Perchè è importante imparare la lingua del Paese di espatrio

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Pubblicato 2022-07-25 alle 10:00 da Ameerah Arjanee
All'inizio di luglio, il sito Schengen Visa Info ha riportato che il Partito Democratico Libero tedesco (FDP), che fa parte della coalizione di governo, vorrebbe introdurre l'inglese come seconda lingua amministrativa. L'obiettivo sarebbe quello di facilitare le procedure di immigrazione. La proposta non è stata accolta favorevolmente dall'Associazione dei dipendenti pubblici tedeschi, che ritiene che due lingue amministrative ufficiali creerebbero confusione a livello legislativo e un eccesso di burocrazia.

Che livello di tedesco serve per lavorare in Germania?

Attualmente, per poter lavorare in Germania, per fare un apprendistato professionale e per ottenere la residenza permanente, gli espatriati devono avere un livello B1 (intermedio basso). Con un livello A1 (elementare), uno straniero può frequentare un corso di inglese (livello medio) presso un'università tedesca. Senza alcuna conoscenza del tedesco, uno studente può fare uno stage o un tirocinio in Germania per un periodo massimo di 90 giorni.

E' difficile ottenere un lavoro senza alcuna conoscenza del tedesco. Solo professionisti altamente qualificati, come esperti IT e ricercatori, possono aggirare i requisiti linguistici.

Un studente può raggiungere un livello A1 con 60-70 ore di corso. Per raggiungere un B1 ci vogliono circa 250-300 ore. Un espatriato che studia part-time, potrebbe impiegare 3-6 mesi per arrivare al livello A1 e un anno/un anno e mezzo per il B1. Gli esami ufficiali per comprovare la conoscenza della lingua tedesca sono coordinati dal Goethe Institut. Questa istituzione culturale offre anche lezioni di tedesco nella maggior parte dei Paesi del mondo.

Perché l'inglese può difficilmente essere una lingua amministrativa in Germania?

Secondo l'EF English Proficiency Index 2021, la Germania è tra i primi 10 paesi al mondo dove si parla inglese in modo fluente. Oltre la metà della popolazione lo parla in modo fluido, principalmente nei grandi centri abitati (Berlino, Düsseldorf, Baviera, Amburgo e Renania settentrionale-Vestfalia). Nonostante ciò, tutte le procedure amministrative vengono gestite esclusivamente in tedesco, lingua madre del 95% della popolazione.

La Germania è il Paese economicamente più potente dell'Unione europea, e l'UE è fortemente impegnata nella promozione del multilinguismo. L'UE conta 24 lingue ufficiali e tutta la nuova legislazione deve essere tradotta in ciascuna di esse. Secondo un rapporto dell'UE sulla diversità linguistica, pubblicato nell'aprile 2022, il multilinguismo preserva l'identità culturale degli Stati membri e simboleggia la loro sovranità all'interno dell'Unione.

Gestire le formalità burocratiche e le questioni amministrative in una lingua straniera è difficile perché la traduzione legale è molto complicata. I concetti giuridici variano ampiamente tra Paesi con storie, sistemi politici, costituzioni e codici di diritto diversi. Come spiega la traduttrice professionista Rosalyn Newell sul suo blog The Translator's Teacup, il termine legale tedesco GmbH (società a responsabilità limitata) è impossibile da tradurre nel corrispettivo americano o britannico. Poiché questo tipo di società esiste solo nel diritto tedesco, austriaco, svizzero e del Liechtenstein, non può essere equiparato a "Ltd" e dovrebbe essere lasciato nella lingua originale.

L'Associazione dei dipendenti pubblici tedeschi ha fatto sapere che non tutti gli uffici sarebbero in grado di gestire la mole di traduzioni legali. La posizione della Germania è diversa da quella di altre nazioni le cui amministrazioni utilizzano più lingue dai tempi della loro costituzione. E' stato più facile per il Canada, ad esempio, sancire il bilinguismo amministrativo nel 1969 perché, in Quebec, i documenti di legge scritti in francese risalgono addirittura al XV secolo.

Secondo il sito web I Am Expat, che ha la sede in Germania, nelle regioni del Meclemburgo-Pomerania occidentale e della Sassonia-Anhalt, la lingua inglese non è molto diffusa. Mentre nelle grandi città le pratiche amministrative potrebbero essere gestite sia in tedesco che in inglese, estendere questo modo di operare ad aree dove vivono pochi espatriati, o pochi cittadini che parlano inglese, potrebbe essere controproducente.

Attualmente, i richiedenti visto (visto per studenti o di lavoro, permesso di residenza permanente) devono incaricarsi a proprie spese di far tradurre, e certificare, tutti i loro documenti. L'Associazione dei dipendenti pubblici tedeschi ritiene che non sia realistico trasferire questa responsabilità agli uffici tedeschi, che non potrebbero gestire la mole di lavoro.

I requisiti linguistici negli altri Paesi del mondo

In Sud America, l'inglese è lingua ufficiale solo della Giamaica e del Suriname, due ex colonie britanniche. In Europa è la lingua ufficiale solo del Regno Unito, dell'Irlanda e di Malta. Per quanto riguarda l'Africa, metà del continente usa ufficialmente l'inglese. La maggior parte dell'Africa settentrionale e occidentale non lo fa, poiché è una regione storicamente più legata alla lingua araba o francese.

I Paesi dell'Asia meridionale, le Filippine e la Papua Nuova Guinea usano l'inglese come lingua legale, amministrativa e sul lavoro, dato il loro passato coloniale. In Asia orientale e nel sud-est asiatico si usa la lingua locale.

Il Medio Oriente ha una situazione mista: mentre i paesi del Nord Africa non usano molto l'inglese, nei Paesi del Golfo (Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar, Oman, Bahrain, Arabia Saudita) e in Israele, la comunità degli espatriati è ben radicata da diverso tempo e questo ha favorito l'uso dell'inglese, sia nei luoghi di lavoro che in ambito sociale. Uno straniero può vivere in queste zone anche senza conoscere l'arabo o l'ebraico.

Molte nazioni europee hanno requisiti linguistici simili alla Germania. La Francia, ad esempio, richiede un livello B1 di francese per la maggior parte dei lavori e per l'ottenimento del permesso di soggiorno permanente. Alcuni Stati hanno requisiti meno rigidi. E' il caso delle nazioni scandinave e dell'Italia, che richiedono un A2 (elementare superiore) per ottenere la residenza a lungo termine. A2 corrisponde al livello C del corso svedese SFI (svedese per immigrati), offerto gratuitamente alla maggior parte dei nuovi migranti/espatriati.

Riguardo all'Asia orientale, la Cina ha una propria scala di valori per determinare la conoscenza della lingua cinese per i non madrelingua. Si chiama HSK (Hanyu Shuiping Kaoshi). Un HSK 4, l'equivalente di un B1, è il livello richiesto nella maggior parte dei luoghi di lavoro e per il permesso di soggiorno permanente. Al contrario, il vicino Giappone non impone requisiti linguistici. Ciò non toglie che imparare il giapponese sia importante per entrare in contatto con le persone del posto, dato che pochi conoscono l'inglese (meno dell'8% della popolazione, secondo Foreign Policy).

Lo stesso vale per molti Paesi dell'America Latina dove la conoscenza dello spagnolo non è un prerequisito per l'ottenimento della residenza. Sta di fatto però che parlarlo favorisce l'integrazione e permette di immergersi nella cultura del luogo.