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Come si sta evolvendo il mercato del lavoro internazionale?

travail a distance
Shutterstock.com
Scritto daAsaël Häzaqil 10 Luglio 2023

Maggiore flessibilità, settimana di 4 giorni, telelavoro, nomadismo digitale, intelligenza artificiale, lavorare meno ma meglio... Il mercato del lavoro sta cambiando a grande velocità, favorendo nuovi modi di concepire e distribuire il lavoro. Come influiscono questi cambiamenti sull'espatrio? La tendenza è quella di voler lavorare meno quando si espatria per motivi professionali?

Sempre più flessibilità: una manna per gli espatriati?

L'ascesa del nomadismo digitale e del lavoro a distanza dall'estero ha portato a un nuovo modo di organizzare il lavoro. Sebbene i nomadi digitali siano spesso lavoratori autonomi, la loro modalità operativa va oltre il semplice lavoro: è uno stile di vita. Lo stesso vale per i lavoratori a distanza che rimangono alle dipendenze delle aziende. Questo modello occupazionale impone una riorganizzazione radicale della struttura aziendale. È importante notare che la flessibilità non riguarda solo i nomadi digitali e i lavoratori a distanza, ma anche tutti gli altri dipendenti.

Leggi a favore di una maggiore flessibilità?

Gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Danimarca, l'Italia, i Paesi Bassi, la Germania, la Francia... Ogni Paese ha le sue regole in termini di flessibilità sul lavoro. Il principio è semplice: maggiore flessibilità per le aziende, soprattutto per quanto riguarda i licenziamenti, ma anche per le assunzioni. Nelle nazioni colpite dalla carenza di manodopera sono state implementate nuove misure per facilitare l'assunzione di espatriati. Nuovi visti in Germania e Giappone, regole più flessibili per l'ottenimento dei permessi di soggiorno in Slovenia, un aumento del numero di lavoratori stranieri a Taiwan (in alcuni settori)... Questa flessibilità è una manna dal cielo per gli espatriati? In tutte queste destinazioni (come in altre) la crisi sanitaria ha rappresentato una sfida importante, rivelando i limiti della troppa flessibilità. Ecco un approfondimento su alcuni Paesi.

Stati Uniti

Il mercato del lavoro americano è noto per il suo alto grado di elasticità che rappresenta un notevole vantaggio quando si tratta di attrarre lavoratori, in particolare talenti stranieri. Gli Stati Uniti offrono la possibilità di lavorare in modo flessibile, a distanza, e la settimana di 4 giorni si sta diffondendo sempre più tra le grandi aziende. L'approccio americano si basa sul principio del "at-will employment", che consente ai datori di lavoro di licenziare i dipendenti senza preavviso o giustificazione. Tuttavia, questo principio è mitigato dal Worker Adjustment and Retraining Notification Act del 1988 (WARN Act), che impone alle aziende con più di 100 dipendenti di dare un preavviso di 60 giorni. Sebbene la pandemia del COVID-19 abbia avuto un impatto, non ha minato in modo significativo le fondamenta di questo sistema.

Danimarca

La Danimarca ha un modello di "flessicurezza" ampiamente riconosciuto. Da un lato, allenta le regole di licenziamento per le aziende. Dall'altro, offre maggiore sicurezza ai dipendenti e a chi è in cerca di lavoro, soprattutto in termini di formazione e supporto nella ricerca di un impiego. Questa strategia "win-win" ha lo scopo di adattarsi alle fluttuazioni economiche. Altri Paesi, come la Francia sotto la guida di Emmanuel Macron dal 2017, si sono gradualmente orientati verso una maggiore flessibilità ispirandosi al modello danese. I detrattori, però, criticano il modello danese che reputano troppo orientato alla "flessibilità", soprattutto dopo la crisi finanziaria del 2008. La pandemia ha rappresentato una nuova sfida, con oltre 50.000 licenziamenti tra marzo e agosto 2020.

Francia

In Francia la chiamano "flexisécurité" ossia sicurezza flessibile. Da un lato ci sono la riforma del Codice del Lavoro del 2017 (legge El Khomri, che pone le basi per una maggiore flessibilità), e le "ordinanze Macron", che vanno verso una maggiore flessibilità. Dall'altro lato la sicurezza, con la legge sul lavoro del 2016 che rafforza il diritto alla formazione (al tempo Macron era Ministro dell'Economia), la semplificazione dell'uso del telelavoro (ordinanze del 2017) e la riforma della cassa integrazione del 2019. Nel contempo è cresciuto il bisogno di talenti stranieri, come ha sottolineato il Conseil d'analyse économique nel suo rapporto del 2021. All'inizio della crisi sanitaria, la Francia, come molti altri Paesi in Europa, ha sospeso le misure di flessibilità per sostenere le imprese e i lavoratori.

La settimana di 4 giorni è la soluzione vincente?

La presentano come la soluzione per evitare lo stress, la chiave per la realizzazione professionale. Sulla carta, la settimana di 4 giorni significa lavorare meno ore mantenendo lo stesso stipendio. L'aumento di produttività derivante dal miglioramento delle condizioni di lavoro compenserebbe la "perdita" subita dalle aziende. La settimana di 4 giorni farebbe bene alla salute, all'ambiente (meno veicoli in circolazione ecc.) e all'economia; combatterebbe inoltre l'assenteismo sul lavoro e attirerebbe più lavoratori stranieri. I sostenitori della settimana di 4 giorni, sia espatriati che locali, sono unanimi: consente alle persone di lavorare meno ore, ma meglio, con un maggiore senso di benessere sul lavoro che si traduce in una maggiore produttività.

Nel 2022 la Spagna è passata alla settimana di 4 giorni. Nello stesso anno (in estate), l'Irlanda e il Regno Unito hanno sperimentato la settimana corta per 6 mesi. Il riscontro iniziale è stato positivo. Lo scorso settembre anche il Belgio è passato alla settimana di 4 giorni, suscitando però le critiche dei sindacati. A differenza di Spagna, Islanda e Regno Unito (l'Islanda ha fatto da apripista nel 2015), i belgi possono lavorare 4 giorni a settimana ma devono condensare le ore lavorative in meno giorni. In Nuova Zelanda, Stati Uniti, Australia e Argentina, alcune grandi aziende stanno sperimentando la settimana di 4 giorni. Altri Paesi come il Giappone, la Germania e la Francia sono ancora dubbiosi. Le grandi aziende giapponesi preferiscono la flessibilità alla settimana corta.

Chi sostiene la validità del sistema riconosce che non possa essere applicato a tutti i settori, ma insiste sulla necessità di adottare un approccio globale dato che il mercato del lavoro sta cambiando velocemente. Le aziende che hanno adottato la settimana di 4 giorni parlano di una strategia vincente soprattutto per quanto riguarda il reclutamento di talenti stranieri.

Quando l'intelligenza artificiale trasforma il mercato del lavoro internazionale

Nel comunicato stampa del 23 maggio 2022, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) conferma una graduale ripresa del mercato del lavoro internazionale. Tuttavia, il numero di ore lavorate non ha ancora raggiunto i livelli del 2019, soprattutto nei Paesi gravemente colpiti dalle recenti crisi. L'OIL ritiene che la ripresa sia fragile, dato che alcuni settori soffrono di carenza di manodopera e che milioni di persone sono ancora disoccupate. Secondo Guy Ryder, Direttore Generale dell'OIL , "ora più che mai è essenziale collaborare e concentrarsi sulla creazione di una ripresa incentrata sulle persone". 

Poco prima dell'uscita del comunicato stampa dell'OIL (il 3 maggio 2023), il rapporto del World Economic Forum (WEF) faceva un'osservazione preoccupante. Entro 5 anni, quasi un quarto dei posti di lavoro nel mondo subirà una trasformazione, grazie o a causa dell'intelligenza artificiale (IA). E' una questione di punti di vista, ovviamente. In un periodo come questo, in cui la mobilità internazionale è in ripresa, e si sono aperte nuove opportunità per gli espatriati, l'IA, e in particolare l'IA generativa (come la chat GPT), imporrà un riequilibrio a livello professionale, organizzativo e degli orari di lavoro. Trasferirsi all'estero per lavorare come contabile, segretaria o funzionario di banca potrebbe rivelarsi una scelta sbagliata. Secondo il WEF, queste mansioni probabilmente scompariranno (insieme ai cassieri e ai commessi).

L'espatrio e il rapporto con il lavoro: lavorare di più o lavorare di meno?

Per rimanere competitivi, gli espatriati di oggi e di domani dovranno lavorare di più, non di meno. Il World Economic Forum (WEF) consiglia di seguire una formazione continua. Se da un lato l'intelligenza artificiale creerà posti di lavoro (69 milioni), dall'altro ne distruggerà 83 milioni (secondo lo studio del WEF, basato su 673 milioni di lavoratori). Il fatto che si perderanno più posti di lavoro di quanti se ne creeranno è in parte dovuto alle elevate prestazioni dell'intelligenza artificiale, che ragionerà e comunicherà sempre meglio. 

Da qui la necessità per tutti i lavoratori di accrescere le loro competenze lungo tutto il corso della carriera, per restare competitivi e adattarsi alle esigenze del mercato. Piuttosto che essere iper-specializzato in un solo campo, l'espatriato di domani dovrà essere resiliente, adattabile e capace di cambiare rapidamente mestiere e di riqualificarsi in settori che cercano personale. Allo scopo, il WEF ha creato una piattaforma di formazione (Reskilling Revolution).

Gli espatriati tendono a lavorare meno?

La percezione falsata dei nomadi digitali che lavorano da una spiaggia in un'atmosfera da vacanza, potrebbe indurci a credere che gli espatriati lavorino meno rispetto agli altri. Anche il fatto che gli espatriati cerchino modi alternativi di realizzarsi e di gestire al meglio la loro vita professionale e personale ci trae in inganno. In realtà, i nomadi digitali e gli altri espatriati lavorano tanto quanto i lavoratori tradizionali.

Il concetto di "lavorare di più per guadagnare di più" si è evoluto in "lavorare meglio per guadagnare meglio". La mobilità professionale si è trasformata e così anche i profili degli espatriati. Sebbene il fattore economico mantenga ancora un ruolo importante nella loro vita, non è più l'unica motivazione che li spinge a trasferirsi all'estero. In sostanza, i lavoratori di oggi sono disposti a lavorare altrettanto sodo, ma ottimizzando i tempi. Vogliono organizzare il loro lavoro in modo diverso per trarre il massimo dalla loro esperienza oltre confine.

Lavoro
A proposito di

Asaël Häzaq, web editor specializzato in notizie politiche e socioeconomiche, osserva e decifra le tendenze dell'economia internazionale. Grazie alla sua esperienza come espatriata in Giappone, offre consigli e analisi sulla vita da espatriato: scelta del visto, studi, ricerca di lavoro, vita lavorativa, apprendimento della lingua, scoperta del Paese. Titolare di un Master II in Giurisprudenza - Scienze Politiche, ha sperimentato anche la vita da nomade digitale.

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