Sfide per le coppie LGBTQI+ nel mondo

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Pubblicato 2024-03-18 alle 11:00 da Asaël Häzaq
Sebbene in molti Paesi siano state promulgate leggi che autorizzano il matrimonio tra persone dello stesso sesso, la discriminazione nei confronti delle coppie LGBTQI+ persiste. Nonostante alcune nazioni promettano più diritti LGBTQI+, spesso fanno marcia indietro o mantengono uno status quo instabile. Sono stati comunque fatti dei progressi e per questo è importante esaminare il panorama attuale.

Molti Paesi hanno attuato e continuano ad attuare misure per combattere l'omofobia e favorire i diritti delle coppie omosessuali. Argentina, Australia, Stati Uniti, Messico, Canada, Sudafrica, Taiwan e diverse nazioni europee riconoscono il matrimonio tra coppie dello stesso sesso.

Questo riconoscimento può portare alla legalizzazione piena, come avviene in Francia, Paesi Bassi, Danimarca, Canada e Islanda. Altri Paesi, invece, come Italia, Ungheria e Grecia, accettano solo le unioni civili, che offrono meno diritti del matrimonio. In alcune nazioni non c'è alcun riconoscimento. Il Giappone, ad esempio, concede solo un "certificato di unione per coppie dello stesso sesso" invece del matrimonio. Questo documento non garantisce gli stessi diritti del matrimonio, in particolare per quanto riguarda l'eredità.

Tutela legale

La riduzione dei diritti sull'aborto negli Stati Uniti ha rafforzato la visione conservatrice. Anche prima del divieto federale di aborto, i repubblicani avevano promulgato leggi anti-LGBTQI+. Nella primavera del 2022, oltre 200 proposte di legge di questo tipo erano state messe al voto. Secondo Freedom for All Americans, solo 21 Stati (incluso D.C.) hanno approvato leggi antidiscriminazione a tutela delle persone LGBTQI+. Nel 2022, 27 Stati non prevedevano ancora alcuna legge a tutela delle persone LGBTQI+.

Matrimonio per tutti, diritti diversi

Il riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso non si traduce automaticamente in un'uguaglianza di diritti tra coppie omosessuali ed eterosessuali. L'adozione è un esempio emblematico. Alcuni Paesi negano questo diritto alle coppie omosessuali sposate, mentre lo consentono alle coppie eterosessuali.

L'Italia, ad esempio, consente l'unione civile tra persone dello stesso sesso ma vieta l'adozione e la procreazione medicalmente assistita (PMA) per queste coppie. L'attuale governo di estrema destra spinge attivamente per preservare la "famiglia tradizionale". 

Altri Paesi, come il Nepal, riconoscono i diritti LGBTQI+ come fondamentali, ma non autorizzano le unioni civili o il matrimonio.

Violazioni continue e un barlume di speranza

Sorprende che l'omosessualità sia ancora un crimine in 69 Paesi su 193. La situazione, tuttavia, ha varie sfumature. Sebbene sia illegale in alcune destinazioni, non è sempre osteggiata. Al contrario, alcuni Stati non puniscono per legge l'omosessualità, ma le persone LGBTQI+ sono fortemente discriminate. È il caso della Costa d'Avorio, dove l'omosessualità non è ufficialmente vietata, ma le coppie dello stesso sesso sono vittime di attacchi omofobi.

In Francia, nonostante la legge sul matrimonio accessibile a tutti, e i numerosi piani governativi per combattere l'omofobia, il numero di attacchi fisici contro gli omosessuali è aumentato notevolmente nel 2022. Un "aumento preoccupante" (+28% rispetto al 2021), così come riporta l'associazione SOS Homophobie.

L'India ha depenalizzato l'omosessualità nel 2019, ma le unioni tra persone dello stesso sesso rimangono illegali. Il Vietnam consente le cerimonie di matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma non hanno alcun valore giuridico. Una recente sentenza dell'Alta Corte di Hong Kong offre, tuttavia, una speranza. La corte ha ritenuto che la mancanza di un quadro normativo per le coppie omosessuali sia una violazione del diritto costituzionale. Per le associazioni LGBTQI + si tratta di un primo passo verso il riconoscimento legale del matrimonio tra persone dello stesso sesso.

Problematiche con cui si confrontano gli espatriati LGBTQI+

Trasferirsi in un territorio considerato "non sicuro" per gli omosessuali può essere una sfida. Come difendere i propri diritti in una nazione discriminante? Dovresti parlare apertamente del tuo orientamento sessuale al lavoro? Le organizzazioni LGBTQI+ dicono che non è obbligatorio rivelare il proprio orientamento sessuale. È una questione personale che non dovrebbe essere discussa durante i colloqui di lavoro o in azienda. In molti Paesi esistono leggi contro la discriminazione da parte dei datori di lavoro, ma non vengono sempre applicate. E' bene non nascondersi, ma neanche esporsi troppo.

Per gli espatriati transgender, in fase di transizione, si pone la questione dei documenti d'identità che non riflette il loro status attuale. Le organizzazioni LGBTQI+ chiedono una maggiore protezione per gli espatriati LGBTQI+, a partire dal processo di richiesta del visto e durante tutto il periodo di permanenza all'estero.

Sono in corso dei cambiamenti, anche se lenti e disomogenei. A volte c'è una disparità di vedute tra governo e cittadini. E' il caso, ad esempio, del Giappone dove la popolazione è favorevole alla parità di diritti per le coppie omosessuali. Il problema è che non si sentono sostenuti dalla legislatura.