Aumento del prezzo dell'energia: quali ripercussioni sugli espatriati?

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Pubblicato 2022-09-23 alle 10:00 da Asaël Häzaq
L'aumento dell'inflazione, la guerra in Ucraina, altri conflitti che purtroppo non fanno notizia, hanno influenzato i costi dell'energia negli ultimi mesi. Con questi presupposti è ancora sicuro pianificare un trasferimento all'estero? E questi aumenti, che impatto hanno sugli espatriati?

Il mondo sta andando verso la povertà energetica?

Nessun continente è al riparo dal rischio di povertà energetica. I cosiddetti Paesi ricchi, così come quelli meno ricchi, stanno subendo le conseguenze di molteplici crisi, tra cui la pandemia e la guerra in Ucraina, che hanno fatto salire alle stelle i prezzi dei carburanti. La situazione è, ovviamente, ancora più grave per i Paesi che erano già vulnerabili.

La sfida dell'elettrificazione in Africa

Un paradosso: gli Stati che hanno riserve di petrolio non se la passano meglio degli altri. L'Africa rimane il continente meno elettrificato del pianeta, con oltre 600 milioni di persone che vivono senza elettricità. Nel 2021, questa cifra è aumentata del 4%. La situazione è ancora più critica nell'Africa subsahariana. La crescita della domanda a livello mondiale (che si è intensificata dopo la ripresa economica), e l'inflazione, stanno impattando il costo dell'energia. I Paesi africani stanno lottando per ottenere energia. Problemi come interruzione del carico e razionamento dell'energia sono in aumento. Questa situazione frena la crescita delle imprese e aggrava la condizione delle popolazioni. In Ruanda, l'inflazione ha superato il 14%. In Senegal sfiora il 9%, contro l'1% del 2019. 

La minaccia della povertà energetica in Europa

Secondo la Commissione Europea, nel 2020 la povertà energetica ha colpito 35 milioni di persone, e il numero è destinato a salire. Le cause sono da addebitarsi all'aumento del prezzo dell'energia e alla crescita del divario sociale. In Germania, il 62% delle banche alimentari ha registrato un aumento di oltre il 50% delle richieste. Una situazione simile è stata riscontrata anche in Spagna, in Francia e nei Paesi Bassi. In Portogallo, circa il 18% della popolazione vive in una situazione precaria. 

Il Regno Unito è un chiaro esempio di questa tempesta economica. È improbabile che le ultime misure adottate dal governo possano invertire la tendenza. A partire da ottobre, la tariffa regolamentata del gas aumenterà, ancora una volta, dell'80%. Il governo non ha escluso un ulteriore aumento l'anno prossimo. Una misura inevitabile, secondo l'Ofgem, l'Office of Gas and Electricity Markets: "L'aumento riflette il continuo incremento dei prezzi del gas all'ingrosso a livello globale, che hanno iniziato a salire dopo i lockdown post-pandemia, e hanno raggiunto livelli record dopo che la Russia ha iniziato a interrompere le forniture di gas". L'ente regolatore non offre previsioni rassicuranti nemmeno per il 2023. Oltre al prezzo dell'energia, anche i prezzi al consumo rischiano di salire bruscamente.

Secondo l'Università di York, la povertà energetica minaccia due terzi delle famiglie britanniche. Mentre il Regno Unito va verso la recessione, l'Ofgem e i dirigenti delle aziende chiedono misure urgenti. La pressione economica sulle famiglie britanniche è la più alta tra i Paesi del G7. Nadhim Zahawi, Ministro delle Relazioni Intergovernative e Ministro delle Pari Opportunità, ha promesso un aiuto: "400 sterline di sconto sulle bollette della luce per i cittadini residenti, 650 sterline per le famiglie vulnerabili e 300 sterline per i pensionati".

I disordini sociali si intensificano in tutto il mondo

Il mondo sta affrontando una carenza di energia e, mentre i prezzi salgono alle stelle, i disordini sociali si intensificano. Un recente studio condotto da Verisk Maplecroft, società di consulenza, ha rivelato che oltre la metà delle nazioni è interessata da un aumento dei disordini sociali. I Paesi che sono stati risparmiati dalle proteste più violente sono ad un passo dal baratro.

Lo scorso giugno, migliaia di automobilisti sudcoreani hanno protestato per le strade di Seul, la capitale della Corea del Sud. Più di 7.000 persone hanno protestato anche in altre città sudcoreane a causa dell'aumento del costo del carburante, che ha penalizzato l'intero settore. Gli autisti hanno manifestato contro il salario minimo. Il neo Presidente Yoon Suk-Yeol, che sostiene una politica conservatrice, si è dimostrato inflessibile di fronte ai disordini sociali. Per quanto tempo andrà avanti questa situazione? Gli autisti si dicono "disperati" e non sono gli unici. Tra gennaio e luglio 2022, l'inflazione è passata dal 3,6% al 6,3%. Si tratta del tasso di inflazione più alto mai raggiunto dalla crisi finanziaria asiatica del 1998. Sebbene sia leggermente scesa al 5,7% nell'agosto 2022, la preoccupazione è ancora tanta. Il prezzo del gas e dell'elettricità è aumentato del 15,7%. Il costo dei generi alimentari, invece, è salito di oltre il 6%.

Anche nel Regno Unito la situazione è tutt'altro che rosea. Avvocati, ferrovieri, postini, autisti, fattorini, ecc... Sono tutti in piazza a protestare e chiedono al Governo di agire. L'inflazione ha superato il 10%, il tasso più alto degli ultimi 40 anni. Il malcontento cresce anche negli Stati Uniti, in Brasile, Ecuador, Bangladesh e Polonia. Pur avendo abbondanti riserve di petrolio, l'Algeria non è stata risparmiata dalla crisi. Ad aprile, i dipendenti pubblici algerini hanno indetto uno sciopero generale. Principale esportatore di carburante del continente africano, rifornisce anche l'Europa. Ma l'instabilità politica ed economica impedisce al Paese di godere dei benefici derivanti dall'esportazione. In Sudafrica, le proteste contro l'aumento dei costi dell'energia sono finite in tragedia. Il 1° agosto, quattro persone sono state uccise a colpi di arma da fuoco. È stata la polizia a sparare, ma non è stato possibile stabilire una connessione tra gli spari e la morte di questi cittadini. I tassi di disoccupazione, di povertà, di disuguaglianza sociale, di razzismo e di corruzione sono in aumento e il Paese è in difficoltà. 

Qual è l'impatto sui progetti di trasferimento all'estero?

"Dobbiamo pur vivere da qualche parte. Non possiamo trasferirci su Marte", dice ironicamente un'espatriata spagnola. E' andata a vivere all'estero l'anno scorso e ha deciso di prendere le cose con filosofia. "Non abbiamo altra scelta. Che altro possiamo fare?". Dopo la riapertura delle frontiere, le persone hanno ripreso a spostarsi, seppur con qualche accorgimento in più rispetto al passato. Il lato positivo di tutta la questione è che molte nazioni (Canada, Stati Uniti, Svizzera, Francia, ecc.) sono alla ricerca di talenti internazionali. Il rovescio della medaglia è che il costo della vita continua ad aumentare, e gli stipendi restano gli stessi. 

Gli esperti hanno pareri divergenti sull'aumento degli stipendi. In Corea del Sud, le aziende hanno ceduto alle pressioni dei sindacati e hanno concesso un aumento. Le Autorità competenti hanno alzato il salario minimo del 5%, ossia di 9.620 won (circa 7,09 euro). 

Una parte degli espatriati ha iniziato a fare scelte più consapevoli. Non rinunciano ad andare a vivere all'estero, ma scelgono destinazioni più vicine a casa. Altri hanno adottato uno stile di vita più ecosostenibile.

La terra si sta surriscaldando, nonostante i progressi della produzione verde. Il 15 giugno, REN21, la rete internazionale delle energie rinnovabili, ha evidenziato che le "promesse verdi" non sono state mantenute. Per contrastare le decisioni del governo russo, gli Stati devono ricorrere ai combustibili fossili. Per gli espatriati più impegnati, bisogna "rimettere il verde dappertutto, e in fretta". Sanno però che il loro messaggio può essere frainteso, dato che la povertà energetica è in aumento in tutto il mondo. Ma sono convinti che questo sia il momento giusto per sviluppare economie sostenibili per un domani migliore.