Antonella e il turismo eco-sostenibile in Ghana

Interviste agli espatriati
  • Antonella in Ghana
Pubblicato 2015-02-05 alle 00:00 da Expat.com team
Antonella è una giornalista italiana espatriata in Ghana. Molto attiva in ambito sociale, ha scelto di vivere ad Aflasco, un villaggio di pescatori nella regione del Volta dove ha costruito e gestisce un Wild Camp, una struttura eco-sostenibile.

Ciao Antonella, è un piacere averti con noi. Ci racconti un po' di te?

Ciò che offrite: l'opportunità di comunicare, condividere esperienze, ricevere informazioni utili, è un servizio davvero importante per gli espatriati. Dunque, grazie a voi! Sono una giornalista, dopo anni di esperienza in Italia ho cominciato a muovermi su un terreno internazionale occupandomi soprattutto di diritti umani e del continente africano con uno sguardo particolare al tema della povertà. Scrivo per alcune testate online e sono direttore responsabile di Voci Globali. Attraverso gli articoli ospitati sulla nostro sito di news, cerchiamo dì fare opera divulgativa su tematiche che per lo più rimangono escluse dai palinsesti quotidiani dei mainstream, o vi compaiono quando si tratta di notizie da prima pagina adatte a un pubblico che è stato abituato al gossip, alle tragedie e al sensazionalismo. Ma guerre, rivoluzioni, fame, povertà, crisi ambientali e violazioni di diritti, non sono cose che accadono all'improvviso. Il nostro approccio è quello della riflessione sugli eventi. Cerchiamo di capire e di dare al lettore la possibilità di andare un po' più a fondo su certi temi. Inoltre portiamo nelle scuole corsi sulla povertà e sui diritti umani e giornalismo partecipativo.Cosa dire ancora di me... sono nata a Milano, da emigranti calabresi, sono cresciuta a Napoli e ho studiato (Università e Master) a Bologna. Però quando mi chiedono di dove sei, la risposta viene spontanea: sono napoletana.

C'è un motivo in particolare che ti ha spinto in Ghana?

Quello che sembra accadere per caso non è mai un caso. Dopo altre esperienze nell'East Africa con una ONG, cercavo altre opportunità. Oltre che scrivere, realizzo video. Alcuni amici mi hanno segnalato un'organizzazione anglo-ghanese - Ashanti Development - che stava cercando qualcuno per realizzare un documentario su una delle loro attività: il microcredito alle donne di villaggi ghanesi. Mi sono messa in contatto e, dopo un po', sono partita. Ho vissuto tre mesi in un villaggio Ashanti e ho seguito le donne nelle loro attività quotidiane per filmarle, intervistarle ma, soprattutto, capire. L'ultima settimana prima del rientro in Italia ho deciso di prendermi una vacanza sulla costa e ho incontrato colui che, dopo qualche tempo, sarebbe diventato mio marito. Così il Ghana è rimasto nei miei progetti, sia di lavoro che di vita. Una volta rientrata in Italia, insieme ad alcuni amici, ho fondato la sede italiana di Ashanti Development e abbiamo cominciato a lavorare su progetti di un certo rilievo, tra cui la realizzazione di una clinica in uno dei villaggi più remoti tra quelli dove operiamo. I soci italiani hanno dimostrato una grande solidarietà.

In quale zona del paese ti trovi?

Vivo a Keta, nella regione del Volta. Anzi, per la precisione, ad Aflasco che è uno sconosciuto e piccolo villaggio di pescatori. Volevo un'esperienza vera a contatto con la gente del posto, senza filtri né divisioni. Se parli di povertà, di diritti negati, di governi e istituzioni (ONU compresa) incapaci di far fronte ai diritti fondamentali dei cittadini, nei problemi e nella vita della gente devi starci dentro. È il miglior modo per farsi un'idea, per sviluppare strategie - anche per piccoli progetti - e per criticare quel che c'è da criticare.

Di cosa ti occupi attualmente?

Oltre che occuparmi di Voci Globali e dei progetti di Ashanti Development, ho messo su una piccola attività turistica: un Wild Camp. Ospitiamo poche persone, fino ad 8, quando saremo a regime, che vivono all'interno di un compound come in una delle case tradizionali. Il luogo è molto bello, tra la laguna e l'Oceano e si presta ad una vacanza rilassante, a contatto con la natura. Stare all'interno del villaggio offre inoltre agli ospiti la possibilità di sperimentare la vita reale in questa parte del Ghana. Entrano in contatto con la gente del posto, magari possono andare a pesca con gli uomini o al mercato con le donne... Ci sono inoltre molti luoghi interessanti da visitare non lontano da Keta e siamo a 45 minuti dal confine con il Togo. Spesso i nostri ospiti si fermano qui prima di proseguire per il Togo o dopo esserci stati. Il Wild Camp lo abbiamo costruito con le nostre mani con materiale locale - e dunque eco-sostenibile, ma non mancano i comfort. E poi cuciniamo sia ghanese che italiano. La nostra specialità è la pizza-brusca...

Scrivi un blog intitolato "Ghanaway", quand'è che hai cominciato a scriverlo e che tematiche tratti?

Dopo un po' che vivevo in Ghana, e poi ad Aflasco, le emozioni e le esperienze erano davvero troppe per poterle contenere solo nella mia mente. Così ho pensato al blog. Ghanaway.net è una sorta di zibaldone, ci sono articoli, ma anche semplici riflessioni, pensieri e molte esperienze quotidiane, sia della vita in Ghana in generale, che della mia vita nel villaggio.

Ci potresti parlare un po' dei pro e contro legati alla vita in Ghana?

In Ghana ci si sente generalmente sicuri. Anche una donna che viaggia sola e segue semplici regole di buon senso, non incorre in pericoli o rischi particolari. Ai ghanesi piace molto parlare, anche dei politici, e lamentarsi. Ma da questo all'azione c'è una distanza che a volte sembra incolmabile (del resto, non è lo stesso in Italia?). E così ci sono situazioni che si perpetuano all'infinito senza essere risolte anzi, semmai, peggiorando. Per esempio in questi ultimi anni la situazione economica del Paese - contrariamente a quello che appare all'estero - è peggiorata. L'inflazione è altissima, il costo della vita e i generi di prima necessità sono aumentati e continuano ad aumentare di mese in mese. E così pure il costo delle bollette. Eppure manca spessissimo la corrente, a volte anche per 24 ore. Inoltre, la situazione igienica è terribile, nella maggior parte dei villaggi non hanno né acqua, né luce, né bagni. E l'accesso alle cure e agli ospedali non è gratuito. Un altro grosso problema in questo Paese è la corruzione. Il fatto è, che dei "contro" soffrono soprattutto - e in alcuni casi soltanto - i più poveri. Per il resto, la ricchezza - si sa - aiuta, e chi può concedersi ogni comfort forse ha diverse percezioni dei pro e contro di questo Paese... E questo riguarda gli espatriati come i ghanesi stessi. Nel Paese, infatti, la forbice socio-economica e tra classi sociali è oggi molto ampia.

Paese che vai, usanze che trovi: c'è un'abitudine locale che ti ha maggiormente colpita?

Una in negativo è l'estrema corruzione (o facile corruttibilità) della polizia o del personale degli uffici pubblici o anche degli ospedali. La cosa più terribile è che ad essere vessati sono soprattutto le persone che hanno meno. Se vai in un ospedale e paghi passi prima, altrimenti fai la fila anche per cinque, sei, sette ore... Quando un controllo stradale ferma un tro-tro o un taxi, l'autista mette mano al portafoglio e paga... Tanto per citare degli esempi. Ma si paga anche agli alti livelli per servizi o concessioni varie...
Per il resto, mi hanno colpito tutte le tradizioni locali: il ruolo dei chief locali, ad esempio, che in certe relazioni e decisioni contano più di un ministro o dello stesso presidente. La tradizione dei funerali - la celebrazione più importante nella vita di un ghanese; la differenza nel modo di fare e nel carattere delle varie tribù (o gruppi etnici); il fatto che fai cento chilometri - tanto per dire - e la lingua cambia (se non ci fosse l'inglese a fare da collante sarebbe un gran casino...). E poi mi ha colpito che la vita dei ghanesi è molto fuori e poco dentro, sia fisicamente che metaforicamente. La maggior parte delle attività sono svolte all'aperto: cucinare, mangiare, i mercati. Anche i falegnami lavorano per strada e certi impiegati comunali hanno i loro banchetti, con tanto di macchina da scrivere, all'aperto. Ai ghanesi, inoltre, interessa molto quello che si pensa o dice di loro: forma, apparenza, corrispondere a certe regole sociali, appartenere a una chiesa o a un gruppo, sono tutte cose importanti per un ghanese.

La gente del posto è accogliente nei confronti degli espatriati?

I ghanesi sono generalmente molto cordiali e ben disposti con gli stranieri, anche se ovviamente ci sono persone più socievoli (e sincere) di altre. In generale gli Ashanti e chi vive nella capitale o nei luoghi molto turistici sono più aperti, gli Ewe - tra i quali vivo - sono invece meno sorridenti e più guardinghi. Ma, si sa, le relazioni, sono sempre fatte di interazioni e rapporti personali. Non va mai bene generalizzare. La percezione che si ha del comportamento dei ghanesi nei nostri confronti deriva anche dai nostri stessi comportamenti. Comunque, in Ghana molto dipende dall'ambiente in cui vivi. Se vivi da europeo e lavori per multinazionali o grandi aziende allora il tuo rapporto con i locali può essere limitato e circoscritto. Ma se si vive a contatto con i ghanesi e si fa vita ghanese allora tutto cambia. Io non cambierei la mia vita qui, con quella di un espatriato di lusso.

Com'è una tua giornata tipo?

Nei fine settimana mi dedico agli ospiti del Wild Camp (wildcampghana.com). Durante la settimana, invece, mi dedico alla cura del compound - qui ci sono sempre tantissime cose da fare - a cominciare dal bucato a mano - scrivo e tre volte a settimana passo qualche ora del pomeriggio con alcuni bambini del villaggio. Come Ashanti Development abbiamo infatti avviato un nuovo progetto. In questo villaggio, come dicevo, c'è molta povertà e deprivazione. Ai bambini diamo da mangiare e facciamo scuola. Soprattutto insegniamo loro regole di socialità e di comportamento, cose che a casa nessuno dice loro. Nessuno se ne prende cura e devono letteralmente badare a se stessi. Per ora ho cominciato io, poi spero che altri volontari arriveranno. Chi sceglie di fare questa esperienza fa una bellissima vacanza e, nello stesso tempo, può sostenere i bambini del posto, sia attraverso donazioni, sia offrendo qualche pomeriggio per stare con i bambini, farli giocare, leggere, imparare una canzone... Per me il momento più bello è quando scende la sera, con la luna, le stelle, le onde del mare che nel silenzio cominciano a sentirsi. Quando ci sono ospiti organizziamo serate sulla spiaggia o anche escursioni sulle isolette nella laguna.

Com'è cambiata la tua vita da quando ti sei trasferita in Ghana?

Non è stato facile all'inizio. Non avere amici, non parlare la tua lingua per mesi e mesi, non condividere la cultura ed esperienze comuni con chi ti sta intorno. Però assaporo il gusto di scoperte quotidiane, di una riflessione più approfondita, di tempi umani, di una vita semplice sotto certi aspetti, ma molto più complessa e sconosciuta per altri.

Per concludere, a fronte della tua esperienza, ti senti di dare qualche consiglio a quanti stanno per affrontare un trasferimento in un Paese estero?

Consigli non posso darne, ma ti dico quello che penso: la cosa più bella è restare se stessi anche nel contesto più diverso possibile dal tuo ma, nello stesso tempo, essere così aperti al cambiamento da assimilarlo senza pregiudizi e senza restrizioni.

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