Che cos'è la xenofobia e come incide sulla vita degli espatriati?

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Pubblicato 2022-07-29 alle 10:04 da Ameerah Arjanee
Secondo quanto riportato da BBC Africa, il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha condannato i recenti attacchi ai danni di lavoratori stranieri che vivono nel Paese. Si teme che questa escalation di violenza sfoci nelle stesse rivolte a sfondo xenofobo del 2008, quando 62 persone provenienti da Mozambico, Malawi e Zimbabwe furono uccise, e oltre 600 rimasero ferite.

La xenofobia è definita come la paura o l'odio nei confronti degli stranieri. Va distinta dal razzismo, che è un pregiudizio verso persone appartenenti ad altri gruppi razziali. La xenofobia può ovviamente avere una componente razzista se rivolta a uno straniero di etnia diversa, ma non è sempre così. Lo Human Sciences Research Council (HSRC) del Sudafrica ha identificato le cause della xenofobia nel Paese: la deprivazione (povertà), il senso di eccezionalismo (superiorità) e la cittadinanza esclusiva (cittadinanza concessa esclusivamente in base all'etnia o al Paese di origine).

Povertà e disuguaglianza economica generano episodi di xenofobia

Alexandra, il punto nevralgico della violenza xenofoba in Sudafrica, è una cittadina popolosa e povera che sorge proprio accanto al ricco centro finanziario di Johannesburg. Gli abitanti di Alexandra si scontrano ogni giorno con questa disuguaglianza a livello economico.

Sentendosi poco considerati dalla classe politica, i sudafricani di Alexandra finiscono per incanalare la loro frustrazione verso gli immigrati africani più poveri e indifesi di loro, che abitano nelle vicinanze. Questo fenomeno in inglese è chiamato "scapegoating" e in italiano possiamo tradurlo come "capro espiatorio". Si tratta di un meccanismo di difesa psicologica che consiste nel proiettare su altri colpe non meritate, per alleviare lo stress e recuperare un senso di potere.

Nel rapporto dell'HSRC, pubblicato dopo i disordini del 2008, il sociologo Michael Neocosmos spiega che il trauma dell'apartheid fa sì che i sudafricani neri poveri siano restii nell'attaccare i sudafricani bianchi e i ricchi. Risulta, per loro, più semplice rifarsi sui malawiani che gestiscono piccole attività commerciali, accusandoli di "rubare posti di lavoro".

La tendenza a cercare il capro espiatorio negli stranieri vulnerabili può cessare solo affrontando e correggendo le ragioni più profonde che stanno alla base della povertà nella città di Alexandra. Le organizzazioni locali hanno promosso iniziative di incontro, tra cui attività sportive, per favorire la collaborazione pacifica e la comprensione tra sudafricani e lavoratori stranieri africani.

Gli espatriati della classe media e dei ceti abbienti tendono a essere meno interessati da atti di xenofobia, ma questo non significa che il risentimento di natura economica non li coinvolga. In alcuni Paesi, gli espatriati europei e nordamericani possono percepire stipendi molto più alti rispetto ai locali. A volte ciò è dovuto a discriminazioni verso la popolazione locale. Altre volte dipende dai requisiti legali per l'ottenimento del permesso di soggiorno. 

A Mauritius, ad esempio, il permesso di occupazione professionale per gli espatriati (OCP) viene garantito solo lo straniero percepisce uno stipendio di almeno 60.000 rupie al mese (1.331 USD). Questo stipendio è quasi il doppio di quello di un mauriziano, che guadagna in media 33.766 rupie al mese (748 dollari). La disparità di trattamento può provocare un senso di frustrazione, vedi insofferenza, verso gli espatriati più ricchi ma, per fortuna, non si sono mai verificati atti di violenza. 

I lavoratori del Bangladesh a Mauritius, invece, devono fare i conti con atti di xenofobia. Lavorano per stipendi molto bassi nei cantieri, nell'edilizia e nel settore dei servizi. I giornali mauriziani hanno denunciato il pessimo trattamento che subiscono da parte dei datori di lavoro, le vessazioni inflitte dalla polizia e il risentimento che i mauriziani hanno verso di loro, perchè li ritengono responsabili di aver mantenuto basso il salario minimo mauriziano.

Nel corso delle elezioni del 2019, i bangladesi sono stati accusati di averle "sabotate", votando senza avere la cittadinanza. Alla fine i bangladesi registrati come elettori del Commonwealth erano solo 45, ma questi numeri sono stati gonfiati a dismisura sui social media, generando la teoria xenofoba del complotto. I casi del Sudafrica e delle Mauritius, pur diversi tra loro, dimostrano che la xenofobia spesso deriva dalla paura dei locali di perdere potere economico e politico - posti di lavoro, alloggi, voti.

L'eccessivo orgoglio culturale crea odio verso gli stranieri

Le altre due cause della xenofobia indicate dallo Human Sciences Research Council (HSRC) del Sudafrica, ossia "senso di eccezionalità" e "cittadinanza esclusiva", hanno a che fare con lo sciovinismo, definito come eccessivo patriottismo ed eccessivo orgoglio culturale. Quando le persone sono smisuratamente orgogliose della storia, del successo economico, della potenza militare, ecc... del loro Paese, tendono a disprezzare gli stranieri, considerandoli come "inferiori". 

La xenofobia nei confronti degli espatriati a Singapore, ad esempio, è spesso rivolta verso coloro che provengono dai Paesi asiatici vicini, in particolare da Malesia, Indonesia, Myanmar, Thailandia, India e Cina. Singapore è l'unica economia ad alto reddito della regione, con un potere d'acquisto e un tenore di vita paragonabili a quelli dell'Europa e del Nord America. Sebbene la violenza interetnica sia assente a Singapore, la xenofobia si fa sottilmente sentire nel settore del lavoro, nel mondo accademico e nel mercato degli affitti.

Secondo un articolo della CNBC del marzo 2017, la xenofobia è comune nelle pratiche di affitto a Singapore. Molti proprietari aggiungono la nota "no Malay", "no Indians" e "no PRC [Cina]" nei loro annunci. Gli espatriati indiani riferiscono che, anche se alcuni annunci non riportano diciture discriminatorie, si sono sentiti penalizzati durante le visite dell'immobile, o sono stati informati verbalmente dagli agenti che i proprietari "preferiscono" non affittare agli indiani. 

Alcuni di questi espatriati indiani ritengono che il loro alto livello di istruzione, l'elevato stipendio e il background cosmopolita non li proteggano dall'essere etichettati con stereotipi negativi. Alcuni stereotipi xenofobi che i proprietari di Singapore potrebbero avere verso gli altri asiatici sono che sono "disordinati", "non puliscono adeguatamente" e che il loro cibo "ha un cattivo odore". Questo dimostra che, sebbene gli espatriati della classe media raramente sperimentino la violenza di cui sono vittime i lavoratori dello Zimbabwe in Sudafrica, possono comunque sperimentare la xenofobia in modi più velati.

Secondo un articolo della CNBC del marzo 2017, la xenofobia è comune nelle pratiche di affitto a Singapore. Molti proprietari aggiungono esplicitamente "no Malay", "no Indians" e "no PRC [Cina]" ai loro annunci. Gli espatriati indiani hanno riferito che, anche se alcuni annunci non riportano parole discriminatorie, si sono sentiti discriminati durante le visite di persona o sono stati addirittura informati verbalmente dagli agenti che i proprietari "preferiscono" non affittare agli indiani. Malgrado l'alto livello di istruzione, l'elevato stipendio e il background cosmopolita, sono comunque discriminati. 

Alcuni stereotipi xenofobi che i cittadini di Singapore hanno nei confronti di altri asiatici: che sono "disordinati", "non puliscono adeguatamente" e che il loro cibo "ha un cattivo odore". Questo dimostra che, sebbene gli espatriati della classe media  sperimentino raramente la violenza di cui sono vittime i lavoratori dello Zimbabwe in Sudafrica, possono comunque sperimentare la xenofobia in modi più subdoli.

La minaccia delle malattie aumenta la xenofobia

La pandemia di Covid-19 ha scatenato una nuova ondata di xenofobia verso gli espatriati cinesi nel mondo, soprattutto nei Paesi occidentali. La paura generata dal virus, che è stato individuato per la prima volta in Cina, si è fusa con vecchi stereotipi sul Paese, politiche razziste di estrema destra e tensioni politiche preesistenti, soprattutto nel contesto della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti.

Rispetto alla situazione in Sudafrica, la povertà non ha alcun ruolo nella genesi di questo tipo di xenofobia. Il principale responsabile della paura è la minaccia delle malattie. Un articolo di Zhuang She, pubblicato sulla rivista BMC Public Health, sostiene che tutte le epidemie sono associate a un aumento della xenofobia, vedasi quando gli africani negli Stati Uniti sono stati discriminati durante l'epidemia di Ebola, o gli stranieri in Svizzera durante la crisi dell'influenza aviaria.

L'ondata di xenofobia generata dal Covid-19 ha portato a un aumento esponenziale dei casi di discriminazione, molestie verbali e aggressioni fisiche nei confronti delle persone di origine cinese che vivono negli Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Italia, Spagna, Grecia, Germania, Russia, Australia, Giappone, Corea del Sud e Brasile.

Le attività commerciali nella Chinatown di San Francisco sono state vandalizzate e tanti cittadini cinesi della Bay Area sono stati picchiati per strada da sconosciuti. Nel marzo del 2021, una donna cinese di 70 anni è stata presa a botte da un giovane in uno spazio pubblico. Nello stesso anno, un anziano tailandese-americano è stato ucciso, mentre l'odio xenofobo si estendeva ad altri cittdini asiatici.

In Spagna, una violenza simile ha lasciato in coma un cinese-americano nel 2020, dopo essere stato picchiato da uno sconosciuto. Secondo Human Rights Watch, nel Regno Unito sono stati denunciati oltre 250 crimini d'odio contro cittadini asiatici nei primi tre mesi della pandemia, ovvero da gennaio a marzo 2020. Molte vittime erano studenti internazionali, che hanno in seguito lasciato il Paese. Sebbene non si siano verificate violenze fisiche in Giappone e in Corea del Sud, anche lì sono state vandalizzate delle aziende cinesi. 

In Russia, la rete di autobus statale ha iniziato a denunciare i passeggeri cinesi alla polizia nel 2020, il che ha spinto l'ambasciata cinese a inviare una lettera a Mosca chiedendo la fine di questa pratica xenofoba. In Brasile, il ministro dell'Istruzione ha twittato una teoria del complotto secondo cui la Cina sta pianificando il "dominio del mondo" attraverso il virus. Questa teoria del complotto colpisce le persone normali - cittadini, immigrati, espatriati e studenti internazionali - che diventano dei bersagli.

Poiché i termini "virus di Wuhan" e "virus della Cina" contribuivano ad alimentare la xenofobia, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito il termine ufficiale "Covid-19" per evitare ulteriori stigmatizzazioni xenofobe. Negli Stati Uniti, nel 2021, è nato il movimento Stop Asian Hate, che organizza manifestazioni, proteste e raduni per combattere il razzismo e la xenofobia.