Alternatyve

L'espatriato del mese
Pubblicato 2018-03-29 alle 10:50 da Francesca
Alternatyve nasce per coloro che vogliono dire basta agli schemi pre-impostati, per coloro che per un motivo o per un altro si sentono stretti nella vita che conducono. Alternatyve raccoglie insieme tutte le conferme che abbiamo sempre sognato di trovare: esistono carriere che non ci costringono alla routine, diverse maniere smart di lavorare, vecchie regole da scardinare.

Raccontaci di te: chi sei e dove vivi attualmente?

Mi chiamo Laura (anche se quando ordino il mio triplo caffe da Starbucks mi faccio chiamare Nina, perché gli inglesi storpiano il mio nome), classe 1989, romana nel cuore, londinese di adozione.

Da quanti anni vivi all'estero?

Alla fine della mia specialistica mi sono trasferita qui a Londra e da quasi 4 anni vivo nell'East Side, nella parte alternativa e artistica della citta. 
Hackney è una zona dal passato industriale, estremamente pericolosa fino a qualche anno fa e poi completamente riqualificata con le Olimpiadi del 2012.
4 lunghi anni, e pensare che ogni inverno mi dico che sarà l'ultimo che passerò qui (e poi puntualmente cambio idea in primavera!)

Quali sono i motivi principali che ti hanno portata in UK?

Ho passato la mia esistenza in un eterno conflitto con la mia città, costantemente in lotta tra un amore incondizionato per Roma che mi riempiva il petto di gioia quando passeggiavo per Piazza Navona o salivo le curve del Gianicolo il sabato sera, e una sensazione di delusione costante e di rabbia per l'inciviltà di noi romani, per lo scarso senso civico e la totale assenza di prospettiva futura.
Frasi come “Il lavoro non c'è”, “Intanto vivo dai miei poi si vedrà”, “Questo paese non cambierà mai” erano frasi che cominciavano un po' a starmi strette.

Qual è stata la prima sensazione provata toccando suolo inglese?

Quando ho poggiato le valige nel primo appartamento dove ho vissuto ricordo di aver pensato “Ma che diavolo mi è saltato in mente, ma che cavolo ho fatto?”.
Non so che idea avessi dell'Inghilterra o cosa mi aspettassi ma ricordo che ho trascorso le prime settimane qui in un costante stato di trance, a stenti parlavo.
Se non fosse stato per le persone che allora avevo intorno, probabilmente sarei tornata dopo nemmeno un mese. 

Quanto tempo ti ci è voluto per ambientarti?

Uscire dal letto e interagire con il mondo circostante: 1 settimana.
Riuscire ad ambientarmi con lingua, mezzi, quartieri, burocrazia: 3-4 mesi.
Avere un giro di amici, la mia panetteria, salutare il tipo della lavanderia che lavora dietro casa perché ormai mi riconosce, riuscire a capire i discorsi che origlio nell'autobus la mattina, chiamare Londra “casa”: 2 anni.

Di cosa ti occupavi in Italia?

Ero una studentessa che si pagava gli studi come cameriera, un bel cliché!

Cosa fai adesso?

Ora lavoro come manager in una tech start up che si occupa di geo-localizzazione su mobile.
Sebbene non sia il lavoro della vita mi ha dato l'opportunità di entrare in contatto con il mondo digital che ho scoperto inconsapevolmente di amare.
Parallelamente porto avanti diversi progetti tra cui il blog e le mie lezioni settimanali con una persona fantastica che da Bali mi sta insegnando i principi del Digital Marketing (ecco qui un bellissimo esempio di Digital Nomad).

Scrivi un blog, come si chiama e quando hai cominciato a scriverlo?

L'idea di Alternatyve nasce più o meno con il mio trasferimento a Londra, e quindi con i miei primi passi nel mondo del lavoro tradizionale, la scoperta dei digital nomad, i primi contatti con start up e acceleratori di start up.
Ma ho davvero cominciato a scrivere articoli, comprato un dominio, aperto un account Squarespace e creato le pagine social solo a gennaio 2017. 

Che tematiche tratti su Alternatyve?

Parlo dell'alternativa che la nostra generazione (millennial o generazione pre - millennial) ricerca.
Abbiamo seguito alla lettera tutto quello che ci è stato detto, abbiamo completato i nostri studi, ci siamo laureati, abbiamo trovato un lavoro dimostrando che quando vuoi davvero una cosa non c'è crisi economica che tenga, c'è chi si è addirittura trasferito in un altro paese sacrificando davvero tante cose. 
Ma c'è comunque un velo di insoddisfazione perché ci sentiamo stretti negli orari, in determinati meccanismi da ufficio, nell'avere un tot. di ferie l'anno e non possiamo sopportare l'idea che questo sarà davvero ciò che dovremo fare per il resto della nostra vita. 

Il blog ti è stato utile per allacciare rapporti di amicizia (virtuali o reali) con altri espatriati?

Non direi, sono ancora in una fase piuttosto inziale e ancora cerco di lavorare al 100% sui contenuti prima di spingerlo su social e farmi conoscere. Devo dire però che è un ottimo argomento di discussione perché 9 persone su 10 che conosco sono insoddisfatte del proprio lavoro e cercano un'alternativa.

Da dove nasce il titolo del tuo blog?

Alternative al lavoro o alla vita tradizionale + contenuto native (che si legge “netiv”).

Lavorando nel Digital ho avuto a che fare, soprattutto nel mio primo lavoro, con il native advertising che altro non è che contenuto sponsorizzato promosso e visualizzato all'interno dei contenuti offerti. 
Praticamente a differenza della pubblicità tradizionale che ha l'obiettivo di “distrarre” il lettore, la Native Advertising ha l'obiettivo di “immergere” la pubblicità all'interno del contesto, non risultando invasiva.
Volevo qualcosa che ricordasse la naturalezza delle cose proprio come naturale è secondo me il percorso che la nostra generazione sta compiendo, distaccandosi da ciò che 50 anni fa andava bene ai nostri genitori.

Quali sono, a livello burocratico, le prime cose da fare appena arrivati Inghilterra?

Innanzitutto capire se il percorso che si vuole fare è a lungo o a breve termine.
In entrambi i casi bisogna procedere con il NIN, l'Insurance Number necessario per poter avere accesso alla copertura sanita e per poter essere assunti da qualsiasi datore di lavoro.
Se si decide di rimanere qui per più di qualche mese consiglierei anche l'iscrizione all'AIRE (Associazione italiana residenti all'Estero).

Che operatore usi per la telefonia mobile? Hai optato per un pacchetto mensile, quanto ti costa e cosa include?

Come scrivo nel mio ultimo articolo io ho una dipendenza acuta da smartphone.
È fondamentale quindi avere un pacchetto che mi dia accesso illimitato ai giga.
Attualmente ho un Pay As you Go contract con Three per cui pago £ 35 al mese ed ho un All you can Eat Data (internet illimitato). Ti danno anche messaggi e chiamate a volontà, anche se ogni mese rimangono intoccati.
Se non sei un internet addicted come me un normale piano da £15 al mese può andare benissimo.

Quali sono le app che usi più spesso nella quotidianità?

Instagram, CityMapper quando non posso permettermi di pagare Uber, Uber quando non ho le forze di usare i mezzi pubblici, HSBC (app della mia banca).
Le ultime new entries sul mio telefono sono Monzo (nuova online bank che taglia i costi di commissione e ti fornisce un aggiornamento live delle tue uscite) e Class Pass (app per prenotare lezioni di Yoga e Pilates).

Parlaci dei tratti salienti della cultura inglese in base alla tua esperienza

Cortesia e buone maniere: Gli inglesi vengono molto spesso descritti come "fake and polite", falsi e cortesi.
E pensandoci bene non sono proprio una di quelle popolazioni di cui ad affascinarti è la genuina cortesia.
Per intenderci sono coloro che ti si piantonano dietro semmai accidentalmente tu ti sia messo sulla corsia "veloce" delle scale mobili, ti dicono "sorry" una volta che tu girandoti ti sei reso conto della loro presenza ma in realtà nella loro testa stanno solo pensando "levati cretino, mi sta facendo fare tardi!".
(A proposito ho scritto un articolo su alternatyve.com: alternatyve.com/home/quello-che-mai-avrei-creduto-di-poter-fare-e-invece-faccio-da-quando-vivo-a-londra)
Internazionalità - Londra è estremamente cosmopolita e variegata e raramente ho assistito a scene di razzismo (a dire il vero due volte in tutto - una volta una signora molto British ha azzittito bruscamente una signora dell'east Europe che parlava al telefono sul bus dicendole "Parla inglese o stai zitta", e una seconda volta il mio vecchio capo all'inizio della mia carriera mi disse "I don't understand when you speak, European girl".)

Il saluto: quando gli inglesi si salutano usano dire "Hey you'all right?". Questa espressione la utilizzano anche se entrano in un negozio o si trovano in qualsiasi situazione non formale. Non si risponde quasi mai a questa domanda, le prime volte io rispondevo almeno "All good and you" ma loro ti guardano un pò confusi, e proseguono ciò che stavano facendo.

Pause Pranzo: mai e dico mai visto un inglese mangiare durante la pausa pranzo con un altro inglese nelle cucine degli uffici. Solitamente mangiano davanti al proprio desk un sandwich e delle patatine in busta.

Quanto ti costa al mese vivere li?

L'affitto dell' appartamento: £1400 (da dividere in due)
 Le utenze: £100 annuali acqua, circa £80 trimestrali Gas e Luce, £70 Council Tax (da dividere in due ovviamente)
L'abbonamento telefonico ed internet: £25 mensili internet (wi-fi) e £25 mensili con la Three
Il trasporto pubblico: £80 mensili di Pay as you go
 I generi alimentari: circa £200 mensili (se vuoi mangiare sano e biologico - cosa consigliatissima - devi pagare un po di più)
L'assicurazione sanitaria: qui conviene farsi una assicurazione medica privata, il prezzo varia davvero rispetto alle tue esigenze. Altrimenti il servizio sanitario nazionale NHS è gratuito
Palestra circa £70 mensili (ancora, dipende dalle tue esigenze - ci sono palestre a £14.99 mensili), 

Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Ho la fortuna di avere i miei amici tutti più o meno nel mio quartiere. 
Durante il weekend organizziamo brunch, pranzi, aperitivi, molto spesso mi piace organizzare cene e houseparty da me (ho una sola regola: shoes off!).
Adoro andare in giro per la città e fare photo shooting, fare la mia spesa il sabato mattina a Broadway Market, recentemente mi sto (ri) appassionando di arte e qui è pieno di gallerie e mostre.

Che aria si respira in UK  dopo la Brexit?

Se mi avessi fatto questa domanda qualche mese fa ti avrei risposto che questa Brexit era un po' come la celiachia: tutti ne parlano, ma pochi sanno cosa in sia in realtà,
Ma l'altro mese ha chiuso per sempre un ristorante italiano dietro casa, non un ristorante qualsiasi ma una vera e propria istituzione qui (non tanto in termini di anni – aveva aperto solo nel 2017 - quanto in termini di qualità).
Tra le ragioni della loro (improvvisa) chiusura citano la Brexit e l'incertezza collegata ad essa. Molti ristoranti stanno chiudendo, soprattutto quelli che si rifiutano di abbassare la qualità dei prodotti e la preparazione dello staff. 
C'era e c'è tutt'ora una estrema confusione rispetto a cosa Brexit voglia dire, soprattutto per noi Expat. 
I Londinesi (che per inciso non sono coloro che hanno votato Brexit) si vergognano terribilmente di quanto fatto, al punto che per strada a volte vedi delle spillette applicate agli zaini o alle giacche che dicono più o  meno  “Sorry Europe, It wasn't me”.

Sotto che aspetti ti ha cambiata vivere all'estero?

Londra mi ha insegnato che le difficolta fanno parte della vita e che non c'è modo di evitarle. Questa città tende a ribaltare tutte le tue certezza dalla notte al giorno ed e un grandissimo insegnamento perché impari a non lamentarti. 
Appena arrivata qui piagnucolavo per ogni cosa, per il lavoro che non trovavo o che avevo ma che non mi soddisfaceva, per il tempo, per la spesa, per la lingua.
A Roma siamo i numeri uno a lamentarci in continuazione. 
Fino a quando non ho visto la mia vita letteralmente ribaltarsi qualche mese fa, e ho dovuto di nuovo ricominciare da capo, rimboccarmi le maniche.
Il cambiamento è positivo e mai nocivo, Londra è stata la mia maestra in questo ed io le sarò eternamente grata. 

Che progetti hai per il futuro?

Per ora rimanere qui fino al prossimo inverno e forse chissà aspettare ancora una volta la primavera.