Quale futuro per i nomadi digitali dopo il coronavirus?

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Pubblicato 2020-08-17 alle 10:46 da Veedushi
Per rilanciare la sua economia dopo la crisi del COVID-19, l'Indonesia sta mettendo a punto una nuova strategia per attirare nomadi digitali a Bali. Lo ha annunciato la scorsa settimana il Ministero degli Affari Marittimi indonesiano. L'Estonia invece ha emesso un visto dedicato ai nomadi digitali che permette di lavorare da remoto per un'azienda, o come libero professionista, per un anno. La crisi economica sta avendo un duro impatto sul mercato del lavoro mondiale, cosa aspettarsi ora che molte nazioni hanno cominciato ad aprire le frontiere?
 

Diventare un nomade digitale, o un freelance, è un'idea che attrae sempre più professionisti che sono stanchi della routine casa-lavoro. Nel concreto, in cosa consiste il nomadismo digitale? Niente di più semplice: fate le valigie, senza dimenticare il vostro pc portatile, e salite su un aereo. Destinazione l'altra parte del mondo. Interessante vero? Ovviamanente ci sono vari aspetti da considerare, primo tra cui quello di fare un lavoro che non imponga la presenza fisica in ufficio. La crisi sanitaria che ci sta investendo in questi mesi ha cambiato l'assetto della mobilità, oltre che aver causato la perdita di milioni di posti di lavoro, pertanto se avete intenzione di intraprendere questo tipo di progetto, dovete avere un piano ben strutturato. 

Daniela è una travel blogger portoghese e una scrittrice freelance. "Mio marito ed io abbiamo deciso di lasciare il posto fisso per girare il mondo. A causa della pandemia, siamo rimasti bloccati in Uzbekistan per diverso tempo". Pur essendo riusciti a tornare in Portogallo, gli ultimi mesi sono stati complicati. “Avevamo un lavoro d'ufficio a cui abbiamo preferito rinunciare per viaggiare. Il coronavirus ci ha tarpato le ali. Oggi stiamo cercando di ricostruirci un avvenire. Per qualche mese ce la siamo vista brutta perchè le assunzioni nelle aziende erano in stallo. Le offerte per lavori da libero professionista erano pari a zero. Ammette che da qualche mese a questa parte non vedono uno stipendio. "Ma questo è dovuto alla natura degli argomenti di cui scriviamo, ossia viaggi e turismo".

L'impatto del COVID-19 sul nomadismo digitale

In molti paesi nel mondo, aziende di ogni settore e dimensione stanno licenziando il loro personale. Molti professionisti si sono ritrovati senza lavoro, o con lo stipendio decurtato, e sono alla ricerca di alternative per guadagnarsi da vivere. È qui che entra in gioco il nomadismo digitale. Certo non è uno stile di vita che fa per tutti ma se siete espatriati, e avete di recente perso il vostro impiego, potete considerare questa opzione. Contrariamente a quanto si pensa, questo settore non è riservato esculsivamente ai professionisti in informatica, anche se un minimo di conoscenza della materia è fondamentale. Potete cercare impiego nel settore della comunicazione, del marketing, della gestione della risorse umane, del design, delle pubbliche relazioni, del community management...

Da notare inoltre che, data l'attuale situazione economica, le aziende preferiscono assumere liberi professionisti piuttosto che personale fisso. Quindi, se lavorare dall'estero senza essere costretto da orari, o schiacciato dalla routine, è quello che avete sempre voluto, considerate di diventare un nomade digitale!

Qual è la tendenza attuale?

Secondo un recente studio condotto da Payoneer su 1.000 nomadi digitali che vivono in più di 100 paesi nel mondo, il flusso migratorio è diminuito dopo l'inizio della crisi soprattutto in destinazioni come America del Nord ed Europa, tra le più colpite dalla pandemia. Il 17% degli intervistati afferma che c'è stato un leggero aumento della domanda, mentre il 23% non testimonia cambiamenti rispetto a prima della crisi. Il 53% spera in un aumento dell'offerta dopo la fine della crisi mentre il 21% crede che la propria attività professionale ritornerà presto alla normalità. 

Nomadi digitali: quali prospettive?

Di questi tempi molti paesi fanno affidamento sui nomadi digitali per rilanciare  la loro economia. Seguendo l'iniziativa di Estonia ed Indonesia, anche le Bermuda offrono la residenza agli stranieri che vogliono trasferirsi sul territorio per un anno, lavorando legalmente da remoto. Oltre al clima piacevole, alle Bermuda non sono stati registrati casi di coronavirus. Su questo esempio, le Barbados hanno lanciato il mese scorso il "Barbados Welcome Stamp" che permette agli stranieri di lavorare legalmente sull'isola per un anno, uscire dal territorio e rientrare senza restrizioni, e dà diritto all'esenzione del pagamento delle tasse sul reddito. La Germania offre il Freiberufler visa, che dà diritto al lavoro da remoto e alla residenza per tre anni. In questo casi bisogna essere dei professionisti con partita iva e bisogna pagare le tasse sul reddito. 

I visti annuali concessi da Bermuda e Barbados sono rinnovabili per un anno supplementare. 

Quali sono i posti migliori per il lavoro a distanza?

Prima di scegliere la destinazione ideale dovete considerare vari fattori tra cui la sicurezza, il costo della vita, l'inclusione, la velocità di connessione internet, la disponibilità di spazi di coworking, ecc... Secondo uno studio condotto da Carphone Warehouse, tra le migliori città per lavorare da remoto figurano Chiang Mai (Thailandia), Berlino, Barcellona, Melbourne, Tolosa, Montreal, Dubai e Oslo. Queste destinazioni si distinguono in termini di tasso di occupazione, compenso mensile, spazi di coworking, velocità dell' internet, affitti convenienti, costo e qualità della vita. In uno studio simile, fatto dalla CIA Insurance, compaiono invece Madrid, Istanbul, Budapest, Tirana, Roma, Lisbona, Varsavia, Mosca, Praga e Sofia.

Pianificate il vostro trasferimento

Per fare in modo che il vostro progetto abbia successo dovete ben pianificare le mosse. Come prima cosa contattate l'Ambasciata o il Consolato del paese dove volete trasferirvi. Informatevi sulle condizioni da soddisfare per lavorare come libero professionista e se dovete fare domanda di visto o altro documento in particolare. Successivamente stipulate un'assicurazione sanitaria privata che incluDa il rimpatrio per motivi sanitari. Unitevi ai gruppi dedicati ai nomadi digitali che trovate sui social media. Non dimenticate inoltre di avere affidamento sulla vostra rete di contatti professionali, e buona fortuna!