Giulia: "Dal Giappone siamo tornati in Italia per aprirci nuove strade"

Interviste agli espatriati
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Pubblicato 2020-12-07 alle 07:31 da Francesca
Giulia è una ragazza forte e determinata. Qualche anno fa vola a Tokyo per imparare la scrittura giapponese, uno dei suoi sogni da bambina. Durante il soggiorno incontra l'anima gemella, un ragazzo giapponese, e si sposano. Nel tempo maturano una scelta importante che li porta a rientrare in Italia... l'estero non è sempre l'eldorado come abbiamo la tendenza a credere, e Giulia ci spiega perchè!

 

Raccontaci un po' di te, da dove vieni e quanto tempo hai vissuto in Giappone?

Mi chiamo Giulia, ho 28 anni e abito nella provincia di Forlì Cesena. Da quattro anni circa sono sposata con un giapponese ed in questo momento stiamo vivendo in Italia. 

Quali furono i motivi che ti portarono in Giappone?

Il motivo principale che mi ha portato fino in Giappone è stato legato al mio deficit visivo; ho una malattia degenerativa della retina che mi ha portato nel corso del tempo a perdere progressivamente la vista. Ho affrontato un periodo in cui non volevo uscire di casa e mi sentivo molto triste per questa mia condizione, ma poi un giorno ho realizzato che mi sarebbe tanto piaciuto imparare a leggere e a scrivere con gli ideogrammi giapponesi perché era una cosa che mi incuriosiva sin da quando ero bambina. Quindi mi sono rimboccata le maniche, ho cercato per quello che potevo di studiare, e poi mi sono iscritta per un anno in una scuola di lingua giapponese a Tokyo.

Hai volato dall'Italia in Giappone, e ritorno, in piena pandemia, ci racconti come si sono svolti i tuoi viaggi? Hai avuto timori?

Ho viaggiato dall'Italia al Giappone nell'agosto del 2020, durante i vari blocchi di frontiere. Ho potuto fare questa cosa grazie all'Ambasciata giapponese che mi ha fornito dei documenti in quanto io, essendo sposata con un cittadino giapponese, potevo richiedere dei lasciapassare speciali. Purtroppo nel mio imbarco dall'Italia al Giappone ho riscontrato alcuni problemi e dall'Italia mi avevano prospettato che non mi avrebbero lasciato entrare in Giappone. In realtà sono riuscita a passare la dogana e mi hanno effettuato il tampone d'ingresso come per tutti coloro che in questo momento hanno la possibilità di rientrare nel paese.

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Che documenti hai presentato per poterti imbarcare/sbarcare e hai dovuto fare la quarantena all'arrivo nei due paesi?

Come ho detto ho dovuto presentare un documento particolare che mi è stato rilasciato dall'Ambasciata giapponese ed in più il mio visto matrimoniale. Al mio arrivo mi è stato fatto il tampone e poi ho dovuto effettuare i 14 giorni di quarantena a casa. Questo consisteva appunto nel rimanere isolati all'interno della propria abitazione e saltuariamente ricevevo le telefonate dell'ospedale locale. Nel momento in cui sono tornata in Italia invece non mi è stato fatto il tampone in aeroporto al mio arrivo, ma ho comunque dovuto affrontare 14 giorni di quarantena. A distanza di 3 e 10 giorni ho effettuato i due tamponi previsti.

Che tipo di visto avevi in Giappone, e che procedura hai seguito per ottenerlo?

Nel 2016 sono arrivata in Giappone con il visto turistico valido per 90 giorni ed ho frequentato i primi tre mesi di scuola in questo modo, successivamente ho richiesto un visto studentesco per lingua giapponese della validità di un anno. Nel 2017 mi sono sposata e quindi ho potuto richiedere il visto matrimoniale, che inizialmente mi hanno rinnovato di anno in anno. Ci sono diversi documenti da presentare per entrambi visti.

Per il visto studentesco, ad esempio bisogna presentare documenti che attestino di avere a disposizione una certa cifra in denaro per potersi mantenere autonomamente, in quanto con il visto studentesco non è permesso lavorare per più di 21 ore settimanali. In caso contrario è necessario avere la firma di un garante. Per quanto riguarda il visto matrimoniale abbiamo dovuto presentare i vari documenti del matrimonio, i vari documenti che attestavano il reddito di mio marito, e lo stato di famiglia

Hai avuto difficoltà ad adattarti alla vita in Giappone e come le hai superate?

Il Giappone è un paese completamente diverso dall'Italia. Credo che bisogna avere una sorta di attitudine per potersi integrare all'interno della società. Io personalmente amo molto la loro cultura, ma la cosa che forse ho sempre fatto un po' fatica ad accettare è la dedizione che devono avere obbligatoriamente per il mondo del lavoro.
Il lavoro e l'azienda passano automaticamente avanti alla famiglia, non per scelta del singolo cittadino, ma perché queste sono tradizioni culturali molto radicate. In certi casi però bisogna stringere i denti e cercare di accettare il paese in cui si è deciso di vivere perché dopotutto non possiamo trasportare il modo di vivere che abbiamo in Italia in un paese tanto diverso dal nostro.

Del Giappone amo la precisione e la gentilezza con cui vieni trattato. Ovviamente ci sono stati anche casi completamente diversi da quello descritto sopra, ma in linea di massima i giapponesi sono persone estremamente gentili ed altruiste. Sin da bambini viene insegnata loro l'importanza non del singolo ma del gruppo. Quindi si preoccupano molto per gli altri. È anche vero però che, proprio perché questa cosa vien insegnata a  scuole, la avvertono come un obbligo ed un dovere e non come un piacere. Perlomeno questa è l'esperienza che ho avuto io.

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I giapponesi sono aperti verso gli stranieri? E' facile fare amicizia con la gente del posto?

I giapponesi sono molto curiosi e hanno interesse verso le culture straniere; mi è capitato spesso di parlare con persone che mi hanno fatto tante domande sul posto da dove venivo. Noi però concepiamo l'amicizia in maniera molto diversa da loro. Spesso noi ci sfoghiamo con i nostri amici, parliamo dei nostri problemi.

Non sto dicendo che non con un giapponese non sia possibile parlare dei propri problemi, ma a volte loro lo avvertono come un voler scaricare le proprie frustrazioni sugli altri. Quindi bisogna starci un po' più attenti. Io ho diverse conoscenze giapponesi ma ritengo di non avere amici. L'unico amico giapponese che ho è mio marito! Di persone con cui fare due chiacchiere e parlare del più del meno però ce ne sono tante!

Quali sono gli usi e i costumi del Giappone che più ti hanno colpito?

A me piacciono molto le tradizioni giapponesi, come per esempio le feste in onore dei bambini e delle bambine oppure i vari Matsuri che si svolgono principalmente in estate, o ancora l'annuale visita al tempio per il 1 gennaio. Anche le cerimonie di inizio e fine anno scolastico sono molto affascinanti,

I Matsuri sono delle celebrazioni che si svolgono durante tutto il periodo dell'anno, e in maniera più intensiva nel periodo estivo. Solitamente si celebra qualcosa come l'auspicio della pioggia, per esempio. Per la città si svolge una parata che si conclude in uno spiazzo dove vengono poste diverse bancarelle tra cui girare e mangiare. Molte persone si recano a questi eventi con gli abiti estivi tradizionali e poi ci si gode i fuochi d'artificio di chiusura.

Nelle feste dedicate ai bambini dai 3 ai 5 anni è tradizione vestirli con gli abiti tradizionali, fare delle foto ed andare in passeggiata con i genitori fino al tempio. In questa occasione, alle bambine viene spesso regalata una bambola come segno di buona fortuna.

Ora che sei rientrata in Italia, in tanti ti avranno chiesto: “ma non stavi meglio li?”. Ci spieghi perché, secondo te, l'estero non è sempre l'eldorado come abbiamo la tendenza a credere?

Tornata in Italia molte persone mi hanno detto che sia io che mio marito avevamo preso una decisione sbagliata. Noi abbiamo preso questa decisione in concomitanza con una pandemia che purtroppo nessuno di noi ha potuto controllare e prevedere. Quindi logicamente le difficoltà ci sono e ci sono state.

Il giudizio degli altri è derivato dal fatto che molte persone credono e sono fermamente convinte che l'Italia sia uno dei posti peggiori in cui vivere paragonato ad altri paesi. Come ho detto, io ho un rapporto molto speciale con il Giappone, e se potessi davvero viverci serenamente, ci vivrei senza pensarci due volte; bisogna però fare una distinzione fra vivere in Giappone da studenti o viverci da sposati, come lavoratori.

Il periodo in cui ho vissuto in Giappone da studente è stato probabilmente uno dei più spensierati di tutta la mia vita, ma credo che questo sia derivato dal fatto che comunque non avevo troppi problemi e non avevo diciamo responsabilità. Nel momento in cui mi sono sposata non entrata in contatto con la realtà della vita in Giappone per una famiglia di ceto medio basso. Noi eravamo molto felici, ma con la mia difficoltà nel trovare lavoro per la mia malattia, l'affitto da pagare, il lavoro di mio marito che lo teneva spesso e volentieri lontano anche per settimane, la difficoltà nel risparmiare, ci siamo resi conto che dopo tutto probabilmente la vita che stavamo affrontando non sarebbe stata tanto diversa in altri posti.
Certo non potevamo di certo lamentarci perché ci sono sempre condizioni peggiori, ma abbiamo voluto provare a fare questo salto. Ci siamo detti: siamo giovani, possiamo provare a vedere come vivere la nostra relazione in un altro paese, e abbiamo scelto l'Italia perché comunque io qui ho un appoggio.

Abbiamo avuto molte critiche per questa nostra scelta, ma bisogna sempre ricordarsi che ognuno ha la propria storia. Non tutti in Giappone sono ricchi e non tutti sono poveri. Il mercato immobiliare è davvero molto costoso ed il lavoro non è poi così facile da trovare come tanti vogliono farci credere. Mio marito ha voluto provare a trasferirsi proprio perché era stanco dei ritmi di lavoro del suo paese. Non sappiamo se è la scelta giusta, ma è comunque un'esperienza che ci porteremo dentro e che magari ci aiuterà a crescere.

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Su quale canale social possono seguirti i nostri lettori?

Dopo il trasferimento in Giappone ho aperto un canale YouTube dove mi sono divertita a parlare di tutte le mie varie esperienze e che comunque a tutt'oggi sto mantenendo attivo. Se qualcuno avesse piacere di fare due chiacchiere con me potete trovarmi nel canale My Mirror

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