Lavorare all’estero: cosa cambia dopo la crisi

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Pubblicato 2020-06-17 alle 07:54 da Stephane Lagrange
Stiamo assistendo ad uno sconvolgimento dell'economia e del mondo del lavoro causato dal COVID-19. Cosa succederà nei prossimi mesi per chi cerca impiego all'estero?

Visti

E' possibile che ci saranno cambiamenti significativi nelle procedure per l'ottenimento del visto in alcuni paesi. Un articolo di Forbes del 12 giugno ha annunciato potenziali modifiche riguado al H-1B e H-2B, due tra i permessi di lavoro più richiesti per gli Stati Uniti. Il Canada, che vanta una politica d'immigrazione piuttosto favorevole, sta considerando di cambiare la propria politica sui visti. Ogni paese adotterà strategie diverse, decidendo di incentivare o limitare l'ingresso di professionisti stranieri.

L'economia permetterà di andare a lavorare all'estero?

Un sondaggio di Expat.com effettuato su 725 espatriati, rileva che circa il 5% ha perso il lavoro durante la crisi. Questa crisi sanitaria ha avuto un forte impatto sull'economia e molte aziende nel mondo sono state costrette a ridurre il loro organico o a chiudere. C'è meno lavoro e di conseguenza le imprese danno la priorità alla manodopera locale piuttosto che ingaggiare professionisti stranieri ai quali dovrebbero fornire stipendi elevati, alloggio e altri bonus. 

Meno spostamenti?

Se c'è una cosa che abbiamo imparato durante la pandemia, è il lavoro a distanza. In questo momento post-crisi si rende sempre più evidente la necessità di formare del personale che sappia lavorare in maniera autonoma senza bisogno di spostarsi per essere fisicamente presente in ufficio. Un responsabile delle risorse umane a New York spiega ad Expat.com che una delle priorità nell'era dopo COVID-19 è appunto quella di fornire agli impiegati tutti gli strumenti necessari per renderli il più indipendenti possibile. 

Con l'incremento del lavoro a distanza e la possibilità di comunicare attraverso Skype o Zoom, per alcuni professionisti del settore terziario non sarà più necessario trasferirsi in grandi città, con elevato costo della vita, per trovare impiego. Twitter ha affermato che la stragrande maggioranza dei suoi dipendenti potrà continuare con il telelavoro, in modo definitivo, dopo la fine della pandemia. Le attività nei settori innovativi continueranno a necessitare manodopera mentre commercio e ristorazione effettueranno dei tagli al personale. 

E gli imprenditori?

Gli imprenditori che vogliono fare impresa all'estero dovranno assicurarsi di disporre di un elevato capitale per evitare il rischio di bancarotta in caso di una nuova ondata del virus. Può darsi inoltre che i criteri per ottenere un permesso per investitori saranno più restrittivi includendo anche la necessità di impiegare un numero più elevato di personale locale. 

In conclusione, per quel che riguarda il mondo del lavoro, è evidente che ci sia uno spartiacque che separa pre e post pandemia. Il modo di lavorare è diverso ed i rischi sono più elevati. Alcuni settori necessiteranno sempre di personale straniero altamente qualificato mentre quelli più tradizionali si affideranno a forza lavoro locale. Nell'ottica di un espatrio è pertanto cruciale formarsi adeguatamente al fine di acquisire le qualifiche necessarie alla buona riuscita del progetto.