Sondaggio: il 38% degli espatriati tornerà a casa dopo la crisi

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Pubblicato 2020-07-01 alle 08:09 da Anne-Lise Mty
Durante la pandemia, Expat.com e la compagnia assicurativa April International, hanno fatto un sondaggio per scoprire quale fosse l'impatto della crisi sulle persone che vivono all'estero. Il 38% degli intervistati farà rientro a casa dopo la crisi, il 18% ha già lasciato il paese di espatrio, e gli altri scelgono di proseguire la vita all'estero. Scopri cos'altro è emerso dal sondaggio. 

Il sondaggio è stato condotto tra il primo aprile e maggio 2020 su un gruppo di 725 espatriati nel mondo. La maggior parte dei partecipanti erano francesi (60%) e tra gli altri c'erano canadesi, americani e belgi. Gli intervistati vivevano principalmente negli Stati Uniti, in Portogallo, in Thailandia e in Francia.

È interessante notare che, mentre l'82% dei partecipanti dichiarava di non aver lasciato il paese ospitante nonostante la crisi sanitaria, il 38% indicava di voler rientrare in patria dopo il lockdown. Perché l'82% non si è mosso? La maggior parte degli intervistati spiega che si è sentita più al sicuro nel paese di espatrio. Altre ragioni includevano il voler rimanere con le loro famiglie all'estero o non avere i mezzi per tornare a casa.

In controtendenza, il 18% degli espatriati che è rientrato nel paese natale all'inizio della crisi sanitaria, ha preso questa decisione per essere vicino alla famiglia d'origine e per una maggiore sicurezza delle cure mediche. 

Il 38% degli espatriati ha espresso il desiderio di voler tornare a casa dopo la riapertura di confini. Principalmente per questioni legate al permesso di lavoro o di soggiorno oltre al fatto che i loro progetti si sono modificati a causa della crisi. Il restante 62% ha optato per rimanere all'estero perchè ha un lavoro stabile e si è creato una famiglia. 

Gli espatriati che hanno preso parte al sondaggio avevano per lo più tra 18 e 35 anni (38%) e tra 50 e 65 anni (26%). La più parte erano professionisti (46%), seguiti da pensionati (24%), studenti (19%9 e liberi professionisti (11%).