Federica e la sua famiglia a Pattaya

Interviste agli espatriati
  • Federica a Pattaya
Pubblicato 2013-06-20 alle 02:00 da Expat.com team
C'è un clima molto rilassato ovunque che finisce per rilassare un pò anche te che ci vivi e poi è un Paese con una natura straordinaria: mare, isole, spiagge ma anche montagne e foreste incontaminate

Salve Federica, grazie per averci concesso quest' intervista. Ci parli un po' di te?

Sono sposata e mamma di due bimbi. Il più grande ha 5 anni ed il più piccolo 1 anno e mezzo. Nel 2006 ho lasciato Bologna, la mia casa ed un buon lavoro, per seguire colui che poi sarebbe diventato mio marito. Ci siamo trasferiti in Cina, dove lui aveva avuto una bella proposta di lavoro. Abbiamo vissuto i primi due anni a Wuxi, una tipica città cinese di cinque milioni di abitanti, ancora poco abituata ad ospitare occidentali e dove ancora la gente si girava al nostro passaggio e spesso ci fotografava. Ormai al termine della mia prima gravidanza, ci siamo trasferiti per un anno a Suzhou, la "città dei giardini" alle porte di Shanghai, dove si respirava un'aria più internazionale. Il mio primo figlio è nato proprio a Shanghai e, per questo, la Cina resterà sempre nel mio cuore. In seguito siamo rientrati in Italia per 3 anni e poi, 6 mesi fa, siamo ripartiti sempre per il lavoro di mio marito, questa volta per la Thailandia. Ora vivo a Pattaya con la mia famiglia che nel frattempo si è allargata. Rimarremo qui per 3 anni.

Ultimamente tu e tuo figlio avete avuto diversi problemi di salute, ti va di raccontarci un po' cosa è successo?

Quando ci si trasferisce in un Paese come la Thailandia, occorre sapere che questo non è solo un paradiso tropicale. Ci sono purtroppo anche degli aspetti poco piacevoli come una generale sporcizia, cani randagi e malattie tropicali. Avendo già viaggiato in Oriente diverse volte ne ero a conoscenza e, comunque, sono una persona che ama documentarsi prima di qualsiasi viaggio in una nuova meta. Per questo tutti in famiglia, dopo un consulto all'ASL, prima di partire ci siamo sottoposti ad un certo numero di vaccini. Purtroppo però per alcune malattie qui molto presenti come malaria e febbre Dengue il vaccino non c'è. L'unica prevenzione è cercare di non farsi pungere dalle zanzare, cosa non facile, data la loro massiccia presenza. Noi siamo stati particolarmente sfortunati e una zanzara infetta ha punto contemporaneamente sia me che il mio bimbo più grande trasmettendoci la Dengue, una malattia infettiva tropicale che, non diagnosticata, può portare anche alla morte. Dal punto di vista fisico è piuttosto pesante perchè è molto dolorosa. È infatti chiamata anche febbre "spaccaossa". E oltretutto non c'è cura, bisogna solo aspettare che faccia il suo corso, monitorando ogni giorno che le piastrine del sangue non si abbassino troppo e mantenendo il corpo molto idratato con le flebo. Spesso ha sintomi più leggeri e viene scambiata per una semplice influenza. I bambini colpiti dormono molto, hanno spesso vomito, non bevono e non mangiano. Ed è proprio la mancata idratazione, insieme al rischio di emorragie, che porta spesso alla morte, soprattutto nei bimbi. È assolutamente consigliabile quindi fare subito un esame del sangue se si ha la febbre. Dopo un'ora si hanno già i risultati. Noi abbiamo avuto la Dengue in forma pesante e sono stati necessari 9 giorni di ricovero in ospedale perchè le nostre piastrine erano bassissime. Io ho potuto fare iniezioni di cortisone per superare l'emergenza, mio figlio, che era troppo piccolo per farle, è stato molto vicino dal dover subire una trasfusione di sangue. Per fortuna tutto è finito bene. Anche se mi è venuta la fobia per le zanzare, anche perchè ci sono 4 ceppi di questa malattia e contrane un altro, vorrebbe dire andare incontro a problemi maggiori. Dato che in questi primi mesi non ci siamo fatti mancare nulla, siamo incappati in un altro problema della Thailandia: il randagismo. Qui in ogni strada ci sono decine di cani randagi, apparentemente tranquilli, ma potenzialmente pericolosi perchè la rabbia è molto diffusa. Purtroppo sempre il mio bimbo di 5 anni, è stato aggredito da uno di questi cani all'uscita da un ristorante, sotto i nostri occhi. Se l'è cavata "solo" con un brutto morso e un grande spavento ma abbiamo comunque dovuto avviare la vaccinazione anti rabbia che consiste di 6 iniezioni di vaccino. A parte lo stress delle continue medicazioni perchè la ferita era infetta, e delle iniezioni, mio figlio è rimasto terrorizzato dai cani e quindi qui non ha vita facile.

A fronte delle esperienze negative che ci hai appena raccontato, suppongo sia necessario avere un'assicurazione medica privata. Me lo confermi?

Assolutamente sì. Gli ospedali migliori e quelli in cui tutti i medici parlano inglese, sono tutti privati e piuttosto costosi. E purtroppo, dopo la questione del morso, ho anche potuto appurare che vengono applicati prezzi diversi a seconda se sei straniero o thailandese. Inoltre qui funziona che, per qualsiasi cosa, anche un semplice virus, vai all'ospedale, perchè non c'è la figura del medico condotto come da noi in Italia. C'è qualche piccolo studio, ma spesso i medici non parlano inglese e, mai come quando ci sono problemi di salute, vuoi essere certo di capire bene tutto. Essendoci poi tante malattie particolari, è sempre meglio andare in ospedale per escluderle. Per quanto riguarda la mia esperienza, che è già notevole dopo pochi mesi, mi sono sempre trovata bene. Il bimbo piccolo infatti ha già avuto diverse influenze da virus ed il grande, a parte quanto sopra, ha dovuto anche subire un intervento in anestesia totale per un problema ai denti. I medici sono preparati, il personale disponibile, gli ambienti puliti e funzionali. All'interno dell'ospedale c'è sempre la farmacia per cui quando esci hai già tutto l'occorrente con te. Però si paga ogni cosa, anche solo farsi misurare la pressione e la temperatura. Quindi è importantissimo avere un'assicurazione sanitaria che copra un pò tutto.

Di cosa ti occupi al momento?

Mi occupo a tempo pieno dei miei figli. Il grande frequenta l'ultimo anno di asilo alla scuola internazionale, mentre il piccolo sta a casa con me in quanto gli asili nidi qui accolgono solo i bimbi sopra ai due anni. Non lavorando fuori casa riesco a dedicare un pò di tempo a tante delle mie passioni come leggere, scrivere e fotografare. Sono una persona curiosa e mi piace addentrarmi il più possibile nella cultura di questo paese, sia guardandomi attorno sia documentandomi molto. Appena è possibile poi viaggiamo alla scoperta del paese. Con i bimbi piccoli non è possibile fare tutto quindi ci dobbiamo limitare un pò nell'attesa di tornare a viaggiare itineranti come piace sia a me che a mio marito. Da quando sono qui inoltre ho aperto un blog che è diventato il mio luogo di racconto, raccoglimento e, a volte, sfogo: www.mammainoriente.com

Parlaci un po' di più del tuo blog, tratti degli argomenti in particolare?

Gli argomenti sono vari anche se ruotano ovviamente tutti intorno alla nostra esperienza di expat. Parlo dei miei bambini e di come stanno reagendo a questa nostra nuova realtà. Parlo delle difficoltà che una mamma expat deve affrontare ogni giorno. Parlo sia di Cina che di Thailandia, degli usi e costumi di queste terre lontane. E poi dei tanti luoghi che stiamo conoscendo. Racconto sia di viaggi impegnativi che delle piccole gite del weekend. Tutto sempre a misura di famiglia e bambini. C'è anche una sezione che ho chiamato "La mia Pattaya" dove elenco tutti i posti che più amo di questa città, siano essi luoghi, ristoranti, negozi o posti in cui rilassarsi. Ovviamente l'elenco è in continuo divenire. E poi il blog è uno spazio dove inserire tutte le innumerevoli foto che scatto ogni giorno. Ebbene sì, devo ammetterlo, ovunque io vada ho sempre la macchina fotografica in borsa

Se ho capito bene, hai partorito i tuoi figli all'estero. Come hai vissuto i mesi della gravidanza lontano da casa? È stato difficile?

Solo il mio primo figlio è nato all'estero, a Shanghai. Il secondo invece è nato durante la pausa italiana. L'esperienza della gravidanza in Cina è stata a volte difficile, a volte meravigliosa. Non è stato un problema essere lontani da casa. Non abito con i miei genitori da quando avevo 22 anni e sono abituata a cavarmela da sola. Non soffro di solitudine e sono una persona molto adattabile. Quando poi vai all'estero con tuo marito, lontano da tutto quello che è stato il tuo mondo fino a quel momento, si crea con lui un'unione speciale. È difficile da spiegare, ma si sente ancor di più il concetto di formare una nuova famiglia. Si condivide tutto, il bello e il brutto, e si è di conforto l'uno per l'altra. Per questo non ho avuto nessun problema a partorire con solo lui presente. Non ho sentito nemmeno la mancanza delle visite di parenti e amici. Eravamo solo noi 3 e ci bastavamo. Semmai c'era il dispiacere per i nostri genitori e fratelli che non potevano partecipare fisicamente alla nostra gioia. L'ospedale internazionale Shanghai United era come un hotel lussuoso pur garantendoci standard alti di prestazioni e sicurezza. Era infatti presente anche la rianimazione infantile. Le infermiere erano sempre attente e disponibili, si mangiava benissimo e, l'ultimo giorno, ci hanno organizzato anche una cena a lume di candela! Quasi quasi volevamo fermarci qualche giorno in più! I primi mesi di gravidanza invece erano stati più difficili da affrontare. Gli esami iniziali di routine infatti li avevo fatti nell'ospedale principale di Wuxi ed era stata un'esperienza piuttosto traumatizzante per le condizioni igieniche. Non mi soffermo sui particolari, vi basti sapere che, all'uscita, ho chiamato mio marito e gli ho detto piangendo che io lì non ci avrei mai più messo piede. Eppure avevo viaggiato già molto in Oriente frequentando anche hotel da pochi dollari. Dopo mi sono sempre recata a Shanghai per ogni esame, ma è stato comunque difficile convivere fino all'ottavo mese con il pensiero che, per qualunque emergenza, sarei dovuta tornare lì, dove oltretutto nessuno era in grado di parlare inglese. Poco prima che nascesse mio figlio, ho preteso di trasferirmi in una città dove nell'ospedale parlassero almeno inglese.

I tuoi bambini quanti anni hanno? Si sono adeguati alla nuova realtà e quali sono stati i principali scogli riscontrati nel loro processo adattamento?

Come dicevo sopra, il più grande ha 5 anni ed il secondo 1 e mezzo. Per il piccolo, a parte i problemi di salute dovuti al fatto che non possedeva anticorpi thailandesi, non c'è stato nessun problema se non il normale adattamento iniziale alla nuova casa. Per il grande invece è stato difficile lasciare gli amichetti e tutto il suo mondo di sicurezze acquisite in Italia. E infatti le nostre preoccupazioni erano tutte per lui. All'inizio ci ha veramente sorpreso perchè è voluto andare a scuola dopo solo una settimana che eravamo in Thailandia. Ha affrontato tutto con entusiasmo ed è salito sul pulmino che lo preleva da casa senza nessun timore dopo solo due giorni in cui l'avevamo accompagnato a scuola noi. Tornava da scuola entusiasto nonostante non capisse una sola parola d'inglese e ci ha fatto capire quante risorse inaspettate hanno i nostri figli. Poi, vuoi anche per tutte le vicessitudini e stress che ha avuto, ha attraversato due settimane di crisi poco tempo fa nelle quali non voleva più andare a scuola. C'erano stati un paio di episodi in cui altri bimbi gli avevano fatto scherzi, e per lui era stato molto pesante non potendosi ancora difendere con le parole. Abbiamo cercato di stargli vicino, approntando anche un pò di accorgimenti di supporto sia da parte nostra che della maestra. Ora, dopo 5 mesi, si è letteralmente sbloccato e, all'improvviso, ha iniziato a comporre semplici frasi in inglese anche a casa. Ogni giorno il suo vocabolario si arricchisce di nuovi termini ed è buffo sentirlo parlare in un accento "very british" che nemmeno noi abbiamo. Certo un pò di difficoltà vanno messe in preventivo, ma poi emerge solo la grande opportunità che stiamo dando ai nostri figli, non solo per la lingua, ma soprattutto perchè sono esperienze che portano ad una grande apertura mentale. Le scuole internazionali poi sono sì costose, ma anche ricche nell'offerta di esperienze che danno in ogni settore dell'educazione.

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Com'e vivere a Pattaya? La città offre delle opportunità per le famiglie con bambini?

Quando ho preso le prime informazioni prima di partire mi sono molto preoccupata. Pattaya infatti è una delle mete più note dell'Asia per il turismo sessuale. Anche ora che siamo qui è inutile negare che questo fenomeno ci sia e si percepisca chiaramente. Bisognerebbe essere ciechi per non notarlo. Però per fortuna i nostri figli sono molto piccoli e non sono ancora in grado di capire queste cose. Ovviamente poi non andiamo in giro di sera nei luoghi maggiormente preposti a queste attività, anche se purtroppo i bar con le ragazze dedite all'accalappiamento dei clienti sono ovunque. Diciamo che siamo fortunati che sono piccoli. Per il resto la città a livello urbanistico non è molto a misura di bambino, nel senso che non ci sono parchi gioco pubblici, nemmeno il classico fazzoletto di prato con scivolo ed altalena. I marciapiedi sono mal mantenuti e condurre il passeggino è un'impresa. Non ci sono piste ciclabili ed è pericoloso anche attraversare la strada. C'è la spiaggia ed il mare, ma l'acqua non è molto pulita. Di contro però ci sono molte attrazioni a pagamento: la fattoria dei coccodrilli, quella delle tigri, il mondo degli elefanti, l'Oceanarium e tanti altri parchi a tema per cui, volendo, ogni domenica si può andare in un posto a loro dedicato. In tutti i supermercati poi c'è una sezione bimbi con tanti gonfiabili e giochi dove, pagando veramente poco, puoi lasciare i bimbi. Ed anche i ristoranti sono molto "friendly" con i bimbi. C'è sempre il seggiolone a disposizione e spesso anche piatti e posate di plastica colorati. E poi bisogna dire che il popolo Thai è letteralmente innamorato dei bambini. Non c'è thailandese donna, ma anche uomo, che non si giri a fare un saluto ai bimbi quando passiamo. Al ristorante i camerieri magari non ti portano l'acqua che hai ordinato da venti minuti, ma stai certo che faranno sentire tuo figlio un ospite speciale.

Hai fatto amicizia con altre mamme espatriate? Ci sono famiglie italiane che vivono li?

Al momento frequento solo le mogli italiane dei colleghi di mio marito che non conoscevo prima di partire, ma con le quali si è instaurato un bel rapporto. So che ci sono molte altre donne italiane che abitano qui, i cui mariti lavorano tutti in un'altra azienda, ma tendono a frequentarsi molto fra di loro. Io non ho ancora avuto opportunità di conoscerne. Poi ci sono veramente tantissime coppie miste, classicamente lui italiano e lei thailandese, con le quali però è difficile instaurare un rapporto perchè loro sono già inserite nel loro proprio tessuto sociale. Ho avuto qualche contatto con le famiglie dei compagni di mio figlio, ma ancora non posso parlare di frequentazione. Rispetto alla Cina, dove la comunità sia italiana che internazionale, era molto compatta e soprattutto molto omogenea, qui gli occidentali non provengono solo dalla classe manageriale o dal settore dei tecnici specializzati. C'è chi è venuto per lavoro, ma soprattutto chi è venuto in viaggio e si è fermato, chi ha trovato l'amore e si è inventato un'attività soprattutto ristorativa, chi ci viene per qualche mese all'anno, chi ci trascorre la pensione. Insomma è una comunità molto eterogenea e soprattutto maschile e molti si fanno gli affari propri. Le amiche sicuramente mi mancano, ma mi rendo conto che qui ci vuole un pò di pazienza per instaurare dei rapporti. Spero che presto succederà.

Per concludere, quali sono gli aspetti che ti affascinano di più di questo Paese e quali invece quelli ai quali hai fatto fatica ad abituarti?

L'aspetto a cui non mi abituerò mai è la generale sporcizia degli spazi comuni, soprattutto delle città come Pattaya. Ovunque in strada c'è spazzatura e, essendo qui molto caldo quasi tutto l'anno, passeggiare è un dolore per gli occhi ed anche per l'olfatto. A volte poi è difficile sopportare i ritmi placidi dei thailandesi. Per fare ogni cosa ci mettono un'eternità. Per aggiustare una cosa in casa si presentano almeno in quattro. Non pensate che lavorino tutti insieme, uno lavora e gli altri guardano, poi si alternano. Capisco che qui fa molto caldo, ma a volte per noi occidentali questi ritmi lenti sono inconcepibili. Poi c'è da dire che probabilmente questo è anche una delle cause del loro generale buon'umore, del loro carattere mite e del loro continuo sorridere. Non alzano mai la voce, anzi non è assolutamente visto di buon occhio perdere la calma, soprattutto in pubblico. C'è un clima molto rilassato ovunque che finisce per rilassare un pò anche te che ci vivi. E poi è un paese con una natura straordinaria: mare, isole, spiagge, ma anche montagne e foreste incontaminate. Nel tratto di costa dove viviamo, rivolto ad ovest, ci sono tramonti meravigliosi che ti lasciano ogni volta a bocca aperta. Inoltre, a differenza della Cina, la Thailandia ha mantenuto il suo enorme patrimonio culturale di templi ed antiche città. Soprattutto nel nord vivono ancora tante tribù che hanno mantenuto vive le loro tradizioni e i loro costumi e sono tremendamente affascinanti. Il popolo thai pur avendo ormai conosciuto il progresso, continua a vivere ancora immerso nel suo mondo animistico di spiriti, amuleti e paure ancestrali ed anche questo è un aspetto che stimola in me grande curiosità. E poi i tanti fiori sconosciuti, i frutti deliziosi e una cucina dai mille sapori. Senza dimenticare che qui non è mai inverno. Insomma di cose da scoprire ce ne sono tante e non so proprio se mi basteranno questi 3 anni!

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