Paesi che puntano sugli investitori piuttosto che sui talenti stranieri

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Pubblicato 2023-06-05 alle 11:00 da Asaël Häzaq
La "carenza globale di manodopera" nasconde profonde disparità, anche all'interno dello stesso Paese. Se da un lato i settori della sanità, dell'edilizia e dell'industria manifatturiera sono colpiti da una profonda crisi, dall'altro la soluzione non è sempre rappresentata dal reclutamento internazionale. Questa è la posizione dei governi che danno priorità agli investimenti esteri. Come si spiega questa scelta?

Investimenti stranieri in aumento

In Canada, Australia e Giappone si fa di tutto per richiamare e trattenere i talenti stranieri. L'ambizioso piano del Canada (500.000 nuovi immigrati all'anno entro il 2025) attira ogni anno un gran numero di stranieri. Il colossale fabbisogno del Giappone (6,74 milioni di lavoratori stranieri in più entro il 2040) rappresenta una grande sfida per il Paese. Queste nazioni, e altre colpite da una forte carenza di manodopera, stanno affrontando una crisi demografica molto seria.

Questo non vale per tutte le potenze. I Paesi africani, infatti, stanno vivendo la situazione opposta. Nel 2021, il 62% degli africani aveva meno di 25 anni. La crescita demografica continua; la Nigeria, lo Stato più popoloso dell'Africa e una potenza economica, sta però affrontando difficoltà a livello politico che ne ostacolano il progresso. I giovani, pilastro e forza trainante dello sviluppo del continente, devono fare i conti con la disoccupazione (il Covid ha aggravato la situazione). Piuttosto che affidarsi a professionisti stranieri, le potenze africane preferiscono investire nella formazione dei propri talenti. Questa è anche la scelta del Kuwait e dell'Indonesia.

Africa

Egitto, Nigeria, Etiopia, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Marocco, Sudafrica, Congo, Ghana, Senegal. Nella relazione della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD - 2021) è stato pubblicato l'elenco dei 10 Paesi africani che hanno ricevuto il maggior numero di investimenti diretti esteri (IDE) nel 2021. Tra questi figurano la Nigeria, prima potenza del continente, l'Egitto, il Sudafrica e il Marocco. Nel 2021, gli investimenti in Africa hanno raggiunto gli 83 miliardi di dollari, il doppio rispetto al 2020.

Le potenze africane contano sugli investimenti stranieri per rilanciare le loro economie. Consapevoli del loro potenziale (soprattutto in termini di materie prime), i governi vedono negli investimenti stranieri un buon modo per combattere la disoccupazione, che frena il progresso economico. Piuttosto che far entrare lavoratori stranieri, questi Paesi preferiscono formare i propri talenti e rafforzare i programmi di istruzione. Le scuole e le università di informatica del Sudafrica sono famose per formare i migliori professionisti del continente. Anche Senegal e Marocco vantano eccellenti istituti che offrono percorsi di studio nell'intelligenza artificiale, nelle telecomunicazioni, nella sicurezza e nei sistemi informatici.

Trattenere i talenti nazionali, attirare gli investimenti stranieri

La sfida per queste potenze è duplice: continuare ad attrarre IDE e allo stesso tempo trattenere i talenti nazionali. Sotto questo aspetto, gli IDE permettono di sviluppare progetti su larga scala che creano posti di lavoro e incoraggiano i professionisti africani a rimanere. Nel 2021, il Sudafrica ha annunciato due grandi progetti: un campus finanziato dall'azienda americana Vantage Data Centers (per un miliardo di dollari) e un progetto di energia pulita sponsorizzato da Hive Energy, un'azienda britannica (per 4,6 miliardi di dollari).

In Marocco, è in corso un progetto da 20 miliardi di dollari grazie al quale il Paese fornirà energia solare ed eolica al Regno Unito tramite 3.800 km di cavi sottomarini. Nel 2021, gli IDE in Marocco sono aumentati del 52% (2,2 miliardi di dollari). I progetti su larga scala si stanno moltiplicando nel continente africano. Nel 2021, i progetti di investimento in Tanzania e Uganda sono triplicati. Anche l'Etiopia è oggetto di grande attenzione, soprattutto da parte dei cinesi. Gli IDE in Etiopia sono aumentati del 79% (4,3 miliardi di dollari nel 2021). La Cina è il principale investitore in Etiopia da diversi anni. Nel 2014 ha lanciato la "Road Belt Initiative", un ambizioso programma economico volto a creare una nuova "Cintura economica della Via della Seta" e a rafforzare il peso e l'influenza di Pechino sui flussi commerciali internazionali. Più di 60 paesi hanno aderito al programma, tra cui circa 20 Stati africani.

Kuwait

La strategia del governo kuwaitiano consiste nell'attrarre capitali stranieri e nel promuovere l'occupazione dei propri cittadini. Gli IDE sono al centro della New Kuwait Vision 2035 (o Kuwait 2035). Come Dubai 2030, o Vision 2030 (il piano di sviluppo dell'Arabia Saudita lanciato nel 2016), il New Kuwait 2035, presentato nel 2017, mira a diversificare l'economia kuwaitiana per trasformare lo Stato in un attraente polo economico e finanziario. Per richiamare maggiori investimenti stranieri, il governo sta valutando la possibilità di aprire le porte del settore immobiliare. Il comitato ministeriale ha proposto che i non kuwaitiani possano acquistare case a scopo di investimento. Nel 2020, gli IDE in Kuwait si sono concentrati nel settore delle telecomunicazioni (circa il 20,6%), nelle società di investimento (20%), nelle banche (12,8%) e nell'industria (9,6%).

Le statistiche del governo indicano che gli investimenti stranieri potrebbero interessare circa 13.000 edifici, ossia quasi 320.000 appartamenti. Molte di queste proprietà sono sotto ipoteca delle banche. Secondo la proposta, gli investitori stranieri, per comprare, devono essere residenti permanenti, senza precedenti penali, al primo acquisto. Le dimensioni dell'appartamento non devono superare i 350 metri quadrati. Sarà il Ministero della Giustizia a decidere se autorizzare o meno gli investimenti stranieri in questo settore. I sostenitori del progetto ritengono che gli investimenti stranieri potrebbero rilanciare il settore immobiliare in difficoltà e contribuire alla crescita economica grazie all'iniezione di fondi. La decisione finale è prevista dopo la formazione del nuovo governo, a seguito delle elezioni dell'Assemblea Nazionale previste per il 6 giugno.

Puntando a diventare una delle prime 5 nazioni al mondo per PIL, l'Indonesia fa affidamenti sugli IDE. Gli IDE sono aumentati di oltre il 20% nel primo trimestre del 2023. Si tratta di una notizia positiva per il governo, che a fine del 2022 era sull'orlo della recessione. Il Paese ha evitato il crollo grazie all'esportazione di materie prime. Nel frattempo il tasso di disoccupazione è aumentato. Stando alle statistiche ufficiali, nel 2022, il 5,83% della popolazione era disoccupato, ma è probabile che la percentuale fosse molto più alta. Invece di ricorrere a talenti stranieri, l'Indonesia preferisce rivolgersi a capitali stranieri per rilanciare la propria economia. Nel 2021, il governo ha aperto più di 200 settori agli investimenti stranieri, tra cui l'industria, l'energia e le telecomunicazioni. 

I settori sono stati identificati in base a una serie di criteri: si tratta di industrie pionieristiche (metalli, petrolio, energie rinnovabili, ecc.), ad alta intensità di lavoro, ad alta intensità di capitale, orientati all'esportazione ecc... La scelta dei criteri non è casuale. Il settore industriale è stato duramente colpito dalla crisi economica. Secondo il quotidiano sudcoreano Korean Tempo, tra gennaio e settembre 2022, sono stati licenziati quasi 45.000 lavoratori, con un'accelerazione a partire da luglio. La manifattura e il settore tessile sono particolarmente vulnerabili. Nell'aprile del 2020, il governo ha lanciato "Pre-employment", un programma volto a indirizzare i lavoratori in esubero verso un nuovo mestiere (e a formarli) anziché indennizzarli. Per attirare gli investimenti stranieri, il governo sta promuovendo numerosi incentivi fiscali (fino al 50% a seconda della natura e della durata dell'investimento) e detrazioni fiscali (in particolare nel settore tessile, automobilistico e petrolifero).

Conclusioni

Per questi Paesi, incoraggiare gli investimenti stranieri è anche un modo per combattere la fuga dei cervelli. Per i governi interessati, lo sviluppo economico e sociale può essere raggiunto solo con l'aiuto dei propri cittadini. Si tratta di persone desiderose di lavorare per lo sviluppo della terra dove sono nati, ma che, come in Sudafrica, in Congo e in Indonesia, rivendicano una maggiore stabilità politica. Un'eccessiva liberalizzazione degli investimenti può essere rischiosa. L'Etiopia, un importante snodo del commercio cinese, e l'Uganda, che ha legami con il gruppo petrolifero francese TotalEnergie e il suo controverso megaprogetto petrolifero, sono sotto i riflettori. In molti sono preoccupati per le violazioni dei diritti umani ed eventuali disastri ambientali. Nonostante la sentenza del tribunale di Parigi del marzo 2023, chi si oppone al progetto continua a lottare. Sono favorevoli agli investimenti stranieri ma insistono sulla necessità di implementare controlli e tutele adeguate.