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Marilena a Parigi: città magica, piena di vitalità e stimoli con un'energia creativa intima e travolgente

Shutterstock.com
Scritto daFrancescail 17 Marzo 2022

Marilena è un'archeologa al secondo anno di dottorato di ricerca in cotutela tra la Sorbonne e il Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma. Da qualche mese si è trasferita a Parigi. Le piace definirsi un'expat a metà perché per motivi di studio, e soprattutto di cuore, torna spesso in Italia dal suo fidanzato. 

Raccontaci di te, da dove vieni e quanto tempo fa hai lasciato l'Italia?

Sono nata a Tricarico, in provincia di Matera, ma sono cresciuta a Cancellara, in provincia di Potenza. Nonostante il mio amore per i boschi, i colori, i profumi lucani, una terra che amo con disperazione e in modo viscerale, mi sono trasferita a Napoli per l'università. Finita la magistrale sono tornata in Lucania (il termine Basilicata non mi piace e non sento che mi appartenga, da buona archeologa sono radicata alla tradizione e alla storia!), ma ormai il mio piccolo paesino mi stava un po' stretto (anche perché sono laureata in archeologia orientale, in particolare mi occupo di penisola arabica e ho partecipato per quattro anni alla Missione Archeologica Italiana in Arabia Saudita con l'Università degli studi di Napoli “L'Orientale”) e cercando qua e là dottorati e scuole di specializzazione, varie ed eventuali, dopo un anno di servizio civile sempre in Lucania, ho trovato un amore abruzzese Luca (nemmeno a farlo apposta ha un nome legato alla mia terra!) e un master da fare per raggiungerlo a Roma.

Mi sono trasferita da lui che lavora a Pomezia e, siccome non ho mai dimenticato il primo amore, ossia fare un dottorato di ricerca, finito il master ho provato il dottorato al Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana (PIAC). Ma la vera svolta è stato l'incontro con un vero, grande Professore che mi ha aiutato a spiccare il volo e a trovare un aggancio per avviare una co-tutela con la Sorbonne. Neanche a dirlo è stato fondamentale il lockdown che mi ha permesso di partecipare a un bando che altrimenti era già scaduto e soprattutto di prendere un B2 di francese, oltre a fare tutti gli esami del PIAC (è un dottorato particolare come solo nelle università pontificie sanno fare!).

Dopo un mare di documenti da consegnare a luglio 2020 ho saputo che avevo ottenuto la co-tutela e anche un contratto di dottorato con un ente nato da poco “Institut et Initiative Science de l'Antiquité”. Ma se il Covid dà, il Covid toglie perché purtroppo il primo anno di dottorato è stato tutto a distanza e quindi, appena è stato possibile, ho detto a Luca: “Amore, ho deciso a novembre mi trasferisco a Parigi” (lui ovviamente non l'ha presa benissimo, all'inizio!). Ma come dico sempre sono una expat a metà perché torno spesso in Italia per amore e per studio ma spero, nei prossimi anni, di potermi trasferire definitivamente in Francia con Luca (possibilmente nelle regioni settentrionali, anche se amando in modo ossessivo il sole è quasi una condanna a morte per me). 

Da dove è nata la decisione di trasferirti in Francia? In che città vivi ed in base a che criteri l'hai scelta?

Dopo quasi due anni di continue chiusure e aperture, dove l'incertezza e la precarietà di riuscire a combinare qualcosa di buono sembravano ormai le mie due sole compagne di vita, al primo spiraglio di apertura ho deciso che mi sarei trasferita in Francia per migliorare il mio francese e prendere un po' di contatti, in modo da capire le reali possibilità di riuscita e come dico sempre “di che morte dovrò morire!”. Ovviamente ho scelto Parigi sia perché è la sede dei miei studi sia perché ho avuto la possibilità di viverci un mesetto nell'agosto del 2020, grazie a una borsa di studio linguistica presso l'Institut Catholique de Paris, e mi sono sentita subito a casa.

Di cosa ti occupi in questo momento?

Faccio un dottorato in co-tutela tra Sorbonne e PIAC. La mia tesi si intitola “Le origini del Cristianesimo nel regno di Aksum. Legami e rapporti tra Arabia meridionale e Corno d'Africa nel segno dell'interreligiosità tra comunità ebraiche, cristiane e musulmane”.

Torre Eiffel, Parigi / Shutterstock.com

Che iter hai seguito per l'ammissione a un'università così prestigiosa come la Sorbona, per il tuo dottorato?

Sono rimasta sconvolta dalla quantità di “scartoffie” e documenti da presentare; pensavo che riguardo alla burocrazia l'Italia avesse, come al solito, la maglia nera europea e invece mi sono ricreduta: penso che la Francia sia peggio (con tutto il rispetto). Ho dovuto compilare diversi moduli e allegare tutti i documenti (curriculum, titoli, carta di identità, tessera sanitaria etc.) in traduzione giurata, oltre a presentare la ricevuta della prenotazione dell'esame del B2, che è requisito fondamentale per entrare all'università. Per fortuna sono riuscita a passare il DELF, grazie soprattutto anche all'intercessione di Santa Giovanna d'Arco che è stata una guida illuminante (ma questa è un'altra storia!). Penso che il certificato linguistico sia stata una delle maggiori preoccupazioni, soprattutto per me che non sono proprio una poliglotta, purtroppo. Ero terrorizzata anche dal dover fare un colloquio, ma penso che il Covid mi abbia aiutato anche in questo perché hanno deciso di valutare titoli e progetto senza ulteriori colloqui. 

Come si svolge una tua giornata tipo?

Mi piace svegliarmi presto perché credo fermamente nel proverbio che la mattina ha l'oro in bocca. Quando non devo seguire i corsi o le formazioni mi dedico alla ricerca e allo studio, a casa o in biblioteca. Mi piace molto studiare e amo tantissimo l'odore dei libri, anche se paradossalmente il silenzio delle biblioteche mi distrae più del divano di casa mia. Mi piace molto studiare a casa perché è il mio ambiente e mi sento a mio agio e poi poter studiare sul divano o sul tappeto con tutti i fogli sparsi intorno è una sensazione impagabile. Essendo un po' pazza, passo giorni chiusa nel mio mondo a studiare, perché quando inizio un lavoro voglio farlo bene e niente può distrarmi, quindi giorni interi di studio matto e disperato alternati a giorni di vivace dolce far nulla, soprattutto quando c'è il sole, in cui tuffarmi in lunghe passeggiate nei parchi parigini (che adoro) o lungo la Senna per potermi perdere nei meandri dei miei pensieri.

Come ti piace trascorrere il tempo libero?

Adoro passeggiare e stare nella natura e i grandi e meravigliosi spazi verdi di Parigi sono davvero un toccasana per me. Quando c'è il sole, solitamente mi piace andare a passeggiare ai “Jardins du Luxembourg” per leggere e perdermi nei riflessi dell'acqua delle fontane, ascoltare il canto degli uccelli, la voce del vento e i profumi strepitosi delle “pâtisseries-boulangeries”. Mi piace tantissimo anche girare tra gli scaffali delle librerie e inebriarmi con il profumo dei libri e ovviamente, da buona archeologa, adoro i musei che a Parigi sono tantissimi e uno più bello dell'altro. E poi, come si intuisce dal mio essere prolissa, mi piace tantissimo scrivere e chiacchierare.

Jardin du Luxembourg / Shutterstock.com

Immagino che ci siano degli aspetti della vita a Parigi (positivi e negativi) che hai scoperto solo vivendoci. Quali sono?

Penso che Parigi sia una città magica, piena di vitalità e stimoli con un'energia creativa intima e travolgente. Mi capita spesso nelle mie passeggiate solitarie (amo molto stare da sola) di perdermi nella bellezza del cielo, delle architetture, nel lento scorrere mistico delle acque della Senna e tutto questo mi ha convinto che in questa città è quasi impossibile non essere artisti e non elevare il proprio spirito. È impossibile non innamorarsi di Parigi. Ma giustamente non c'è rosa senza spine e mi dispiace dirlo ma le spine di Parigi sono i parigini.

Premetto che è colpa del mio carattere ma trovo estremamente difficile fare amicizia a Parigi. In Italia, se vai al parco dopo due secondi arriva il vecchietto solitario che ha voglia di fare due chiacchiere e così alla fine torni a casa con il cuore pieno di gioia per aver condiviso un pomeriggio con un perfetto sconosciuto. A Parigi nemmeno gli anziani “attaccano” bottone, sembra che ognuno viva nella propria dimensione. Ho trovato questa freddezza (ma forse anche un po' di snobbismo, tipico dei “capitalisti”. In fondo anche i romani de' Roma pensano de' essé i migliori!) solo a Parigi, perché a Orléans, a Rouen, a Nancy, a Domrémy-la-Pucelle mi è sembrato di essere in un altro mondo, ma come dicevo sarà sicuramente colpa mia. Alla fine amo molto la solitudine, l'avere i miei ritmi e coccolare la mia anima crogiolandomi nelle mie emozioni e nei miei pensieri e forse non sono stata finora abbastanza aperta, vedremo magari col tempo andrà meglio e mi ricrederò sui parigini.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Vorrei fare un post-doc, magari al CNRS (spero di riuscirci, voglio sognare in grande!) e poi rimanere a lavorare in Francia, sempre nell'ambito della ricerca archeologica orientale. Spero di trasferirmi in Francia con Luca e vorrei avere una bella casetta sulle rive dell'oceano, nel nord della Francia. Sicuramente per quanto meravigliosa possa essere, non vorrei rimanere a Parigi. Se l'opzione Francia non dovesse andare in porto, il piano B sono gli Emirati Arabi Uniti sia perché ci sono le sezioni distaccate della Sorbonne e del Louvre, sia perché amo la cultura e il mondo arabo, sia perché potrei continuare i miei studi in un ambito che mi interessa molto, ma anche questa è un'altra storia!
 

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Faccio parte del team di Expat.com e sono la persona di riferimento per la comunità italiana. Ho una personalità comunicativa e proattiva, una vasta esperienza all'estero e competenze interculturali.

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