Espatrio: puoi restare affiliato al sistema sanitario del Paese d'origine?

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Pubblicato 2024-04-12 alle 10:00 da Estelle
Gli espatriati italiani potrebbero presto beneficiare del sistema sanitario nazionale (SSN). Si tratta di una proposta di legge, presentata dal partito Fratelli d'Italia, che consentirebbe agli italiani residenti all'estero di mantenere il diritto all'assistenza sanitaria in Italia, a fronte di un contributo di 1.500€ all'anno. 

L'obiettivo è quello di riassestare il sistema previdenziale, che attualmente versa in condizioni precarie, fornendo una copertura sanitaria agli italiani che vivono all'estero.

Opinioni contrastanti su questa proposta

Da un lato, c'è chi accoglie con favore la possibilità di mantenere l'accesso a un sistema sanitario efficiente e all'avanguardia, in primis gli espatriati che cambiano spesso Paese di residenza o che vivono in nazioni dove le cure mediche sono scarse o molto costose.

Alcuni invece ritengono che questa proposta sia discriminatoria nei confronti degli espatriati a basso reddito, che potrebbero non essere in grado di pagare questo contributo. Per altri, che vivono in Paesi che garantiscono una buona copertura sanitaria, è semplicemente inutile.

Federico, un italiano espatriato a Parigi, dice che questa agevolazione non lo interessa perché l'assistenza sanitaria in Francia è migliore che in Italia: "Per il momento godo di buona salute ma, se dovessi farmi curare, lo farei qui dove i servizi sono ottimi". La sua compagna, Camille, che ha trascorso diversi anni all'estero, continua: "Se vivi in un posto con un sistema sanitario equiparabile a quello del Paese di nascita, ti fai curare sul posto. Nel caso di un italiano che vive negli Stati Uniti, una nazione dove l'assistenza sanitaria è costosa, potrebbe convenire tornare a casa, a meno che non si tratti di un intervento urgente".

Il futuro della proposta di legge è incerto. La sua applicazione dipenderà dal sostegno di altri partiti politici e dall'opinione pubblica. Nel frattempo, continua a far discutere.

Come funziona in altri Paesi?

Ci sono nazioni che consentono agli espatriati di avvalersi, in modo totale o parziale, della copertura sanitaria mentre vivono all'estero. Lo scopo è quello di garantire l'accesso all'assistenza sanitaria ovunque ci si trovi, offrendo così stabilità e sicurezza. In alcuni casi, però, il servizio è limitato e soggetto a determinate condizioni.

In Europa, ad esempio, gli espatriati tedeschi e belgi possono mantenere la copertura previdenziale solo se lavorano per un'azienda tedesca o belga all'estero. Condizioni simili sono riscontrabili anche in Asia, in Paesi come il Giappone e la Corea del Sud. In Francia, la Caisse des Français à l'étranger (CFE) offre copertura previdenziale agli espatriati francesi, a fronte di un pagamento. Gli americani all'estero devono invece sottoscrivere un'assicurazione sanitaria privata, perchè gli Stati Uniti non prevedono una copertura sanitaria universale.

Gli espatriati australiani possono continuare a contribuire al sistema sanitario iscrivendosi all'Overseas Voluntary Health Insurance Scheme (OVHI), versando un contributo mensile. 
In Nuova Zelanda, possono restare affiliati al sistema sanitario neozelandese, ma beneficiare della copertura solo in caso di infortunio, iscrivendosi al programma Non-Resident ACC Cover e pagando un contributo mensile.

La copertura sanitaria rimane una questione essenziale per gli espatriati ed è importante valutare tutte le casistiche prima di trasferirsi all'estero o di sottoscrivere un'assicurazione sanitaria privata. La proposta di legge in Italia potrebbe innescare ulteriori dibattiti e discussioni sull'assistenza sanitaria per gli espatriati nel mondo.