La depressione da rimpatrio: ecco come sconfiggerla

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Pubblicato 2024-05-23 alle 12:00
Gli espatriati più navigati sanno che lo shock culturale e la nostalgia di casa non sono un problema solo quando ci si trasferisce in un Paese straniero, ma anche quando si ritorna a casa. E' il cosiddetto “shock culturale inverso”: tornare e trovare un ambiente diverso o che, al contrario, è rimasto troppo simile o statico. Come fare per superare lo shock da rimpatrio?

Preparati fin dall'inizio all'eventualità di un rimpatrio

La cosa più saggia da fare è essere preparati fin dall'inizio. Questo è particolarmente importante se sai con certezza che la tua avventura da espatriato durerà solo pochi anni (ad esempio, per la durata di un contratto di lavoro all'estero). 

Ma anche se non sai di preciso quando tornerai, è bene avere un piano di emergenza. La pandemia, ad esempio, ha costretto a molti rimpatri non pianificati. Altre situazioni possono portarti a rimpatriare: la malattia di un membro della famiglia, improvvisi cambiamenti legati all'immigrazione, la tua situazione finanziaria o la decisione di avere figli, tra gli altri motivi.

L'alloggio è uno dei primi aspetti da considerare in un piano di rimpatrio. Se hai una casa in patria, potrebbe essere una buona idea non venderla. Affittala per generare un reddito passivo mentre sei all'estero. Se dovessi tornare a casa, sai dove sistemarti.

Sul forum di Expat.com, molti espatriati francesi hanno chiesto informazioni sul processo di rientro in patria. C'è chi ha consigliato di semplificare il più possibile gli aspetti amministrativi del rientro. Mantenere una casa in Francia, ad esempio, permette di mantenere un" justificatif de domicile” (prova di domicilio) e richiedere una tessera sanitaria (“carte vitale”) al momento del rientro.

Altri espatriati, che non hanno una casa in patria, sono stati costretti a tornare a vivere con la famiglia, almeno per qualche mese, in attesa di trovare una casa in affitto. Questo può causare problemi in alcune situazioni: perdita di indipendenza, membri della famiglia ficcanaso/impiccioni e scontri relazionali, mancanza di uno spazio tranquillo per lavorare da casa. Questi problemi possono rendere il processo di riadattamento più difficile del previsto.

Informati anche in merito a potenziali lavori, la scolarità (se hai figli) e l'assistenza sanitaria nel caso in cui dovessi tornare a casa. Pianificare potrebbe facilitare l'adattamento.

La “curva W” dello shock culturale e dello shock culturale inverso 

Il modello della curva a W, una variante della “curva a U”, è stato proposto per la prima volta dai sociologi americani John e Jeanne Gullahorn nel 1963 per descrivere lo shock culturale vissuto dagli studenti del primo anno di college che si trasferiscono per la prima volta lontano da casa. Da allora è stato utilizzato per descrivere lo shock culturale in generale.

In questo modello, la prima curva riguarda l'espatrio e la seconda il rimpatrio. Quando gli espatriati arrivano per la prima volta in un paese straniero, subiscono uno shock culturale (calo) prima di iniziare ad adattarsi (rialzo). Nella prima fase del rimpatrio, le cose vanno bene perché prevale il senso di benessere nel rivedere la famiglia e mangiare pietanze che riportano probabilmente all'infanzia.

Purtroppo, però, questa fase è spesso seguita da un brusco crollo: quando si accorgono che tutto intorno a loro è cambiato, o è rimasto troppo statico. Per fortuna, dopo questa fase segue un periodo di recupero e di riambientamento - la cui tempista è soggettiva.

Una commistione di fattori culturali ed emozionali può complicare il riadattamento. Magari la persona ha vissuto per tanto tempo all'estero e fa fatica a inserirsi nel nuovo ambiente, o ha idee politiche diverse rispetto a quelle prima di partire, o ha un orientamento sessuale non condiviso dalla famiglia d'origine ecc...

Ad esempio, se una donna ha vissuto in un Paese straniero con visioni sulla parità di genere più progressiste rispetto al proprio, riadattarsi a un sistema più conservatore potrebbe essere complicato. Quando intervistata, un'espatriata mauriziana rientrata sull'isola dopo aver vissuto in Cina ha parlato della difficoltà di riadattarsi a causa della disparità di sicurezza personale. L'impossibilità di camminare sola per strada dopo il tramonto l'ha profondamente scombussolata, e per qualche mese si sentita in gabbia.

Sul forum di Expat.com, un altro espatriato parla di un'inaspettata difficoltà di rimpatrio che ha dovuto affrontare: sentirsi una “persona qualunque” (“monsieur tout le monde”) in patria rispetto a una "persona degna di nota" all'estero. Questo espatriato è tornato in Francia dopo aver vissuto per alcuni anni nel Regno Unito e in Spagna. Pensava che la vita sarebbe stata migliore nel suo paese d'origine, quindi non era preparato al senso di perdita di potere che derivava dal sentirsi “impiegato n°2345” (“employé n°2345”) piuttosto che una persona speciale.

Un altro espatriato del forum ha detto che i rimpatriati potrebbero trovarsi meglio a lavorare per una multinazionale piuttosto che per un'azienda locale o per un ente pubblico. Questa soluzione potrebbe agevolare la transizione. Inserirsi direttamente in un ambiente di lavoro locale potrebbe essere difficile, almeno all'inizio.

Durante un'intervista, un'espatriata inglese, vissuta a lungo in Argentina, ha detto che la parte più complessa del rimpatrio per lei è stata la mancanza degli amici che si era fatta in Sud America. Data la distanza tra i due Paesi, e il fuso orario, vedersi e parlarsi risultava complesso. Avendo passato gli anni della gioventù in Argentina, il distacco dalle affetti ha avuto su di lei un impatto forte, dal quale mi sta ancora riprendendo pur essendo già cinque anni che è rientrata. 

Consigli per affrontare il rimpatrio

Come detto in precedenza, preparati fin dall'inizio a un eventuale rimpatrio.

Considera il rimpatrio come un altro espatrio, verso un luogo che potresti non riconoscere. Utilizza le stesse tecniche di adattamento che hai usato quando ti sei trasferito all'estero per la prima volta, ma applicale a casa tua questa volta. Abbassa le aspettative, mettendo in preventivo che le cose potrebbero non essere come le hai lasciate. Gli amici di un tempo si sono sposati, il regime politico è cambiato ecc...

Trova il modo per restare in contatto con gli amici che hai conosciuto all'estero (videochiamate settimanali, chat sui social, spedire dei regali, giochi online insieme).

Continua a praticare gli stessi hobby che avevi all'estero per evitare di isolarti o di sentire che stai “perdendo” le abitudini acquisite. Se, ad esempio, hai iniziato a giocare a calcio quando vivevi nel Regno Unito, cerca una squadra in patria a cui unirti.

Cerca gruppi di espatriati ed ex espatriati nel tuo Paese d' origine. Potresti scoprire di avere più cose in comune con loro che con i tuoi concittadini che non hanno mai vissuto all'estero.

Link utili

The US Department of State about reverse culture shock 

University of the Pacific, the “W-curve” of going abroad and returning home

Mayo Clinic Health System, the “W-curve” model