
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina non si limitano ai dazi doganali - le misure di ritorsione volute da Trump sono entrate in vigore il 1° novembre - ma si estendono anche al mercato del lavoro internazionale. L'ultima mossa arriva da Pechino, che introduce un nuovo visto dedicato ai “talenti stranieri”.
La nuova normativa era già comparsa sui siti ufficiali cinesi ad agosto, ma l'annuncio era passato quasi inosservato fino alla sua entrata in vigore, il 1º ottobre. Da quel giorno il cosiddetto “visto K” è diventato il nuovo permesso dedicato ai talenti stranieri, in particolare a coloro che si distinguono nei campi scientifici e tecnologici.
Può essere considerato un rivale diretto dell'H-1B statunitense? La stampa internazionale ne è convinta. Il visto americano più richiesto dai giganti tech e dalle start-up è finito nel mirino della Casa Bianca: i tempi in cui Donald Trump ne elogiava i vantaggi sono ormai lontani. Oggi, punta a limitarne l'utilizzo e a renderlo più oneroso per le aziende. A settembre ha infatti firmato un decreto che ne aumenta drasticamente il costo fino a 100.000 dollari, accusando le imprese del settore di preferire lavoratori stranieri “a basso costo” a scapito dei talenti locali. Un'ulteriore pesante battuta d'arresto per il mondo della tecnologia statunitense.
La Cina ha colto l'occasione per promuovere il suo nuovo visto, presentato come un'opportunità per attrarre talenti internazionali. Tra i principali vantaggi:
- Non è necessario essere sponsorizzati da un'azienda cinese.
- Costo accessibile: tra 23 e 140 dollari secondo alcune fonti. Informazione non confermata da altri media, che parlano piuttosto di «dettagli da chiarire».
- Visto a ingressi multipli.
- Possibilità di creare la propria azienda, fare ricerca, sviluppare la propria attività.
- Visto di lunga durata.
Nonostante ciò, la novità non è stata accolta con entusiasmo da tutti. In Cina, molti giovani laureati esprimono frustrazione: la disoccupazione giovanile sfiora il 20% e temono una concorrenza ancor più agguerrita dall'estero. Il governo ha provato a rassicurare l'opinione pubblica, presentando il visto come un segnale di apertura internazionale. Inoltre, secondo le stime ufficiali, nel settore delle alte tecnologie mancherebbero circa 30 milioni di lavoratori qualificati - una carenza che Pechino vuole colmare anche guardando oltre i propri confini.



















