
Se l'espatrio è, in effetti, un'avventura che merita di essere vissuta ... c'è da considerare anche l'altro lato della medaglia. L'espatrio non si svolge sempre come previsto in quanto può succedere di scontrarsi con difficoltà d’integrazione, nostalgia di casa o essere vittima di episodi di ostilità verso gli stranieri.
Il “villaggio globale”, come predetto dal filosofo Marshal McLuhan, sta diventando una realtà mondialmente risconosciuta tanto che le grandi metropoli, le città, le aziende rivendicano la loro "multiculturalità" e la loro "diversità". Ma la "paura dell'altro" persiste.
La xenofobia e il razzismo sono fenomeni attuali. La parola xenofobia deriva dal greco xeno e fobia ed indica un sentimento di avversione indiscriminata verso lo straniero. È una nozione di non accettazione dell'altro sulla base di differenze visibili (in questo caso, si tratta di razzismo) o può essere semplicemente dovuta all'appartenenza ad una etnia diversa. La xenofobia, il razzismo e il nazionalismo hanno portato a mostruosi crimini contro l'umanità, ma si manifesta anche nella vita di tutti i giorni, in modi più sottili. Sfortunatamente, gli espatriati, in veste di persone che hanno lasciato tutto per stabilirsi in un paese diverso da quello di origine, sono i primi a risentire di questo sentimento di intolleranza determinato anche (ma non solo) dal fatto che abbiano usi o tratti somatici diversi.
Nikhil è un ingegnere informatico trentenne, originario di Bangalore, in India. Ha vissuto in Brasile, e in Italia, e attualmente lavora per una grande multinazionale in Germania. E' stato costretto a cambiare spesso paese a causa della persecuzione a cui è stato sottoposto per il colore della sua pelle. Gli piace vivere in Europa, anche se riscontra una forte mancanza di tolleranza. Ci racconta di quando fu arrestato in Italia. "Una volta, stavo camminando per Milano e due ragazzi hanno iniziato a urlare " boom, boom "sottintendendo che fossi un terrorista. Ricorda un altro episodio di cui è stato vittima durante una festa di Capodanno a Roma: "I commenti razzisti contro di me e il mio amico erano pesanti tanto da farsi insopportabili. La serata è finita in rissa e ci siamo ritrovati all'ospedale”. Il trasferimento in Germania mi è sembrata quindi la soluzione migliore, è stata una scelta obbligata. "I Tedeschi tendono ad essere più gentili. Tuttavia, la discriminazione rimane. La polizia mi ferma spesso per controllare i miei documenti e lo fa lo stesso i miei amici indiani residenti qui. "
La xenofobia si manifesta anche come avversione nei confronti di individui con nazionalità diversa. Filip ha 25 anni e viene dalla Macedonia settentrionale. E' un espatriato e vive da alcuni anni nel Regno del Bahrein, un paese insulare nel Golfo Persico. Si trova bene, ci ha detto, ma a volte si è sentito giudicato a causa della sua origine. "Ho avuto spesso l'impressione che non mi venisse offerta una posizione lavorativa, pur avendone le competenze, semplicemente perché sono macedone. Filip ha conosciuto la sua attuale moglie in Bahrain e oggi vive stabilmente nel paese. Spiega che questo matrimonio interculturale lo ha aiutato a superare le difficoltà, e la condivisione di usi e costumi diversi dai suoi, lo ha arricchito come persona.
Beata è una scrittrice francese di 40 anni. Di origine ruandese, si è trasferita in Francia quando era piccola e da allora vive lì. Attualmente residente a Bordeaux, lavora per una rivista francese ma è anche a capo di un programma di prevenzione contro il suicidio. Oggi Beata non si sente vittima di razzismo ma non è sempre stato così. "Sono stata discriminata quando, da studente, cercavo un appartamento da affittare. Avendo un accento francese, quando chiamavo per fissare gli appuntamenti ottenevo sempre risposte positive ma quando mi presentavo di persona la cosa cambiava. Mi è capitato di percepire tensione e scasa accettazione”. Nonostante tutto, Beata ha fondato la sua famiglia e attualmente vive a Bordeaux, facendosi portavoce del rispetto verso il prossimo.