Intervista a Daniele in Belgio

Interviste agli espatriati
Pubblicato 2018-08-09 alle 12:00 da Francesca
Daniele è un artista romano che vive in Belgio. Cresciuto a pane e musica, le sale di prova e le tastiere hanno accompagnato la sua quotidianità fin da bambino.
Attualmente, oltre ad essere impegnato in serate e concerti in giro per l'Europa, si sta dedicando ad un progetto cantautoriale intitolato  “Storia di un Ratto”.
Vivere all'estero, scegliere di cambiare quando non hai più vent'anni - racconta Daniele - non è cambiare vita, è cambiare te stesso.

Raccontaci di te: chi sei e dove vivi attualmente?

Mi chiamo Daniele Napodano, sono quello che mi piace definire un ragazzino di 36 anni italiano ma residente a Braine L'Alleud, un tranquillo comune nella Brabante Vallona in Belgio.

Quanti anni fa hai lasciato l'Italia?

Ho da sempre viaggiato tanto e spesso e da altrettanto tempo ho difficoltà a tenere i piedi ben piantati a terra, ma quella che per il momento è l'ultima volta che ho lasciato l'Italia risale al 2014.

Quando e come nasce il tuo amore per l'arte e la musica?

Forse è una cosa innata, forse si chiama abitudine, forse e anche in maniera più plausibile, sono cresciuto in un contesto familiare e sociale dove la musica era ed è principio attivo e motore immobile.
Ero appena nato ed ero già circondato dagli strumenti musicali, crescevo e avevo più tastiere che lampadine intorno a me, casa dei miei era luogo di ritrovo di amici e colleghi musicisti di mio padre e spesso eravamo anche loro ospiti; ero un bambino e frequentavo cantine e sale prova... le possibilità che io non venissi catturato dalla Musa erano a dir poco ignorabili.

Quali sono i motivi principali che ti hanno portato in Belgio?

Ci sono venuto in vacanza con la mia compagna nell'estate 2013 e passeggiando per la città trovai parecchie situazioni interessanti e grazie alla mia sfacciataggine, riuscii a prendere diversi contatti e nel periodo di Natale dello stesso anno, organizzai uno spettacolo musicale insieme ad un altro pianista nel centro della città di Bruxelles. Da li in poi è stato praticamente conseguenziale.
Paese piccolo, città piccole e facilmente raggiungibili in automobile o con i mezzi pubblici, le cose funzionano discretamente bene (nonostante le lamentele dei Belgi... si sa, l'erba del vicino...!!!), c'è molta sensibilità verso la musica e l'arte in generale e il clima è caldo e soleggiato.
Ora sta a voi trovare la bugia!

Ti sei trasferito solo o in famiglia?

Mi sono trasferito costringendo la mia ex-compagna (ora evoluta in moglie), che preferiva la lontana Australia, utilizzando gli occhi del gatto di Shrek.

Di cosa ti occupavi in Italia?

Ho cominciato a lavorare molto presto per diventare indipendente prima possibile, quindi mi sono imbattuto un po' in ogni cosa che trovavo: scaricare camion di forniture alimentari, pulire friggitrici e forni a legna, aiutare nella cucina di un ristorante... questo prima dei 18 anni, poi ho scelto lavori più leggeri come la manovalanza!
In tutto questo ovviamente c'era sempre il tempo di suonare e cercare di apprendere più possibile dai musicisti professionisti. Dopodiché ho intensificato i viaggi e le conoscenze, arrivando a suonare un po' in tutt'Italia e in Inghilterra. Poi però dopo qualche anno, il mio cervello in evidente stato confusionale, cercò di portarmi verso una occupazione più stabile e duratura, così entrai nel mondo della post-produzione cinematografica e del doppiaggio, dove rimasi per quasi 10 anni e dove in questi 10 anni, la mia attività musicale LIVE era ridotta praticamente all'osso.
Pensavo che il problema fosse il posto dove lavoravo e provai a cambiarlo, ma il problema di fondo ero io che non ero felice.
Per carità, avevo fatto una bella carriera, investito nel mattone, macchina, moto, tutto quello che il vantaggio del famigerato posto fisso può darti, tranne, almeno per me, la felicità.

Cosa fai adesso?

Da quando mi sono trasferito in pianta stabile a Bruxelles, mia prima tappa belga, ho cominciato ad andare in giro per locali tutte le sere con una tastierina sotto il braccio, lo zaino per i cavi, il microfono e un piccolo amplificatore proponendo un'ora promozionale di musica per farmi conoscere. Tutto questo spostandomi con bus e tram perché non avevo ancora trasferito la macchina.
Dopo poco tempo, vista la grandezza della città, la gente cominciava a conoscermi, i locali a propormi lavori e i musicisti locali (e non) a chiedermi collaborazioni.
Io ero affamato di lavoro: venivo dall'agio e dal benessere e dovevo ricominciare tutto da capo, da solo, in una lingua che non conoscevo e con una base economica non propriamente berlusconiana. 
Ora suono anche quattro volte a settimana in tutto il Belgio e nei dintorni (quest'estate arrivo fino in Grecia, che proprio nei dintorni non è) sia da solo che con diversi progetti, tra cui quello mio come cantautore e insegno pianoforte a “l'école de la musique” a Waterloo.
Praticamente posso dire di essere il primo Napo a non essere stato sconfitto a Waterloo!

Dal punto di vista della carriera artistica, cosa ti dà in più il Belgio rispetto all'Italia?

Ovviamente posso rispondere solo a livello personale, per non tirare in mezzo tutta la categoria dei musicisti indipendenti; sicuramente la costanza del lavoro, quindi la possibilità di essere in regola, fatturare, pagare le tasse ed usufruire dei servizi e del rispetto di cui godono tutti i liberi professionisti.
Effettivamente nessuna nazione può dare più o meno di un'altra semplicemente basandosi sul piano artistico, anche perchè a questo punto l'Italia dovrebbe vincere a mani basse: un bravo artista è bravo ovunque lo metti, non subisce l'effetto del fuso orario o del clima, ma subisce molto quello del trattamento.
Una qualsiasi persona operante in qualsiasi settore, se messa in una situazione di stress, precarietà, mancanza di rispetto, senza una protezione fiscale, senza possibilità di poter operare in piena chiarezza, subirebbe soltanto il contesto in cui si trova.
Immaginate un notaio, avvocato, dottore, qualsiasi nobile professionista che si ritrova fuori categoria, con le paghe in nero e ridotte ad un decimo e il bellissimo trattamento che subiscono gli artisti...

A che progetti artistici stai attualmente lavorando?

In questo momento sto con un piede in Belgio e con l'altro in qualsiasi posto dove ci sia una comunità “italianofona” perchè se da una parte sto continuando con le serate e i concerti sia piccoli che grandi, dall'altra mi sto concentrando sul mio progetto cantautoriale “Storia di un Ratto” che mi sta cominciando a dare buone soddisfazioni!

La scena artistica belga è più stimolante/aperta al nuovo rispetto a quella italiana?

Normalmente una savana è territorio di caccia ottimale per un leone, ma se nella savana ci fosse una enorme carestia e tutte le gazzelle cominciassero a frequentare il centro di Roma, per i leoni la scena più interessante diventerebbe di colpo la città eterna.
Vale come metafora?

Cosa ti piace di più della tua vita a Braine L'Alleud?

La tranquillità, senza dubbio.
A pochi passi dall'autostrada (gratuita) e dalla foresta, un comune tranquillo ed elegante, dove ci sono questi villini uno accanto all'altro, la gente si saluta sorridendo e organizzano i mercatini dell'usato.
Tutto questo a 7 chilometri dalla viva Waterloo e a mezz'ora dal centro di Bruxelles, che è luminosa e rumorosa 24 ore al giorno!

Quali sono invece gli aspetti più duri con cui ti sei scontrato?

All'inizio soprattutto contro l'orgoglio: 32 anni passati nell'agio, ottenendo sempre quello che volevo, essendomi riuscito a togliere presto quasi ogni sfizio, dover ricominciare da zero con la gente che non ti capisce e tu che li capisci anche di meno, con una cultura differente, senza volerti appoggiare alla comunità italiana per paura di venir risucchiato dalla forza della zona di comfort, e senza voler chiedere nulla a nessuno o mostrare difficoltà alla tua famiglia, sempre contraria al trasferimento per i motivi di cui sopra.
Il clima è stato un problema soltanto il primo anno, poi capisci che devi cambiare guardaroba.
Il cibo non è un problema perché se proprio non si vuole accettare la cucina locale, ci sono supermercati in ogni dove che vendono prodotti italiani a prezzi accessibili; se non vuoi comprare roba italiana e/o non sai cucinare, il problema non è il Belgio, sei tu!

Quanto è importante conoscere il francese per vivere e lavorare in Belgio?

Dipende dalla zona e dal lavoro: a Bruxelles senti parlare ogni lingua conosciuta su questa terra.
E' praticamente una Londra zona 1 punto ZIP.
Sei appena arrivato e cerchi il classico lavoro d'appoggio? Magari con un po' di inglese e il tuo italiano madrelingua te la cavi pure. Ma non puoi andare avanti così per molto tempo, soprattutto se vuoi uscire da Bruxelles.
Qui parlano francese, fiammingo e tedesco, dipende dalle zone della nazione.
Il Belgio è notoriamente una nazione disunita quindi se a nord, nelle fiandre, parli francese, loro ti capisco ma non ti rispondono, preferiscono a quel punto che gli parli in inglese.
A sud, in Vallonia, parli solo francese, quindi per rispondere alla domanda, troveresti lavoro (un lavoro serio) venendo in Italia e non parlando italiano? Boh, non credo sarebbe facile, ma qua si rischia di entrare in un argomento troppo scottante...

Quanto ti costa al mese vivere li? 

Questo è sempre relativo al tenore di vita che si vuole avere: conosco gente a cui non bastano 3000€ al mese, ma visto che i trasporti costano leggermente di più ma sono perlopiù rimborsati, il prezzo del cibo e simile a quello di Roma e le bollette anche, è solo il prezzo dell'affitto che fa la differenza e qua la cosa diventa relativa.
Se escludo i vizi e gli sfizi, con 2000€ al mese ci vivo tranquillo.

Come si svolge la tua giornata?

Tre giorni a settimana, lunedì, mercoledì e sabato mattina, li passo a scuola, poi normalmente da giovedì a domenica c'è l'attività live, quindi di conseguenza i viaggi, gli spostamenti, montaggi e smontaggi, che poi sono la parte più impegnativa del concerto!
In tutto questo c'è l'inevitabile attività su internet, la lettura delle email, l'organizzazione dei corsi...
Per fortuna che da Roma ho la collaborazione della Street Label Records, etichetta italiana con la quale collaboro che mi aiuta a gestire il reparto “social”! 
Quei minuti che restano ovviamente sono dedicati a mia moglie e alla mia bellissima colonia di ratti!

Sei riuscito a costruire una rete di amicizie in loco?

Ovviamente sì, amicizie mondiali! Qua c'è gente che viene da ogni parte del mondo e in più il vantaggio di far parte dell'ambiente musicale è enorme!
Quando l'empatia creata mentre si suona fa parlare la stessa lingua ad ogni persona, quando crea legami e amicizie, si assiste alla vera magia della musica!

Cosa ti piace fare nel tempo libero a Braine L'Alleud?

Questa parte del Belgio è piena di parchi e giardini, quindi a parte restare a casa a rilassarmi nei più o meno dieci mesi di pioggia annuale, passeggiare in questi parchi è l'ideale per scaricare un po' di stress.
Non posso non dire però che la regione offre tantissime attività da poter fare soprattutto durante l'inverno. Poi che la pigrizia molto spesso fa la parte del leone è un altro discorso!

Sotto che aspetti ti ha cambiato vivere all'estero?

Consapevolezza, si chiama così quella forza che ti fa dire: “si può fare, ce la posso fare, lo vedo che ce la sto facendo, se ho fatto quella cosa, posso fare pure questa”.
Vivere all'estero, scegliere di cambiare quando non hai più vent'anni, non è cambiare vita, è cambiare te stesso.
A cambiare vita sono capaci tutti, basta un po' di coraggio, di ambizione e di sfrontatezza, ma cambiare se stessi nella maniera più profonda?
Mettere se stessi in discussione, tutto quello che si è fatto (o non si è fatto!), lanciarsi nel vuoto e dire: io non sono figo, non sono il migliore amico di nessuno qui, non avrò una tana in cui nascondermi, non avrò uno specchio che rifletterà solo quello che voglio mostrare.
Sono pronto a guardarmi dentro senza spaventarmi? Mica me le chiedevo queste cose prima!!!

Che incoraggiamento puoi dare a tutti i giovani che volessero inseguire i propri sogni all'estero?

Non c'è bisogno di incoraggiamenti quando si ha deciso di cambiare, tanto hai già deciso.
Se hai bisogno di incoraggiamenti, lascia perdere, fai passare un po' di tempo, forse non è cosa per te.

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