Testimonianza di Ilaria da Copenaghen

Interviste agli espatriati
  • Foto di Ilaria
Pubblicato 2018-11-22 alle 11:00 da Francesca
Alla ricerca di una stabilità che a Roma non riusciva a trovare, Ilaria lascia l'Italia per trasferirsi a Copenaghen.
Da allora sono passati quasi otto mesi, si è ben sistemata, ha trovato casa e un lavoro. Pur non trattandosi di un impiego specializzato è soddisfatta perchè è riuscita a stabilire quell'equilibrio fra indipendenza e tempo libero che le permette di dedicarsi ai progetti personali.
Ilaria si sta impegnando a fondo per intraprendere una carriera come Storyteller for Entertainment Media e noi di Expat.com facciamo il tifo per lei!

Ci racconti un po' di te, da dove vieni e quanto tempo fa hai lasciato l'Italia?

Mi chiamo Ilaria, ho quasi 29 anni, sono nata e cresciuta a Roma, città che ho lasciato otto mesi fa per venire qui a Copenaghen, dove sono arrivata il 26 marzo.

Quali sono i motivi del tuo trasferimento a Copenaghen?

Tanti, come quasi sempre in questi casi.
Erano già diversi anni che l'Italia, ma anche la mia città, mi stava stretta e non mi piaceva più.
Il lavoro, se così si può chiamare, non andava. Ho sempre lavorato privatamente e come freelance, cercando di raccattare un po' qua e un po' là: per dieci anni ho lavorato come tutor privato di bambini e ragazzi, sia stranieri che italiani, e anche con studenti universitari.
Lavoravo anche a traduzioni su commissione, per privati o aziende, qualche lavoretto estivo malpagato, qualche inutile tirocinio o stage con rimborsi spese ridicoli (sempre che fossero previsti). Nulla di veramente concreto. Non avere una solida indipendenza a quasi trent'anni stava diventando sempre più frustrante. 
Mi sono capitati dei colloqui di lavoro in cui mi è stato detto che avevo studiato troppo, che era meglio senza laurea; altri in cui ho ricevuto i complimenti per il mio curriculum che però, a guardar bene, era forse troppo creativo per quel tipo di lavoro; altri ancora in cui si richiedeva di essere neolaureati ma con esperienza, che è l'assurdo dell'ultimo decennio, oppure una preparazione di chissà quanti anni per attività che, onestamente, avrei imparato in meno di una settimana di prova. Che fosse ciò per cui avevo studiato, o un qualsiasi lavoro non specializzato che mi aiutasse comunque ad avere uno stipendio, non ho avuto molta fortuna, e ammetto anche di aver rifiutato proposte in cui. più che un lavoro, si offriva sfruttamento bello e buono. 
In ogni caso, non è stato solo per il lavoro che me ne sono andata.
Ero stufa della situazione politica, sociale e culturale italiana, mi sembrava di vivere in un paese indietro di dieci anni rispetto ad altri europei, così vicini eppure lontani anni luce su temi come l'attenzione per l'ambiente, l'equilibrio vita-lavoro, la burocrazia, l'assistenza sanitaria, la tolleranza e il rispetto delle diversità, l'integrazione e l'inclusione, l'istruzione e la ricerca, l'arte…
Sono arrivata quindi ad un punto in cui, stanca di tutto e di tutti, mi sono presa qualche mese per svolgere le dovute ricerche ed organizzarmi, ho scelto la mia meta e sono partita con un biglietto di sola andata.   

Qual è stata la prima sensazione che hai provato dopo l'arrivo in Danimarca?

La curiosità. Cercare di capire il più possibile, e anche il più in fretta possibile, questo nuovo paese era non solo un istinto, ma anche una necessità per valutare i passi successivi, oppure rendersi conto di aver fatto la scelta sbagliata; che non significava tornare indietro, ma semplicemente ricominciare con una nuova ricerca e forse cambiare meta.
Al momento, comunque, mi trovo ancora qui.

Foto di Ilaria

Hai vissuto anche in altri paesi esteri e che ricordo ne conservi?

Ho vissuto, per ragioni di studio, un mese in Giappone, a Tokyo; e, sempre per studio, tre mesi a Los Angeles. Conservo un ricordo piacevole di entrambe le esperienze. Anche se onestamente, e anzi forse proprio per aver provato la vita anche in altri continenti, l'Europa rimane per me il luogo preferito in cui vivere.
Ci lamentiamo spesso, e a volte guardiamo ad alcuni paesi d'oltreoceano con invidia, ma alla fine è in Europa che si trova il numero più alto di paesi con la migliore qualità della vita.

A livello burocratico, quali sono le prime cose da fare appena arrivati in Danimarca?

Qui la burocrazia funziona molto bene, i vari rami della struttura sono ben collegati fra loro, e soprattutto si svolge tutto in termini molto rapidi, o per lo meno più rapidi che in Italia.
Tuttavia, la roba di cui occuparsi è parecchia all'inizio, e bisogna avere le idee molto chiare su cosa sia necessario avere rispetto alla propria posizione, quale è l'ordine in cui fare le cose, quali i tempi e le modalità, ecc.
Se non si è un turista e già si sa che si rimarrà nel paese per un periodo di più di tre mesi, o sei mesi se si sta cercando lavoro, bisogna procedere con la richieste del CPR, un codice identificativo che corrisponde al nostro codice fiscale italiano. 

Come ti sei mossa per trovare alloggio?

Inizialmente avevo una stanza prenotata con Airbnb per i primi tre mesi, in cui sono rimasta un mese in più per completare la ricerca di una stanza affittata da privati.
Qui il mercato immobiliare è un incubo: non solo i prezzi degli affitti sono altissimi, ma la ricerca anche solo di una stanza può richiedere mesi di tempo, e non sempre alla fine si ottiene quello che si stava cercando.
L'offerta è poca, la richiesta è altissima, e le truffe dietro l'angolo.

Per affittare casa, sono richieste delle garanzie particolari?

Generalmente, sia per le stanze che per le case, si richiede un pagamento d'entrata che prevede un deposito e due-tre mesi di affitto anticipato.
Nel caso delle case quindi si tratta spesso di cifre importanti, ancora di più se l'appartamento è nuovo, ristrutturato, o in una posizione centrale.

Quali quartieri di Copenaghen consigli per abitare?

L'isola di Amager, area sud di Copenaghen, coi suoi quartieri residenziali è un buon compromesso fra costo della vita, distanza dal centro (se è lì che serve arrivare), buoni collegamenti e vivibilità della zona.
Parecchi amano molto anche il quartiere di Nørrebro: vicino al centro, zona studentesca con prezzi della vita e di affitto più bassi, estremamente multiculturale, vivace.
Io personalmente non lo amo troppo, o almeno non integralmente: ci sono delle aree del quartiere non proprio eccellenti in termini di pulizia e tessuto sociale.   

Foto di Ilaria

Quali sono invece le zone da evitare?

Copenaghen è una città estremamente sicura, con bassissimi livelli di criminalità.
Si gira piacevolmente di giorno come di notte. Tuttavia, in ogni città esistono delle aree sensibili.
In base alla mia esperienza attuale, come accennato prima, alcune aree di Nørrebro, soprattutto intorno alla stazione, magari di notte le eviterei. Ma la mia esperienza è comunque ancora limitata.

Di cosa ti occupi attualmente?

Attualmente ho due lavori part-time, uno che gestisco privatamente e l'altro in cui invece sono dipendente; oltre a questo, ho anche una piccola attività freelance che affianco al resto.
Lavoro come aiuto cucina in un locale italiano; mi occupo delle pulizie delle case di due famiglie, per il momento; e come attività freelance offro servizi di traduzione su commissione (inglese-italiano).

Come hai fatto per trovare questo lavoro?

In realtà, è stato tutto molto casuale e, come sempre, questione anche di fortuna.
Per quanto riguarda il lavoro in pizzeria, quella mattina mi stavo recando per un altro colloquio di lavoro in un albergo. Come al solito ero arrivata in largo anticipo, e quindi ho pensato di prendermi un caffè nell'attesa. Ho camminato per alcuni metri, saltato alcune vetrine che non mi ispiravano, e quando ho visto un'insegna di cucina italiana sono entrata nella speranza di trovar servito un buon caffè (cosa non facile a Copenaghen). Ho sentito quella che sarebbe diventata il mio datore di lavoro parlare italiano dietro il banco, e da lì mi sono fatta coraggio e ho cominciato a chiacchierare – cosa che di solito non faccio mai, tra l'altro, ma bisogna sforzarsi di uscire un po' dalla propria comfort zone quando si è completamente soli in un paese straniero. Insomma, le ho detto come ero finita lì, che stavo cercando lavoro, e lei ha risposto che anche lei stava cercando qualcuno per aiutarla al locale. Due giorni dopo ho iniziato il mio periodo di prova, e in meno di due settimane ho firmato il mio (primo) contratto di lavoro.
Per quel che riguarda le pulizie, sono entrata in contatto con le famiglie tramite gruppi Facebook di italiani a Copenaghen, o pagine di cerco/offro lavoro. A partire dalle prime due famiglie si è aggiunto anche il passaparola, al punto che adesso devo rifiutare altre offerte di collaborazione, perché onestamente preferisco mantenere un equilibrio fra il lavoro e il tempo libero. 

Come si svolge la tua giornata?

Quasi ogni mattina lavoro con le pulizie per le famiglie. A volte sono tre ore, a volte si tratta solo di andare a dare una sistemata veloce per meno di un'ora.
Per l'ora di pranzo sono sempre libera, e ho tempo per me e per scrivere fino alle 18, generalmente, ora in cui inizio il turno in pizzeria fino alla chiusura.
Quando mi capita di avere una mattina libera, allora non inizio a lavorare fino a sera, e ho praticamente tutta la giornata per me, per i miei progetti o semplicemente per godermi la città o il tempo libero.
Quando ricevo delle commissioni con l'attività freelance, incastro le traduzioni nel tempo a disposizione, che può essere la mattina prima del lavoro, nel tempo libero fra un part-time e l'altro, o anche la sera quando torno dalla pizzeria.
Valuto sempre la commissione in termini di impegno, tempo a disposizione e stanchezza personale. Se mi viene richiesto uno sforzo eccessivo rispetto alla mia routine, semplicemente rifiuto il lavoro. Equilibrio, è la mia parola chiave. Ed è esattamente uno dei motivi per cui me ne sono andata, perciò è sacro per me.  

Parli il danese o stai facendo un corso per impararlo?

Non parlo ancora danese, sono in grado di comporre e di comprendere quelle poche frasi essenziali di sopravvivenza – anche se il danese scritto mi è di molta più facile comprensione che il parlato. Avevo iniziato un corso online già prima di partire, e avevo acquistato un libro di grammatica danese, ma poi fra la ricerca di lavoro e di una nuova stanza ho finito col trascurare lo studio della lingua. Mi piacerebbe molto riprendere il corso e migliorare, e con un po' di organizzazione personale, non dovrebbe essere difficile. Poi, ovviamente, vivendo sul luogo si impara sempre qualche parola o espressione in più semplicemente per immersione, a volte basta un po' di intuizione, guardarsi attorno, fare attenzione ai dettagli. 

Pixabay.com

Non parlando il danese, secondo te ha senso trasferirsi?

Dipende molto da cosa si sta cercando, cosa si vuole fare, quali sono i progetti.
Io sono arrivata qui da sola, alla ricerca di un modo per vivere indipendentemente e avere il tempo necessario per lavorare a dei progetti a lungo termine che richiedono molto tempo e fortuna per andare in porto – e non è comunque detto che succeda.
Finché ho modo di mantenere questo equilibrio non ho alcun problema ad occuparmi di attività non specializzate o lavori umili, in cui basta la lingua inglese – di cui si deve comunque possedere un'ottima competenza.
Se il progetto di vita e lavoro però è diverso, è chiaro che parlare la lingua offre migliori possibilità, opportunità di crescita e carriera. Ma di nuovo, dipende molto dal settore e dal livello di competenze.
I settori in cui c'è più richiesta (IT, settore farmaceutico e delle biotecnologie, green economy, ecc.), può non essere essenziale il danese, ma un'ottima competenza dell'inglese è assolutamente d'obbligo. 

Quanto spendi al mese per vivere a Copenaghen?

La spesa più importante è sicuramente l'affitto che nel mio caso, trovandomi al centro, è più alto della media: 6000 corone. Se il centro non è una priorità si possono trovare stanze fra i 4000 e i 5000, che sarebbero poi i prezzi più onesti e giusti.
Per il resto, sono piuttosto pigra nel fare la spesa, nel cucinare, e a volte anche nel mangiare, e il fatto che possa cenare nel posto in cui lavoro mi consente di spendere veramente poco per le spese di casa e dispensa.
Diciamo che, in media, le spese per la casa e il cibo si aggirano intorno alle 1200 corone mensili, nel mio caso. Bisogna comunque sempre tener presente qual è qui il costo della vita: un caffè espresso costa 25 corone, che sono circa 3,50 euro, quindi ci si può anche scordare che bastino 20 euro a settimana per mangiare.  

Come funziona la rete del trasporto pubblico in città?

Il trasporto pubblico è molto efficiente, ma anche molto costoso.
Gli autobus spaccano il minuto, la metro è sempre attiva e i treni sono regolari. Anche se qui il modo più rapido, economico, ecologico, sano, e anche piacevole, per spostarsi resta e rimane sempre la bici (certo, quando le condizioni climatiche lo permettono).

Come expat, puoi avvalerti del sistema sanitario pubblico e come si fa per iscriversi?

Sì, essendo membro della comunità europea la mia tessera sanitaria italiana è valida e sono coperta. Ma comunque, avendo il CPR e quindi la tessera sanitaria danese, sono iscritta e ho accesso al sistema, incluso il medico di base.

Quali sono i principali operatori locali di telefonia fissa/mobile?

Su questo sono poco informata, nel senso che possiedo ancora solo un numero italiano, perché al momento me la cavo con messaggi o chiamate Whatsapp, e se devo chiamare in Italia adesso rimane valida la mia offerta quindi non pago costi aggiuntivi. Comunque, la 3 si trova anche qui, poi c'è la OK Mobil, la Telmore, o la sempre buona Lycamobile. 

Pixabay.com

Quali sono i pro e i contro di questa tua esperienza danese?

I pro sono innanzitutto aver trovato un'occupazione, aver raggiunto un buon equilibrio vita-lavoro, vivere in una città pulita, ordinata, ecologica, potermi spostare sempre in bici o a piedi, aver trovato un bel gruppo di altri expats da tutto il mondo con cui condividere interessi comuni.
I contro, sicuramente la lingua non certo facile da approcciare, soprattutto nel parlato, e il tempo nordico che comprende nuvole, pioggia, tanto (e forte) vento.
Per me adesso la grande prova sarà l'inverno. 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Scrivere. Lo Storytelling for Entertainment Media (che tradotto in italiano viene una cosa oscena, quindi lo lascio così) è ciò per cui ho studiato e ciò che voglio fare.
Scrivo per film e televisione, video gioco, narrativa, fumetto, ecc. perciò la mia prospettiva è quella di riuscire a portare a termine i progetti che ho in mente, giungere ad una forma e stesura finale degli stessi così da poterli poi proporre, inviare, partecipare a dei contest nazionali e internazionali che, con un po' di fortuna, possono offrire visibilità e fare un po' da trampolino di lancio per una potenziale carriera nel settore.
 

Condividi la tua esperienza d'espatriato!

Partecipa anche tu all' intervista e contattami

Partecipa