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Lavorare all'estero: come funziona per la pensione?

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YuriArcursPeopleimages / Envato Elements
Scritto daAsaël Häzaqil 17 Novembre 2025

Probabilmente non è la prima cosa a cui pensi. Quando inizi una carriera internazionale, ti concentri sullo sviluppo delle tue competenze, sull'acquisizione di esperienza e sulla costruzione di una certa stabilità, non sulla pensione. Tuttavia, vale la pena chiederselo: gli anni di lavoro all'estero verranno conteggiati ai fini pensionistici?

Riconoscimento dei periodi lavorati nell'Unione Europea (UE)

Primo aspetto da considerare: non pensare che il tuo Paese d'origine sia automaticamente a conoscenza di tutti i tuoi impieghi all'estero. In linea di principio, l'ente pensionistico non considera automaticamente i periodi di lavoro all'estero. Questo rappresenta un problema per molti espatriati, che si ritrovano con periodi considerati come non contributivi, e quindi con una pensione ridotta. Tuttavia, i cittadini dei Paesi dell'UE godono di un vantaggio. L'armonizzazione delle normative in materia prevede un riconoscimento automatico dei periodi lavorati all'estero. Lo stesso riconoscimento è garantito tra i Paesi membri dello Spazio Economico Europeo (SEE) e la Svizzera.

Anche se, in linea generale, i periodi lavorati all'estero vengono automaticamente riconosciuti, è importante verificare che ciò avvenga. Conserva tutti i documenti che attestano il periodo lavorato in un altro Paese dell'UE, del SEE o in Svizzera. Controlla regolarmente il tuo estratto conto contributivo.

Riconoscimento dei periodi lavorati all'estero: l'importanza delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale

Se non sei un cittadino europeo o se hai lavorato fuori dall'UE, assicurati che esista una convenzione bilaterale tra il tuo Paese d'origine e quello ospitante. Anche in questo caso, niente è automatico: gli Stati sono liberi di firmare o meno una convenzione bilaterale di sicurezza sociale.

Se hanno firmato una convenzione, i periodi di lavoro all'estero verranno considerati per il calcolo della pensione. Ogni convenzione stabilisce le condizioni in cui verrà calcolata la pensione. Ad esempio, una convenzione può riconoscere i periodi lavorati all'estero per il calcolo dei diritti, ma non per il calcolo della pensione. I periodi di attività all'estero potrebbero quindi andare persi.

Attenzione: il riconoscimento degli anni lavorati all'estero potrebbe non essere automatico. E' compito tuo presentare i documenti necessari e assicurarti che l'amministrazione del tuo Paese abbia registrato tutti i periodi lavorati all'estero. Anche gli stipendi devono corrispondere. In base al tuo caso, potresti avere diritto a una pensione nel tuo Paese d'origine, in quello ospitante o in entrambi.

Esempio degli Stati Uniti

Gli Stati Uniti hanno accordi bilaterali con circa 30 Paesi, tra cui Italia, Brasile, Corea del Sud, Regno Unito, Ungheria e Uruguay. Esistono però delle eccezioni, soprattutto per i cittadini americani o i residenti che vengono temporaneamente trasferiti all'estero da un datore di lavoro statunitense. In queste situazioni, il lavoratore continua a essere coperto dal sistema statunitense fino a un massimo di cinque anni e sia il datore di lavoro sia il dipendente proseguono i contributi alla Social Security americana.

E' importante ricordare che la Social Security richiede 40 crediti per accedere ai benefici completi. La pensione viene calcolata in base ai 35 anni con i redditi più alti. Se hai trascorso una parte della tua carriera all'estero, potresti non aver accumulato crediti sufficienti. Per far riconoscere gli anni di lavoro fuori dagli Stati Uniti, devi aver lavorato in un Paese che abbia stipulato un accordo bilaterale con gli Stati Uniti.

Esempio del Belgio

Le autorità belghe sottolineano che un'esperienza lavorativa all'estero può influire sia sull'età pensionabile sia sull'importo finale della pensione. Quando presenti la domanda, tutti gli impieghi svolti fuori dal Belgio vengono aggiunti al tuo fascicolo contributivo e possono aumentare il valore della pensione che percepirai.

I cittadini belgi devono dichiarare qualsiasi lavoro svolto all'estero tramite una piattaforma governativa dedicata. Esistono inoltre regole specifiche per chi percepisce sia una pensione belga sia una pensione estera. Gli stessi principi si applicano anche ai cittadini stranieri che hanno lavorato in Belgio, a prescindere dal fatto che provengano dall'UE, dallo SEE, dalla Svizzera, dal Regno Unito o da un Paese con un accordo bilaterale. Chi vive nei Paesi Bassi, in Danimarca, in Australia o in Canada può presentare la domanda di pensione belga direttamente dal Paese di residenza.

Cosa fare in caso di difficoltà?

Se il tuo estratto contributivo risulta incompleto o presenta errori, puoi richiedere una correzione, purché tu possa fornire la documentazione necessaria. In genere, gli uffici previdenziali richiedono certificati del datore di lavoro, contratti di lavoro, buste paga, attestazioni di fine rapporto e prove dei contributi versati a un sistema pensionistico riconosciuto.

Tuttavia, se hai lavorato in un Paese che non ha un accordo bilaterale con il tuo Paese di origine, non c'è alcuna garanzia che quell'esperienza venga conteggiata ai fini della pensione. In questi casi, la pensione sarà calcolata solo sui periodi riconosciuti nel Paese in cui presenti la domanda, di solito il tuo Paese di origine. Lo stesso vale se hai lavorato in più Paesi che non hanno accordi con il tuo Paese di origine: nessuno di quei periodi verrà considerato nel calcolo della tua pensione.

Rientrare in Italia: come far riconoscere i periodi lavorati all'estero

Quando un italiano rientra in patria dopo un'esperienza professionale all'estero, il primo passo è controllare la propria posizione contributiva. Per chi è stato distaccato all'estero da un'azienda italiana, la situazione è generalmente lineare: durante il distacco rimane l'iscrizione alla previdenza italiana, e i contributi continuano a essere versati nel sistema INPS. In questi casi non serve alcuna procedura particolare, ma è comunque prudente verificare che tutti i periodi risultino correttamente registrati accedendo al proprio estratto conto contributivo sul portale INPS.

Il percorso di chi ha lavorato come dipendente di un'azienda straniera è più articolato. Se l'esperienza si è svolta in un Paese dell'UE, dello SEE o in Svizzera, i contributi esteri vengono totalizzati automaticamente grazie ai regolamenti europei sulla coordinazione dei sistemi di sicurezza sociale. Al rientro in Italia, l'INPS acquisisce le informazioni attraverso il modulo europeo P/PD U1, ma resta al lavoratore l'onere di verificare che tutto sia stato correttamente trascritto. Per chi ha lavorato in Paesi extra-UE, invece, la possibilità di sommare i contributi dipende dall'esistenza di una convenzione bilaterale Italia-Paese ospitante; in assenza di accordo, i periodi esteri non possono essere totalizzati e, se necessario, si può valutare la contribuzione volontaria in Italia.

Per i professionisti e i lavoratori autonomi italiani che hanno operato all'estero, il discorso è diverso: se la contribuzione è stata versata solo nel sistema straniero e non risultano iscrizioni italiane pregresse né versamenti volontari, non ci sono contributi "da riconoscere" in Italia. In ogni caso, chi rientra è sempre invitato a fare un controllo completo della propria posizione tramite INPS, richiedendo eventuali rettifiche e presentando la documentazione dei periodi svolti all'estero. Preparare i propri documenti prima del rientro - contratti, buste paga, attestazioni contributive - aiuta a evitare lungaggini e garantisce che tutta la carriera venga valorizzata correttamente nel sistema pensionistico italiano.

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A proposito di

Asaël Häzaq, web editor specializzato in notizie politiche e socioeconomiche, osserva e decifra le tendenze dell'economia internazionale. Grazie alla sua esperienza come espatriata in Giappone, offre consigli e analisi sulla vita da espatriato: scelta del visto, studi, ricerca di lavoro, vita lavorativa, apprendimento della lingua, scoperta del Paese. Titolare di un Master II in Giurisprudenza - Scienze Politiche, ha sperimentato anche la vita da nomade digitale.

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