Shock culturale inverso: quando ci si sente stranieri a casa propria

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Pubblicato 2020-08-26 alle 08:26 da JerryANelson
A tutti quelli che vivono all'estero da tempo, sarà capitato di provare una sensazione di disagio facendo rientro nel paese natale per una vacanza. Si chiama shock culturale inverso. Jerry Nelson, un americano espatriato in Argentina, ci racconta la sua esperienza quando è tornato negli States dopo due anni di assenza.         

Ho viaggiato e lavorato in 155 paesi del mondo. Non ho mai provato lo shock culturale fino al 2017, quando sono tornato in America dopo due anni in Argentina.

Nel 2017, dopo aver trascorso cinque anni all'estero, sono tornato "a casa" e mi sono scontrato con la cultura americana.

Come gestire e sopravvivere allo shock culturale? Dipende molto da come l'espatriato decide di reagire alla situazione. Meglio prenderlo di petto o lasciarsi trasportare?

Materialismo e spreco

Rispetto a molti altri, gli americani hanno un buon reddito. Mi è parso che tanti di loro, non tutti, spendessero i soldi in cose materiali. 

Immergermi nella cultura capitalista americana dopo tanto tempo in Argentina è stato scioccante. I supermercati mi hanno fatto girare la testa con tutti quegli scaffali zeppi di prodotti e la musica di sottofondo che suonava senza sosta.

Tutto va veloce

L'America va veloce e gli Americani conducono una vita frenetica. L'America è fast food (cibo veloce), negozi aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, e l'attitidine di fondo è quella di essere sempre impegnati in qualcosa. Un costante desiderio di essere intrattenuti ha reso gli Americani degli attori in una realtà fittizia.  

Valori e atteggiamenti

I valori e gli atteggiamenti dei miei amici sono cambiati mentre non c'ero. Il mio modo di pensare e vedere le cose si è modificato vivendo in Sud America.

Ho analizzato la mia terra con una lente diversa, più nitida. Ne ho visto sia i punti di forza che le debolezze. Ho provato risentimento verso quei connazionali che criticano il resto del mondo senza averlo mai visitato. 

Il modo "americano" non è per forza sempre il migliore o il più giusto. Il mio concetto di "casa" si è annebbiato mentre osservavo la gente che mi passava di fianco, cosi stressata e di corsa. 

Viaggiare stimola la creatività

Questa è la buona notizia, viaggiare rende creativi. 

Nel 1869, Mark Twain scrisse nel suo diario di viaggio Innocents Abroad che "Il viaggio abbatte il pregiudizio, il fanatismo e la ristrettezza di vedute. Una visione ampia, sana e caritatevole verso gli uomini e le cose non può essere acquisita vegetando in un angolo tutta la vita. "

C'è una ragione scientifica per cui viaggiare ha ispirato molti scrittori eccellenti, da Twain a Ernest Hemingway ad Anais Nin. In generale, la creatività è collegata alla neuroplasticità, o al modo in cui il cervello è programmato. I percorsi neurali sono ispirati dall'ambiente e dalle abitudini, il che significa che sono suscettibili al cambiamento: nuove lingue, odori, suoni, sensazioni e sapori, innescano diverse connessioni sinaptiche nel cervello e hanno il potere di rivitalizzare la mente.

Adam Galinsky, professore di economia alla Columbia University, autore di molte ricerche sui legami tra creatività e viaggi internazionali, afferma che le esperienze all'estero aumentano sia l'elasticità mentale che la flessibilità ossia stimolano la capacità della mente di saltare tra idee diverse e e l'abilità di creare legami tra idee dissimili.

Nel 2015, Galinsky ha analizzato il lavoro dei direttori creativi di oltre 250 case alta di moda rilevandone che quelli che vivevano all'estero, o viaggiavano, spesso producevano costantemente linee più creative rispetto agli altri. 

Quindi, esci dall'orticello e trova il tuo posto nel mondo!

Per tirare le somme

Dopo aver vissuto all'estero per anni, so che tornare di nuovo negli Stati Uniti, anche per una visita, sarà impegnativo. Ma sono cosciente del fatto che se il rientro viene vissuto con senso di gratitudine, invece che frustrazione, lo stato d'animo cambia.