Particolarmente colpiti dalla pandemia, gli artisti stanno gradualmente tornando al lavoro. Ma non sono tutti sulla stessa barca. Le perdite dovute alla pandemia colpiscono soprattutto gli artisti emergenti. È proprio in considerazione della loro situazione che nazioni come il Giappone hanno allentato le regole sui visti per gli artisti. Ma cosa fare quando il Paese in cui vuoi esibirti non rilascia visti per artisti? Esistono delle alternative?
Visto per artisti: definizione
Qual è la differenza tra un visto per artisti e un normale visto di lavoro? La prima cosa da dire è che esistono diversi visti di lavoro (insegnante, ricercatore, giornalista, investitore, ecc.). Ci sono anche visti specifici per diplomatici, sportivi e artisti, solo per citarne alcuni.
I visti per artisti sono destinati a professionisti che forniscono i loro servizi o le loro prestazioni artistiche a un cliente, sotto compenso. In linea di massima, non sono vincolati da un contratto di lavoro ma possono beneficiare della previdenza sociale garantita ai lavoratori.
Gli artisti possono anche essere impiegati come dipendenti. È il caso, ad esempio, di uno straniero che lavora nel Paese di espatrio con un contratto di lavoro che specifichi chiaramente le mansioni svolte. L'azienda che lo assume deve essere in possesso di una licenza.
Francia, Belgio, Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti... Molti Stati offrono visti per artisti. La definizione e i dettagli pratici del visto possono variare da uno all'altro.
Perché richiedere un visto per artisti?
Il visto per artisti protegge l'espatriato. Per esempio, l'accordo tra un organizzatore di concerti e un musicista, che si esibisce in una o più serate, non implica alcun rapporto di subordinazione tra l'organizzatore e il musicista. L'organizzatore del concerto è il cliente che può, ovviamente, indicare cosa si aspetta dall'artista, ma senza avere l'ascendente di un datore di lavoro.
Gli artisti sono liberi di proporre e difendere il loro lavoro. Organizzano la loro attività come desiderano e fissano un compenso. Anche se non esiste un contratto di lavoro, il visto per artisti permette al professionista di aderire al sistema di previdenza sociale previsto per i dipendenti e di rivendicare altri diritti (la disoccupazione, ad esempio, in base alle normative vigenti nel Paese).
Mentre per gli artisti affermati è più facile esibirsi all'estero, per quelli che sono all'inizio della carriera la strada è in salita. Il visto per artisti non è disponibile in tutti i Paesi, ma ci sono altri visti che permettono di esibirsi all'estero. Ovviamente, devi fare delle ricerche in base alla destinazione dove vuoi esibirti e all'attività che proponi.
Altri visti per esibirsi all'estero
Gli artisti che desiderano esibirsi all'estero possono optare per il visto Schengen, usato sia per turismo che per viaggi d'affari o per lavori di breve durata. Questo visto ti permette di soggiornare nell'area Schengen per un massimo di 90 giorni ogni 6 mesi.
Gli artisti possono avvalersi anche di un visto di lavoro. In questo caso bisogna distinguere tra artisti con un contratto di lavoro, cioè assunti da un'azienda, e artisti autonomi. Gli artisti con contratto di lavoro seguono lo stesso percorso degli espatriati con visto di lavoro. Gli artisti autonomi devono raccogliere tutte le prove della loro attività: status giuridico della loro azienda, certificati, attestati, fatturato, prove di reddito.
Nota bene: ogni Paese è libero di definire il campo di applicazione di un determinato visto. Le leggi possono disciplinare le professioni artistiche e imporre l'ottemperanza a regole specifiche. La legge austriaca, ad esempio, autorizza alcune categorie di artisti stranieri, che si esibiscono in concerti, film, spettacoli, programmi televisivi, ecc. a lavorare senza permesso di lavoro. Può trattarsi di acrobati, musicisti, attori televisivi, ecc... in possesso di un contratto che va da un giorno a 4 settimane. Spetta al datore di lavoro informare i Servizi Pubblici austriaci per l'Impiego (PES) delle date dell'incarico dell'artista, fornendo una prova scritta. L'artista straniero entrerà in Austria con un visto Schengen.
Visti per artisti: un percorso a ostacoli?
Il visto per artisti è meno conosciuto di altri visti (visto per studenti, visto per lavoro, ecc.), ma si tratta di un documento che autorizza al lavoro, permettendo all'artista di svolgere un'attività professionale. Purtroppo non è sempre facile da ottenere. Burocrazia, procedure lunghe e noiose... Ecco perché il Giappone ha deciso di allentare le regole per accogliere un maggior numero di artisti, soprattutto quelli emergenti.
Conflitti geopolitici e rifiuto del visto
Dalla scena artistica alla geopolitica, a volte il passo è breve. Nel settembre 2023, la Francia è stata tacciata di aver rifiutato il visto ad artisti provenienti da Niger, Mali e Burkina Faso. 3 Stati governati da giunte militari. 3 Stati che hanno interrotto le relazioni con la Francia. Gli artisti dei Paesi in questione hanno pagato il prezzo di questi conflitti geopolitici. Un documento emesso dalla Direction régionale des affaires culturelles françaises avrebbe ordinato agli organizzatori di eventi culturali, sovvenzionati dallo Stato, di non invitare più artisti provenienti da certe destinazioni. Questa misura sembra aver ricalcato quella del 7 agosto 2023, quando il governo francese sospese il rilascio dei visti ai cittadini di Niger, Mali e Burkina Faso, per motivi di sicurezza. In quell'occasione, il Ministero degli Affari Esteri informava che gli artisti che avevano ottenuto il visto prima del 7 agosto non sarebbero stati colpiti dalla misura.
Rifiuto del visto: alcune nazionalità sono più colpite di altre?
Non è la prima volta che la Francia viene presa di mira. La stampa ha riportato diversi casi di artisti stranieri respinti alla frontiera. Nel 2015, la richiesta di visto dell'artista maliana Mariam Diarra è stata respinta dalla Francia con la motivazione che "non è stata accertata la volontà di lasciare lo spazio Schengen alla scadenza del visto". Nel settembre 2022, la Francia ha rifiutato e poi concesso il visto in extremis alla compagnia teatrale Jouk Attamtil Al Bidaoui. In precedenza, a giugno, la regista tunisina Wafa Lazhari si è vista rifiutare la richiesta di visto. Doveva presentare il suo film al festival di Annecy.
Anche altre nazioni, come i Paesi Bassi, sono interessate da questi rifiuti. Artisti e organizzatori denunciano valutazioni arbitrarie da parte dei consolati, che chiedono una serie di documenti di supporto a seconda dei casi. Invece di concentrarsi sulla loro arte, gli artisti passano più tempo a risolvere questioni burocratiche che pesano anche a livello finanziario: costo del visto, del biglietto aereo... Tempo e denaro sprecati per gli artisti che si sentono discriminati. In Francia, gli artisti africani hanno più probabilità di vedersi rifiutare il visto.
Liens utiles :
France : passeport talent – profession artistique et culturelle
Canada : professions artistiques et arts de la scène
South Korea : culture and entertainment visa
Dubaï : creative talented accreditation (cultural visa)
United Kingdom : global talent visa