Roberta e il suo dottorato di ricerca a Parigi

Interviste agli espatriati
  • Roberta a Parigi
Pubblicato 2014-07-31 alle 00:00 da Expat.com team
Roberta ci racconta: "Quello che più mi piace della città è l'offerta culturale, la facilità con cui si riescono a fare le cose e la maggior rilassatezza delle persone su certi aspetti della vita"

Ciao Roberta, grazie per averci concesso quest'intervista! Ti va di parlarci un po' di te e delle ragioni che ti hanno spinta a trasferirti a Parigi?

Sono sempre stata un po' insofferente alla realtà che mi circondava, ma non avevo mai trovato il coraggio di partire. Al secondo anno della triennale vinsi anche l'Erasmus, ma rifiutai perché non mi sentivo pronta. Ad un mese dalla laurea, invece, presi la decisione di andare via, e così cominciai a mandare il curriculum in alcuni posti che mi interessavano. Fui contattata da Parigi per un colloquio dopo pochi giorni mi comunicarono l'esito positivo, quindi non mi restò che discutere la tesi e trasferirmi.

Qual è stato l'aspetto più difficile da sormontare legato al trasferimento? Magari cercare casa, trovare lavoro, la burocrazia...potresti raccontarci un po' la tua esperienza?

Cercare casa a Parigi è davvero difficile, difatti ho trascorso il primo mese in albergo... L'inizio è stato impegnativo. Non parlavo una parola di francese, il che rappresenta un serio ostacolo a Parigi, ed in più non avevo mai vissuto da sola, per cui anche solo aprire un conto telefonico costituiva una fonte di stress, soprattutto visto che non sapevo come farmi capire! In ultimo, la differenza culturale è stata davvero forte... abituarsi ai Parigini richiede un grande spirito di adattamento!

Prima di lasciare l'Italia, hai mai avuto delle incertezze per quanto riguarda l'adattamento in una grande città cosmopolita come Parigi?

Diciamo che dal momento in cui ho deciso di cercare lavoro all'estero a quello in cui sono arrivata a Parigi è passato così poco tempo che non ci ho pensato. E credo sia stato un bene, perché, se avessi aspettato troppo, probabilmente non sarei più partita.

Come è cambiata la tua vita da quando vivi li?

Radicalmente. Lavoro, ho imparato nuove lingue, ho conosciuto persone provenienti da posti lontani e diversi e avuto l'opportunità di fare un'esperienza lavorativa in un contesto multiculturale. Ma soprattutto mi sono misurata con me stessa e ho provato a farcela da sola anche quando mi sembrava impossibile.

Di cosa ti occupi attualmente?

Mi occupo di genetica in un istituto di ricerca. Terminerò questo progetto tra pochi mesi con un dottorato e poi spero di scoprire nuovi orizzonti!

La lingua francese, l'hai studiata un po' prima di partire oppure hai fatto una scuola li?

No, non parlavo per niente e non capivo niente. Ho arrancato per un anno circa, pretendendo di comunicare in inglese, e poi è venuto tutto da sé.

Le caratteristiche di Parigi che più ti piacciono...

L'offerta culturale, la facilità con cui si riescono a fare le cose (tipo spostarsi con i mezzi pubblici, fare i tipi più disparati di sport o mangiare oggi sudamericano e domani thai) e la maggior rilassatezza delle persone su certi aspetti della vita, dall'educazione dei figli al modo in cui ti vesti. In questa città si respira molta libertà.

Ci sono dei lati della città con i quali invece vai meno d'accordo?

I Parigini non hanno la stessa cultura degli Italiani, soprattutto degli Italiani del sud, e mi sono ritrovata ad avere molti più amici stranieri che Francesi. Di Parigi non mi piace lo stress estremo che caratterizza tutte le persone che ci abitano e il fatto che sia estremamente affollata, il che incide anche sulle dimensioni degli appartamenti, decisamente inferiori rispetto alle mie aspettative. Inoltre ho trovato Parigi molto più provinciale di quanto mi aspettassi.

Qualche aneddoto simpatico, qualcosa di curioso che ti è successo in relazione alla tua nuova esperienza di vita che hai voglia di raccontarci?

Un giorno ero in lavanderia (all'epoca utilizzavo le lavatrici a gettoni vista la superficie ristretta del mio appartamento) e, dopo aver avviato il lavaggio, mi diressi verso casa. Dopo poco, mi resi conto di aver dimenticato il resto nella macchinetta, ma si trattava di un paio d'euro e lasciai perdere. Con estrema sorpresa, al mio ritorno in lavanderia, non vedo i miei soldi vicino alla macchinetta? Assurdo, qualcuno li aveva trovati e, invece di prenderli, li ha impilati per bene e messi da parte! Quando si dice la civiltà!

Se dovessi fare un bilancio di questo periodo che stai vivendo fuori dall'Italia, sei soddisfatta delle scelte prese? C'è qualcosa che, con il senno di poi, faresti diversamente?

Sono abbastanza soddisfatta delle scelte prese finora, non cambierei nulla.

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