Verso un "visto Schengen" per i Paesi del Sud-est asiatico?

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Pubblicato 2024-04-24 alle 10:00 da Asaël Häzaq
Per rilanciare il turismo e dare impulso alle loro economie, i Paesi del Sud-est asiatico stanno valutando la possibilità di introdurre un sistema di visti sul modello europeo. Ancora precario, nonostante la ripresa post-Covid, il turismo deve fare i conti con l'inflazione e la crisi internazionale. Un sistema d'ingresso unico per le nazioni del Sud-est asiatico potrebbe darebbe un nuovo impulso. Diamo un'occhiata più da vicino.

Un "sistema Schengen" per attrarre visitatori stranieri

Questa è l'idea del Primo ministro thailandese Srettha Thavisin per rilanciare l'economia nazionale, che soffre ancora i postumi della crisi sanitaria. Dopo l'estate del 2023, il Primo Ministro ha iniziato a viaggiare all'estero per attirare investitori... e turisti. Il suo nuovo piano prevede il lancio di un visto unico per visitare Thailandia, Malesia, Cambogia, Myanmar, Vietnam e Laos.

Queste nazioni, con Thailandia e Malesia in testa, hanno richiamato 70 milioni di visitatori stranieri l'anno scorso. Secondo Srettha Thavisin, questa cifra si moltiplicherà con l'introduzione di un visto unico. Il rilancio del turismo è fondamentale per le economie dei Paesi in questione. In Thailandia rappresenta il 10% del PIL e il 20% dei posti di lavoro. La Malesia, l'anno scorso, hanno fatto il pieno di turisti (più di 20 milioni).

Anche altre nazioni del Sud-Est asiatico, meno gettonate, potrebbero beneficiare di questo visto unico per incrementare il loro settore turistico.

Come sarà il visto unico?

Il visto Schengen consente la libera circolazione all'interno dell'area Schengen. I cittadini stranieri possono soggiornare nell'area Schengen per 90 giorni, ogni 180 giorni. Il visto Schengen dura da 1 a 5 anni, a condizione di avere un passaporto valido. Il sistema del Sud-Est asiatico mantiene la struttura dei "90 giorni" per consentire ai viaggiatori stranieri di rimanere più a lungo nella regione.

La sfida sarà quella di armonizzare le diverse politiche. Laos, Cambogia, Vietnam, Thailandia e Malesia dispongono già di programmi specifici per l'ottenimento del visto o per l'esenzione dal visto con altri Paesi, in particolare con l'Europa. Il nuovo visto non sarà introdotto a breve perchè la conclusione di nuovi accordi bilaterali richiederà tempo. Si tratta comunque di un segnale positivo per i visitatori e gli investitori stranieri. Seguendo l'esempio della zona Schengen, altre nazioni hanno optato per il visto unico, come quelle della Comunità dell'Africa Orientale (EAC). Anche il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) sta valutando la creazione di un visto comune.

Un visto unico: quali sono i vantaggi per gli espatriati?

Un "sistema di visti Schengen" avvantaggerebbe anche gli espatriati. Nel suo programma di visite con i leader stranieri, il Primo Ministro thailandese si è rivolto in particolare agli investitori e ai dirigenti d'azienda. Un visto comune per i Paesi del Sud-Est asiatico facilita gli spostamenti nella regione. Il Sud-Est asiatico è una destinazione popolare per gli investitori stranieri. Il settore industriale rappresenta una quota importante degli investimenti diretti esteri (IDE), grazie a progetti su larga scala (in Vietnam, Thailandia, Malesia, Cambogia, ecc.). Gli IDE in Thailandia e Malesia sono aumentati in modo significativo, rispettivamente del 22% e del 37%.

Anche i lavoratori espatriati potrebbero beneficiare del visto unico. Il nuovo sistema consentirebbe la libera circolazione all'interno dei Paesi del Sud-est asiatico. La soluzione sarebbe vantaggiosa anche per chi pianifica un trasferimento in una nazione del Sud-Est asiatico. Il visto renderebbe più facile "testare" la destinazione in cui espatriare. I dettagli pratici di questo progetto di visto non sono ancora chiari. La procedura per ottenere un visto Schengen è notoriamente complessa. Quali scelte faranno gli Stati del Sud-Est asiatico? Snellire le formalità sui visti, favorirà gli spostamenti degli espatriati.