La Germania aumenta il salario minimo e il tetto di guadagno dei mini-job

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Pubblicato 2022-11-01 alle 00:00 da Ameerah Arjanee
In ottobre, la Germania ha aumentato il salario minimo per la terza volta in un anno. Ha anche alzato il tetto di guadagno dei mini-job, una forma di lavoro a breve termine. Si tratta di iniziative da parte del governo per aiutare i cittadini a fronteggiare le conseguenze dell'inflazione e l'aumento del costo della vita.

Lo stipendio minimo tedesco passa da 10,45 euro a 12 euro all'ora

A gennaio 2022 è passato da 9,50 a 9,82 euro all'ora e a giugno è salito a 10,45 euro. Il 1° ottobre è stato portato a 12 euro. Stiamo parlando del salario minimo nazionale previsto dalla legge tedesca, che è lo stesso in tutte le regioni, per tutti i settori economici e per tutte le categorie di lavoratori, espatriati compresi. Ne hanno diritto anche gli studenti internazionali, che possono lavorare part-time per un massimo di 20 ore a settimana. 

Va notato, tuttavia, che per alcuni settori, in particolare nella pubblica amministrazione e nell'industria manifatturiera, il salario minimo contrattuale è più alto del minimo legale. Questo in virtù di accordi tra aziende e sindacati. In alcuni casi, di contro, il dipendente può essere pagato meno del salario minimo legale. I lavoratori di età inferiore ai 18 anni, gli studenti universitari che svolgono un tirocinio nell'ambito del loro corso di laurea e i lavoratori disabili che operano in ambiti protetti possono essere, per legge, pagati meno.

Secondo la Fondazione Hans Böckler, questo settembre, in Germania c'erano 6,6 milioni di lavoratori che guadagnavano meno di 12 euro all'ora. Tra loro, 2,25 milioni di impiegati a tempo pieno. Il resto svolgeva diversi tipi di lavoro part-time, tra cui i cosiddetti "mini-job". Prima dell'ultimo aumento, l'80% di chi aveva un mini-job guadagnava meno di 12 euro l'ora. I mini-job sono una forma di occupazione a breve termine che impone un numero massimo di giorni lavorativi all'anno. 

Come la maggior parte dei Paesi, anche la Germania sta affrontando un periodo di crisi economica, innescata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. L'inflazione supera il 10%. Un sondaggio condotto dalla compagnia assicurativa R+V Versicherung ha svelato che il 67% dei residenti in Germania teme di non riuscire a sostenere l'aumento del costo degli alloggi, dell'energia e dei generi alimentari. L'aumento del salario minimo è uno dei modi con cui il governo sta cercando di aiutare i lavoratori in questo periodo complesso. Lo Stato sta anche fornendo sussidi per l'energia e ha alzato l'importo massimo di guadagno dei mini-job. 

Il tetto di guadagno mensile dei mini-job passa da €450 a €520

I mini-job sono una peculiarità del diritto del lavoro tedesco che non ha necessariamente un equivalente in altre nazioni europee. Secondo il quotidiano economico spagnolo El Economista, i mini-job esistono fin dagli anni '60, e sono stati formalmente riconosciuti come una forma di occupazione marginale nel 2003, con la riforma del lavoro Hartz.

La categoria dei "mini-jobs" è stata creata nel 2003 per legalizzare il settore informale e incrementare l'occupazione, soprattutto tra gli studenti (anche internazionali), gli stranieri, le donne e i pensionati. Queste persone spesso lavorano part-time o solo per brevi periodi di tempo. Come si legge nella guida Handbook Germany, molti mini-job riguardano la vendita al dettaglio, il commercio, la ristorazione e i servizi domestici (pulizie, baby o pet sitter, ecc.). 

Una persona può svolgere un mini-job per un massimo di 70 giorni all'anno. Questo corrisponde a 3 mesi di lavoro a tempo pieno o, se si lavora tutto l'anno, a 8-12 ore a settimana. Prima dell'ottobre 2022, con un mini-job una persona poteva guadagnare un massimo di 450€ al mese, ossia 5.400€ all'anno. Poteva anche svolgere più mini-jobs, a patto che il reddito totale non superasse il limite previsto. La legge consente anche di affiancare un mini-job a un lavoro a tempo pieno, che in questo caso è da interndersi come un "secondo lavoro". Per poterlo svolgere, è sufficiente ottenere l'autorizzazione del datore di lavoro abituale. 

Gli studenti internazionali provenienti da Paesi al di fuori dello Spazio Economico Europeo (SEE) possono lavorare per un massimo di 120 giorni all'anno; possono quindi svolgere un mini-job, dato che il limite imposto è di 70 giorni di lavoro all'anno. 

A partire da questo mese, il limite di guadagno è stato portato a 520 euro al mese, ossia 6.240 euro all'anno. La modifica è stata fatta in linea con l'aumento del salario minimo a 12€/ora. In caso contrario, molti lavoratori con mini-job avrebbero dovuto ridurre le ore di lavoro per non sforare la soglia di reddito.

Grazie all'adeguamento, il numero di ore al mese dei mini-jobs è rimasto più o meno lo stesso del 2021: poco più di 43 ore al mese, circa 10 ore a settimana. Il servizio di consulenza del lavoro Fair Integration ha evidenziato come, nel 2020, dato che la tariffa minima oraria superava di poco i 9 euro, si lavorava più ore al mese (circa 48 ore).

Perché le persone scelgono i mini-job? 

Il principale vantaggio dei mini-job è di tipo fiscale. Tutti i redditi derivanti da un mini-job, ovviamente entro il limite stabilito, sono esenti da imposte. Questo guadagno non è soggetto né all'imposta sul reddito né ai contributi previdenziali. In quanto lavoratore di mini-job, dovrai versare solo un contributo minimo al tuo ente pensionistico. Il datore di lavoro, invece, dovrà provvedere alla tua sicurezza sociale. 

Se fai un mini-job, hai diritto a un congedo di malattia e a ferie retribuite, proprio come un lavoratore "tradizionale". Puoi anche ricevere un'indennità di disoccupazione (seppur ridotta) se la tua unica fonte di reddito è un mini-job che svolgi per meno di 15 ore a settimana. 

Anche se i mini-job presentano molti vantaggi, sono stati fonte di critica perchè offrono scarse garanzie lavorative. Gli economisti della Bertelsmann Stiftung (Fondazione) hanno dimostrato che, al culmine della pandemia, gli impiegati con mini-job sono stati licenziati 12 volte in più rispetto ai lavoratori a tempo pieno. Anche il fatto di non dover contribuire alla previdenza sociale è un'arma a doppio taglio: in caso di licenziamento, i mini-jobber spesso non hanno diritto all'indennità di disoccupazione. Inoltre, poiché il loro contributo previdenziale è molto basso, non riescono a costruirsi un fondo pensione adeguato nel tempo. 

Quindi, se da un lato il mini-job può essere una buona scelta per gli studenti universitari, dall'altro può rivelarsi una trappola per chi cerca una sicurezza lavorativa.