Fuga dei cervelli: quali sono i paesi più colpiti e perchè?

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Pubblicato 2022-06-24 alle 10:00 da Asaël Häzaq
Mentre Canada, Svizzera e Stati Uniti attraggono massicciamente talenti internazionali, altri paesi come Brasile, Croazia, Albania, Marocco e Nigeria devono fare i conti con la fuga dei loro lavoratori qualificati. Cosa provoca questa emigrazione? Tra le ragioni ci sono l'instabilità politica, la corruzione, la scarsa attrattiva, la discriminazione, l'insicurezza e la mancanza di democrazia nella nazione di origine.

Quando la politica divide la popolazione

Il "paradosso brasiliano" fa riflettere. Da un lato, la crescita del 4,6% nel 2021 ha segnato la fine della recessione; dall'altro, le manifestazioni contro il Presidente hanno creato una spaccatura nella popolazione. In Brasile, il gruppo "pro-Bolsonaro" sembra essere guidato da una fascinazione nei suoi confronti. Gli "anti-Bolsonaro" hanno duramente criticato la sua gestione della crisi del Covid-19, che ha provocato un aumento delle disuguaglianze sociali, delle politiche anti-indigene, dello sfruttamento delle risorse naturali, ecc., e vogliono che si dimetta.
Sebbene la crescita sia reale, non interessa la società in generale. L'inflazione è un'altra grave preoccupazione per i brasiliani. Sebbene il Brasile sia diventato il nuovo Eldorado per i nomadi digitali, molti brasiliani hanno già lasciato il paese o progettano di farlo. Negli ultimi dieci anni, i brasiliani che vivono all'estero sono aumentati del 35%; molti di loro lavorano nel campo della finanza o dell'ingegneria, soprattutto negli Stati Uniti. Anche Venezuela, Messico e Cuba stanno facendo i conti da molti anni con la fuga dei cervelli. I cittadini di questi Paesi, che si trasferiscono all'estero, non lo fanno perché non amano la loro terra natale, ma perché non condividono le politiche del governo.

Dinamismo economico afflitto dalla corruzione

Ufficialmente anche la Nigeria sta uscendo dalla recessione, con un PIL stimato al 3%, soprattutto grazie al petrolio, essendo il più grande produttore africano. Ma per il presidente Buhari (rieletto nel 2019), il Paese ha urgente bisogno di uscire dalla sua dipendenza dal petrolio, soprattutto dopo la crisi sanitaria. Nell'agosto del 2021, Buhari ha promulgato una legge per regolamentare la produzione di petrolio e ridistribuire la ricchezza. Nonostante questo, la disuguaglianza tra i super ricchi e il resto della popolazione è in crescita.
Nollywood, l'industria cinematografica nigeriana, è lo specchio evidente del divario tra ricchi e poveri. A causa di questa precarietà, la gente scende in strada a protestare, mentre altri lasciano il Paese. 
Come i sudamericani, anche i nigeriani sono stanchi di un sistema politico corrotto che porta alla violenza. 
Il governo nigeriano parla di crescita ma la popolazione lamenta il declino delle infrastrutture. Il 20 ottobre 2020, i cittadini nigeriani hanno protestato a Lagos, contro il potere e la violenza esercitati dalla polizia. Pur trattandosi di una manifestazione (in apparenza) pacifica, tanti cittadini sono morti e altrettanti sono rimasti feriti. Avvocati, medici, infermieri, dirigenti di banca e scrittori nigeriani sono preoccupati per la situazione. I giovani si sentono poco considerati. La maggior parte di loro mette in dubbio la spendibilità del titolo di studio e la possibilità di costruirsi una carriera, perché reputano che l'intero sistema sia corrotto. 
Secondo l'Africa Polling Institute, 7 nigeriani su 10, per lo più della classe media, affermano di essere disposti a lasciare il proprio paese. Il governo però non sembra preoccupato per la fuga dei cervelli, concentrandosi su chi decide di restare. Come i brasiliani, anche i nigeriani restano legati al proprio Paese, anche se non credono più nel cambiamento.

Una società compromessa

Nonostante le politiche governative di rilancio nel 2020, quasi 600 ingegneri lasciano il Marocco ogni anno. E la pandemia di Covid ha solo peggiorato le cose. Dall'inizio della crisi, circa 7.000 medici si sono trasferiti all'estero, il motivo principale è l'incapacità del governo di supportare il sistema sanitario e l'assenza di riforme costruttive. Da notare che il Paese investe solo il 6% del budget nazionale nel sistema sanitario, contro il 12% raccomandato dall'OMS. I medici marocchini sanno che all'estero possono trovare offerte di lavoro e stipendi più allettanti, nonché infrastrutture migliori. Chi espatria lo fa perché vede delle disuguaglianze a livello sociale, a cui si aggiungono la corruzione e la distribuzione non equa della ricchezza. Come la classe media nigeriana, anche i cittadini marocchini sono allo stremo. Medici, ingegneri e informatici sono alla ricerca di migliori prospettive di carriera e di vita all'estero.

Algeria, Senegal, Tunisia e Ghana stanno affrontando gli stessi problemi. E i governi parlano di saccheggio intellettuale orchestrato dalle potenze occidentali per impedire la loro espansione. Dalla fine del 2020, l'Algeria esige che le sue università passino attraverso il Ministero degli Affari Esteri prima di entrare in contatto con le università straniere. Lo scopo è quello di evitare la fuga dei cervelli, trattenere i ricercatori e i docenti universitari. Basterà questo per farli restare? Non è certo, almeno finchè i problemi, tra cui corruzione e mancanza di investimenti pubblici, non saranno risolti.

Mancanza di attrattiva

I paesi sudamericani e africani non sono gli unici colpiti dalla fuga dei cervelli. Anche i Balcani affrontano lo stesso problema assieme ad alcuni Stati dell'Unione Europea (Croazia, Serbia, Bulgaria, ecc.) e al Kosovo, all'Albania, al Montenegro. Questo fenomeno esiste dagli anni '90. Un gran numero di professionisti ha lasciato l'Albania per trasferirsi in Grecia, in Germania, in Italia e negli Stati Uniti.
Secondo l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, l'Albania è il quarto paese al mondo per "emigrazione di talenti". Con una popolazione di oltre 4 milioni di persone, il paese conta oggi circa 3 milioni di abitanti. Le Nazioni Unite ritengono che questa cifra potrebbe scendere a poco meno di 2 milioni entro il 2100. Si prevede un'accelerazione della tendenza quando il Paese entrerà nell'UE.
Nell'agosto del 2021, il Consiglio nazionale serbo della gioventù ha rivelato che il 50% dei giovani è pronto a lasciare il Paese. Anche Croazia, Bulgaria e Romania perdono la loro attrattiva, i professionisti cercano migliori opportunità altrove in Europa. 
La fuga dei cervelli è dannosa per lo sviluppo, poiché non fa che aumentare il divario tra i paesi ricchi e gli altri. Nel tentativo di frenare la fuga dei suoi cervelli, nel dicembre 2021 il governo croato ha lanciato il programma "Scelgo la Croazia" che prevede che gli espatriati croati che decideranno di tornare nel paese, per avviare un'attività, avranno diritto a un sussidio di sostegno fino a 26.000 euro. E' ancora troppo presto per sapere se questa strategia funzionerà, vista la corruzione, la disuguaglianza e altri problemi sociali che affiggono la nazione.

E' un circolo vizioso. Se da una parte i Paesi colpiti dalla fuga dei cervelli fanno tutto il possibile per farli tornare, dall'altra non sembrano intenzionati a rinunciare alla loro idea di potere, che è difficilmente conciliabile con un'equa distribuzione della ricchezza.