Come le disuguaglianze tra i passaporti influenzano la mobilità internazionale

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Pubblicato 2023-08-29 alle 11:00 da Asaël Häzaq
Viaggiare si può, ma solo a determinate condizioni. Quando si parla di passaporti, non tutte le nazioni sono sullo stesso piano. Passaporti forti, passaporti deboli... Dobbiamo considerarlo un segno di disuguaglianza? Esiste una geopolitica dei visti?

I passaporti più forti per viaggiare

Dal 2006, l'Henley Passport Index stila una classifica dei passaporti più forti per viaggiare (quelli che consentono l'accesso a tanti Paesi senza visto) e dei passaporti più deboli (quelli che consentono di viaggiare senza visto solo in un numero limitato di destinazioni).

Quest'anno Singapore è il Paese con il passaporto più forte per viaggiare, con 192 Paesi accessibili senza visto. Germania, Italia e Spagna si piazzano al secondo posto, con passaporti che consentono l'accesso senza visto a 190 destinazioni. Austria, Finlandia, Francia, Giappone (che perde il primo posto), Lussemburgo, Corea del Sud e Svezia sono al terzo posto. I loro passaporti consentono di viaggiare senza visto in 189 paesi. Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi e Regno Unito sono al quarto posto, con 188 paesi accessibili senza visto. Il Canada è al 7° posto e gli Stati Uniti all'8° (rispettivamente con 185 e 184 paesi senza visto).

Molto indietro, l'Ecuador (58°) offre l'accesso senza visto a 92 destinazioni. L'Oman (62°) a 88 destinazioni, la Bolivia e la Cina (64°) a 80, Cuba e il Ruanda a 63 (77°), il Laos a 50 (88°) e il Nepal a 38 (99°). Ultimo nella classifica, il passaporto afghano (104°) è il più debole, con 27 destinazioni accessibili senza visto. Leggermente più in alto troviamo l'Iraq (103°, 29 paesi accessibili senza visto), la Siria (102°, 30 paesi), il Pakistan (101°, 33 paesi), lo Yemen e la Somalia (100°, 35 paesi).

Passaporti e visti: un divario tra Nord e Sud?

L'Henley Passport Index utilizza i dati dell'Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA) per stilare le sue classifiche che mettono a confronto 199 passaporti a livello globale. Secondo lo studio, le disuguaglianze negli spostamenti sono aumentate dopo la crisi sanitaria. Nel 2021, quando la mobilità internazionale stava riprendendo grazie alla riapertura delle frontiere, Henley & Partners, l'azienda che ha realizzato l'Henley Passport Index, notava che le misure adottate "per limitare il diffondersi del Covid-19 limitavano la mobilità dei Paesi del Sud del mondo".

In Medio Oriente, il passaporto emiratino è il più alto in classifica (12°, 179 nazioni accessibili senza visto). Il passaporto cileno è il più forte del Sud America (15°, 174 nazioni). In Africa è Mauritius (29°, 148 destinazioni accessibili senza visto). Esistono anche altre classifiche, come quella realizzata da Arton Capital che classifica gli Emirati Arabi Uniti come il Paese con il passaporto più forte nel 2023.

Gli esperti concordano sul fatto che il divario tra i paesi del Nord e quelli del Sud stia crescendo. Per Henley & Partners, la forbice si è allargata dal 2006. La geopolitica dei visti sta creando nuove disuguaglianze nel mondo?

Disuguaglianze in fatto di passaporti

Ad un primo sguardo, sembrerebbe trattarsi di una semplice formalità. Se la destinazione è accessibile solo con un visto, basta richiederne uno. Ma è qui che iniziano i problemi. Prima di tutto c'è la questione economica: il costo dei visti a volte è esorbitante.

Anche se hai i soldi per richiedere un visto, le procedure amministrative possono essere complesse. Alcuni Paesi richiedono una lettera d'invito o un documento di soggiorno che viene rilasciato solo dagli organi amministrativi. Lo scoglio è che, a volte, questi uffici non hanno un sito web o un indirizzo email di contatto. Un altro ostacolo sono le tempistiche: bisogna aspettare diversi mesi per ottenere il visto, anche se tutti i tuoi documenti sono in regola.

La libertà di movimento va più in una direzione che nell'altra? Questo è il problema dei passaporti forti e deboli. Sicuramente alla base ci sono degli accordi bilaterali tra gli Stati ma, anche in questo caso, c'è chi vede una disparità di trattamento tra i vari Paesi. La reciprocità non è sempre la regola. Il cittadino di un paese X può essere esonerato dall'obbligo di visto quando viaggia in un paese Y. Ma il cittadino del paese Y potrebbe necessitare di un visto per recarsi nel paese X. A metà luglio, Israele ha annunciato che i cittadini americani potranno entrare sul territorio senza visto. Si tratta di un provvedimento volto ad aderire al programma di esenzione dal visto per gli Stati Uniti. Israele sta cercando da diversi anni di entrare a far parte del programma. Con questa nuova misura, il governo israeliano spera di ottenere la reciprocità.

Conclusione

I passaporti e le esenzioni sono una questione di geopolitica. Le nazioni hanno tutto l'interesse a concludere accordi con altri Stati "partner" (partner commerciali o diplomatici, ecc.). Lo spazio Schengen, ad esempio, è accessibile senza visto a gran parte dei cittadini nel mondo, tranne che a quelli del continente africano (ad eccezione di Mauritius e Seychelles) e del continente asiatico (ad eccezione di Corea del Sud, Giappone, Taiwan, Hong Kong, Malesia e Israele).

Queste differenze rappresentano altrettante visioni del mondo, con, da un lato, zone di libera circolazione senza visto e, dall'altro, zone escluse da questa libertà di movimento. Da qui il concetto di disuguaglianza tra nazioni. Sarebbe il caso di rimettere in discussione il concetto di passaporto forte e debole (e quindi di rivedere gli accordi bilaterali)? La questione non si pone per gli Stati che mirano a rafforzare le proprie frontiere esterne e a facilitare la circolazione all'interno dei confini nazionali.