Come adattarsi agli straordinari quando si lavora all'estero?

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Pubblicato 2023-04-14 alle 10:00 da Asaël Häzaq
L'ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, sosteneva che per guadagnare di più, bisogna lavorare di più. Questa frase, divenuta ormai celebre, l'ha pronunciata per la prima volta nel 2007 durante la sua campagna elettorale. Ma fare gli straordinari significa davvero guadagnare più soldi? Quali sono i Paesi dove si fanno più ore supplementari e cosa fare nel caso in cui gli straordinari non ti fossero regolarmente pagati? Ecco alcuni consigli per partire preparati.

Questi sono i Paesi dove si fanno più ore supplementari

In Giappone, "zangyo" significa fare gli straordinari. La nazione è famosa per la sua popolazione laboriosa. Nel 2016, un'indagine governativa rilevò che un giapponese su cinque rischiava il "karoshi", ossia morte per sfinimento. All'epoca, su un campione di 1.743 aziende, il 22,7% dichiarava che lavorare 80 ore extra al mese era la norma. Un numero che supera abbondantemente le 40 ore settimanali standard.

Il Giappone non detiene il primato perchè ci sono altri Paesi che lo superano. Nel 2021, la Kisi, una società internazionale, pubblica un indice che valuta il rapporto tra lavoro e vita privata a livello mondiale. La città-stato di Hong Kong si è classificata prima per ore di lavoro supplementari. Seguono Singapore, Bangkok, Buenos Aires e Seul. Il Giappone è sesto. Altre destinazioni in cui si fanno tanti straordinari sono Houston, Kuala Lumpur, Calgary (in Canada) e Londra.

Lo studio sembra presupporre che gli straordinari siano tutti retribuiti. In pratica, lavorare di più non sempre significa guadagnare meglio. Nel 2016, uno studio della Confederazione dei Sindacati Giapponesi ha rilevato che il 44% degli straordinari non era retribuito. Nel 2020, il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha effettuato dei controlli in 24.042 aziende giapponesi. Ne è risultato che il 37% non pagasse gli straordinari in modo conforme al quadro normativo.

Espatriati: come adattarsi ai ritmi di lavoro all'estero?

Prima di inviare il tuo CV all'estero, è meglio che ti informi sulla legislazione che regola il lavoro nel Paese di espatrio. In alcune nazioni si lavora più ore rispetto ad altre. Nel 2021, i messicani hanno lavorato 2.128 ore rispetto alle 1.349 dei tedeschi. 
La media lavorativa negli Stati dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) è di 1.716 ore. Contrariamente a quanto si pensi, il Giappone è ben al di sotto di questa media, con 1.607 ore. È vicino alla media dei Paesi europei (1.566 ore). Il Canada (1.685 ore) è più simile alla media OCSE. Gli Stati Uniti e soprattutto la Corea del Sud sono ben al di sopra, rispettivamente con 1.791 e 1.915 ore lavorative annue (dati OCSE).

Lavorare 35, 40 o addirittura 50 ore a settimana dipende dai singoli Paesi. In Francia, ad esempio, l'orario di lavoro legale è di 35 ore a settimana (salvo eccezioni). L'orario di lavoro effettivo non deve superare le 48 ore in una settimana e le 44 ore in un periodo di 12 settimane consecutive. In via straordinaria, e con l'accordo dell'ispettorato del lavoro, le ore possono arrivare a 60 in una settimana. In ogni caso, gli straordinari vengono pagati ad una tariffa oraria maggiorata.

Informarti sulla legislazione e sulla cultura del lavoro nella nazione di espatrio ti aiuta a capire il quadro in cui andrai a inserirti. Considera inoltre che le condizioni di lavoro potrebbero variare a seconda del settore e della mansione ricoperta. Lavorare in ambito sanitario, nell'industria alimentare, nella panificazione o nei servizi alla persona presuppone dei turni.

Straordinari: come difendersi in caso di abuso?

Alcune aziende approfittano della vulnerabilità degli espatriati, della loro scarsa conoscenza della lingua e/o delle leggi che li tutelano, per farli lavorare oltre l'orario stabilito, senza pagarli per i servizi straordinari. Se questa fosse la tua situazione, parla con il tuo superiore e fai valere i tuoi diritti. Se non dovesse funzionare, rivolgiti alle istituzioni. 

La tentazione di dover sempre "dimostrare il proprio valore"

Che tu sia un nuovo arrivato in azienda, o che ci lavori da tempo, prima o poi dovrai fare degli straordinari. Ovviamente non ci trovi nulla di strano perchè gli altri colleghi, sia locali che espatriati, li fanno. Ma queste ore supplementari sono sempre giustificate e retribuite? La tua busta paga, quando la ricevi, non è chiara. Ma non osi fare domande alla direzione, perché i tuoi colleghi non battono ciglio. Hai paura di essere additato come "lo straniero che si lamenta" o, peggio, di essere licenziato. Entri in un vortice, accumuli stress e non sai a chi rivolgerti.

Si tratta di una situazione complessa. L'espatriato sente il bisogno di dimostrare il proprio valore, non vuole passare per incompetente. Tende quindi a lavorare più degli altri, anche facendo degli straordinari non pagati. Resta in azienda più a lungo, arriva presto al mattino, si porta il lavoro a casa. Si accontenta di una pacca sulla spalla, in segno di riconoscimento, del suo superiore. Non osa chiedere un compenso aggiuntivo per tutte le ore in più che ha lavorato.  

Difendersi in caso di violazione del contratto

Inizia con il verificare le clausole del tuo contratto. Si parla di straordinari? Stabilisci un dialogo con i tuoi colleghi. Vivono la tua stessa situazione o no? Sono espatriati? Chiedi ai più anziani se la pratica degli straordinari è radicata nell'azienda. Se ritieni di essere stato trattato in modo ingiusto, parlane con il tuo superiore. Se ciò non dovesse sortire l'effetto desiderato, la prossima volte che ti chiederà di lavorare oltre l'orario stabilito, rifiutati ed esigi il pagamento degli arretrati. Dimostra di conoscere i tuoi diritti.

Gli straordinari: l'esempio degli Stati Uniti

Negli Stati Uniti è illegale non pagare gli straordinari ai dipendenti. In linea di massima, l'orario di lavoro è fissato a 40 ore settimanali. Secondo il Fair Labor Standards Act, il lavoro straordinario deve essere retribuito a una tariffa non inferiore a 1,5 volte la paga normale.

La legge, tuttavia, non impone un limite alla quantità di tempo che i dipendenti possono lavorare a settimana. Le cose si complicano quando si tratta di ore lavorate nei fine settimana e nei giorni festivi. Alcuni datori di lavoro ne approfittano per non pagare gli straordinari, dicendo non hanno obbligato il dipendente a restare oltre il turno stabilito. È complicato districarsi tra le varie leggi inerenti alle condizioni di lavoro, poiché alcune diciture pertengono allo status del lavoratore (a tempo pieno, part-time, temporaneo, ecc.) e sono difficili da decifrare. In caso di abuso, rivolgiti alla Wage and Hour Division del Dipartimento del Lavoro.

Gli straordinari: l'esempio giapponese

Dimentica la visione obsoleta del dipendente giapponese che rimane sul posto di lavoro fino a notte fonda. L'impiego fisso per tutta la vita e la lealtà verso l'azienda, con annessi e connessi del caso, sono cose superate. Se in passato la cultura del lavoro in Giappone era caratterizzata dalla rigidità, la situazione oggi è molto diversa. In seguito alle tragiche morti dovute al karoshi, sono state approvate diverse leggi per proteggere i lavoratori e regolamentare gli straordinari. Ma alcune aziende operano ancora in modo poco chiaro.

Secondo la legge giapponese che regola l'occupazione, l'orario di lavoro è fissato a 40 ore settimanali. Qualsiasi prestazione svolta oltre questa soglia prestabilita, viene considerata come lavoro straordinario. L'articolo 36 del Labour Standards Act fissa dei limiti all'orario di lavoro e agli straordinari per proteggere i dipendenti dallo sfruttamento. Questo articolo è stato redatto sotto forma di un accordo che viene incluso nei contratti di lavoro giapponesi (accordo 36). Le aziende che non lo rispettano rischiano 6 mesi di reclusione e una multa di 300.000 yen (circa 2.140€).

Straordinari legali e illegali in Giappone

Esistono diverse forme di straordinari. Quelli regolari (oltre le 40 ore settimanali) consentono di guadagnare il 25% in più della tariffa oraria normale. Gli straordinari limitati si riferiscono invece a contratti con giornate lavorative limitate a 5 ore (e quindi inferiori alle 40 ore settimanali). Tutto il tempo lavorato nell'arco della giornata oltre le 5 ore (purché non superi le 8 ore) è uno straordinario limitato, pagato alla tariffa oraria normale.

Esiste però una zona grigia che apre la via allo sfruttamento. Lo straordinario predeterminato (minashi zangyô) è una clausola contrattuale che stabilisce in anticipo un numero di ore di lavoro straordinario. Questa pratica è legale, ma a svantaggio del dipendente, perché gli straordinari, in questo caso, non vengono pagati

Il mochikari zangyô (straordinario a domicilio) è quando porti a casa del lavoro extra. Non viene conteggiato come straordinario, ma sei obbligato a farlo. Questa pratica appartiene alle aziende che portano avanti una cultura del lavoro basata sulla deferenza verso il capo, sulla rivalità tra colleghi e sulla paura di perdere il lavoro. Ovviamente è illegale, così come quella del sabisu zangyô (straordinario "di servizio"). In questo caso, non si tratta di portare il lavoro a casa, ma di lavorare gratuitamente. Per alcune aziende si tratta di una pratica che consente all'impiegato di acquisire competenze, ma in pratica si tratta di straordinari non retribuiti. Purtroppo questo modus operandi è ancora comune in Giappone.

Cultura degli straordinari all'estero: consigli aggiuntivi

Prima di candidarti per un lavoro, informati sull'azienda. Ha una buona reputazione? Com'è l'atmosfera lavorativa? L'ideale sarebbe ottenere un riscontro dalla viva voce dei dipendenti. Se il clima lavorativo è teso, non è un buon segno. 

Diffida delle aziende che minacciano di cancellare il tuo visto se non accetti gli straordinari. Non possono farlo. Ricorda che la tua azienda non può obbligarti a lavorare oltre l'orario di lavoro fisso. 

Link utili:

International Labor Organization

Stati Uniti: Department of Labor's Wage and Hour Division

Giappone: Tokyo Employment Service Centre for Foreigners 

Francia: Conseil des Prud'hommes