori è pronto a licenziarsi se fosse costretto a tornare alla modalità pre-pandemia, ossia lavorare dal lunedì al venerdì in ufficio, dalle 09.00 alle 17.00. Le priorità e le aspettative dei lavoratori sono cambiate. Allo stato attuale, oltre allo stipendio e alla possibilità di fare carriera entrano in gioco anche fattori come la salute fisica e mentale, l'autonomia e la flessibilità.

Cosa sono le "workation"?

Secondo la rivista Human Resources Director, una "workation" è un viaggio lontano da casa durante il quale un lavoratore continua a svolgere "tutti i compiti legati alla sua professione". Il viaggio può durare alcune settimane, o qualche mese, e può essere organizzato all'interno dello stesso Paese (ad esempio, in una località diversa da casa) o all'estero. Grazie alla diffusione di Internet a livello quasi globale, alla tecnologia che permette di elaborare e archiviare dati in rete, e a un'ampia gamma di applicazioni per effettuare videoconferenze (Microsoft Teams, Zoom, Skype, VooV, ecc.), le workation sono diventate molto facili da gestire. 

Le workation sono la soluzione ideale. L'aspetto legato alla"vacanza" offre l'opportunità di rilassarsi, scoprire nuovi angoli di mondo e prendersi cura della propria salute mentale. L'aspetto "lavorativo" permette al dipendente di guadagnarsi da vivere, ed essere produttivo indipendentemente dal luogo in cui si trova.

Molte grandi aziende permettono ai loro impiegati di lavorare in modalità "workations". PwC,  un network multinazionale di imprese di servizi professionali, ha annunciato nel dicembre 2021 che il suo personale dislocato in otto Paesi (Stati Uniti, Regno Unito, Irlanda, India, Malesia, Sudafrica, Nuova Zelanda e Filippine) può ora lavorare da remoto - anche viaggiando - per otto settimane all'anno.

Altre aziende che hanno recentemente modificato le loro politiche sono Lyft, Reddit, Spotify, Twitter, Vista, Atlassian, Coinbase e Zillow. Molte operano in ambito tecnologico. Nel 2022, i posti di lavoro che offrono condizioni flessibili sono aumentati dal 13% al 26% (fonte IWG).

Lavoro all'estero e visti per nomadi digitali

L'aumento degli spostamenti a livello internazionale generato dai lavoratori ibridi, e dalle loro attività, deve essere supportato da collegamenti efficienti (ad esempio voli regolari, reti ferroviarie ad alta velocità), pacchetti per il soggiorno in hotel o strutture adeguate, buona copertura e velocità di connessione a Internet, attività interessanti per il tempo libero, e permessi di lavoro dedicati ai nomadi digitali.

Per rilanciare il turismo dopo la pandemia, molte nazioni hanno creato dei visti per nomadi digitali. Sul sito Nomad Girl trovate un elenco dei 46 Paesi del mondo che offrono visti per nomadi digitali. La lista spazia da Georgia, Croazia e Repubblica Ceca nell'Europa dell'Est, a Barbados, Anguilla e Bermuda nei Caraibi, alle isole africane come Mauritius, Seychelles e Capo Verde, a grandi centri turistici come Thailandia e Bali (Indonesia), a nazioni tra cui Colombia, Brasile e Sudafrica, a Stati europei come Islanda, Italia ed Estonia.

Questi visti permettono generalmente ai lavoratori a distanza, o ibridi, di soggiornare per un anno, a patto che la loro fonte di reddito sia generata all'estero. Molte tra le nazioni citate sopra vantavano una solida industria del turismo prima della pandemia, il che significa che dispongono già delle infrastrutture necessarie per ospitare i nomadi digitali: molti hotel/resort, un aeroporto internazionale, ecc.

La dispersione della forza lavoro, che secondo l'IWG rappresenta non solo la tendenza attuale ma anche quella futura, sta portando alla nascita di un modello operativo a stella. Ciò significa che, oltre ad avere una sede centrale, le aziende hanno degli uffici "satellite" dove i dipendenti possono temporaneamente spostarsi. Dovranno andare in sede solo di tanto in tanto, in alcuni casi solo due volte l'anno. Questo modello decentrato consente a un maggior numero di persone di lavorare dall'estero.

Questo nuovo modo di lavorare presenta alcune difficoltà, come l'organizzazione di riunioni di gruppo quando gli impiegati operano con fusi orari diversi. Diciamo che, con un po' di organizzazione e grazie alla tecnologia cloud, questo ostacolo è risolvibile. I vantaggi che derivano da questo nuovo modo di lavorare, come la riduzione dei tempi di spostamento, la diminuzione delle spese per l'affitto di uffici aziendali, e impiegati più felici, superano di gran lunga gli aspetti negativi.