Nuove direttive sul lavoro nell'UE: cosa cambia per gli espatriati in Europa

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Pubblicato 2022-08-11 alle 10:00 da Asaël Häzaq
Secondo la Commissione Europea, il numero di lavoratori nel settore digitale è destinato a raddoppiare entro il 2045. Queste nuove modalità di lavoro portano a una diversa organizzazione dei rapporti tra aziende e impiegati. Consapevole delle nuove sfide del mondo del lavoro e dell'aumento della mobilità internazionale, l'Unione Europea sta rafforzando la propria legislazione per tutelare meglio i lavoratori europei, indipendentemente dal lavoro che svolgono.

Sta inoltre adottando misure per meglio regolamentare i contratti di lavoro. Che impatto hanno questi cambiamenti sugli espatriati? Quali cambiamenti devono aspettarsi?

Nuova direttiva UE sui contratti di lavoro

Il 20 giugno 2019, i Paesi dell'Unione Europea (UE) hanno varato una nuova direttiva sui rapporti tra lavoratori e aziende, allo scopo di instaurare uan maggiore trasparenza nelle condizioni contrattuali e una migliore tutela dei lavoratori europei. La legge è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale (GU) dell'UE l'11 luglio 2019.

La nuova direttiva è entrata in vigore il 1° agosto, sostituendo quella del 14 ottobre 1991 che aveva posto le basi per un rapporto trasparente tra datore di lavoro e dipendente. La vecchia direttiva imponeva all'azienda l'obbligo di dettagliare per iscritto (tramite il contratto di lavoro) i dati essenziali relativi al rapporto di lavoro con il dipendente. Secondo i detrattori, però, questa norma non si è spinta abbastanza in là e non ha protetto a sufficienza i lavoratori europei. Dal 1991 ad oggi, sempre più europei si spostano all'interno dell'UE per studiare e/o cercare lavoro. Da qui la necessità di una nuova regolamentazione.

Rafforzare i diritti di tutti i dipendenti europei, sia locali che espatriati

Cosa dice la nuova direttiva UE? Innanzitutto, rafforza l'obbligo di una comunicazione trasparente verso il dipendente. Il datore di lavoro deve fornire maggiori informazioni scritte sulla natura e la tipologia del lavoro da svolgere. La direttiva estende anche il suo raggio d'azione. Sono interessati tutti i dipendenti europei (locali ed espatriati), compresi i lavoratori che operano su piattaforme digitali.

Proteggere meglio i diritti dei lavoratori delle piattaforme digitali

I lavoratori digitali sono lavoratori dipendenti, o autonomi ,che svolgono la loro attività professionale su piattaforme online. Attualmente sono più di 28 milioni in tutta l'Unione Europea, di cui almeno 5.5 milioni sono liberi professionisti. Le loro condizioni di lavoro sono simili a quelle di un lavoratore precario e scarsamente tutelato. Secondo la Commissione Europea, entro il 2045 potrebbero esserci 43 milioni di persone che lavorano su piattaforme digitali. Da qui la necessità di riformare l'attuale normativa.

Il 9 dicembre 2021, la Commissione Europea ha proposto nuove misure che tutelino in modo più efficace i lavoratori delle piattaforme digitali: status professionale adeguatamente definito, trasparenza dell'algoritmo della piattaforma digitale, maggiori garanzie... L'entrata in vigore della direttiva sui contratti di lavoro (lo scorso 1° agosto), sostiene le misure proposte nel 2021.

La direttiva è entrata in vigore il 1° agosto 2022: cosa cambia

Rafforzamento dell'obbligo di una comunicazione trasparente

Prima di questa legge, i datori di lavoro dovevano già specificare nel contratto gli aspetti essenziali relativi alle mansioni da svolgere e al rapporto lavorativo. La direttiva del 1° agosto rafforza l'obbligo di informazione. D'ora in poi, l'azienda dovrà indicare chiaramente come sono organizzate le ferie retribuite e quali sono i diritti dei lavoratori. Lo stesso rigore si applica al luogo di lavoro (azienda, telelavoro, trasferte esterne, ecc.) e al periodo di prova. Queste informazioni devono essere fornite dal datore di lavoro all'inizio del rapporto lavorativo.

Migliore controllo degli orari di lavoro

Per quanto riguarda l'orario di lavoro, il datore di lavoro deve informare meglio il dipendente. Se il dipendente effettua un orario di lavoro standard, deve conoscere l'importo esatto della sua retribuzione fissa e l'importo in caso di straordinari o di variazioni nel volume di lavoro da svolgere. Se le prestazioni sono variabili, il dipendente deve essere a conoscenza del numero di ore per le quali gli sarà garantita una retribuzione (le cosiddette "ore retribuite garantite"). Inoltre, deve essere informato sull'importo della retribuzione per qualsiasi lavoro svolto al di fuori di quello pattuito. Anche in questo caso, il datore di lavoro è tenuto a informare il lavoratore all'inizio del periodo contrattuale.

Obbligo di fornire informazioni più precise ai lavoratori distaccati

Un lavoratore distaccato è un lavoratore inviato dal proprio titolare in un Paese straniero per svolgere un breve incarico. Per tutta la durata dell'incarico deve rifarsi al contratto che ha firmato nel Paese di origine. Per quanto riguarda l'Unione Europea, i lavoratori distaccati sono tutelati in tutti i Paesi dell'UE. La nuova direttiva UE rafforza i loro diritti, imponendo alle aziende di fornire informazioni più chiare e trasparenti. Queste indicazioni dovranno essere fornite prima della partenza e dovranno specificare la retribuzione percepita durante l'incarico, le indennità di distacco e gli eventuali rimborsi (spese di viaggio e di soggiorno ecc..).

Formazione obbligatoria per il lavoratore

I datori di lavoro sono tenuti a finanziare anche la formazione dei loro dipendenti. I lavoratori hanno infatti il diritto di essere formati. In pratica, però, alcune aziende pagano la formazione solo se il dipendente si impegna a rimanere in servizio per un periodo stabilito, altrimenti devono rimborsare tutta o parte della formazione. La nuova direttiva pone fine a questa pratica. Il datore di lavoro è tenuto a pagare la formazione obbligatoria. Deve inoltre fare tutto il possibile per garantire che la formazione si svolga durante l'orario di lavoro effettivo.

Fine delle clausole che vietano al dipendente di svolgere attività accessorie

Il contratto di lavoro, a volte, contiene delle clausole che impediscono al dipendente di svolgere un'attività secondaria. Altre clausole obbligano il dipendente a informare il datore di lavoro di attività extra. Queste clausole sono spesso redatte al di fuori di qualsiasi quadro giuridico. D'ora in poi, il datore di lavoro dovrà giustificare il motivo per cui rifiuta di autorizzare il dipendente a svolgere uno o più lavori secondari. Allo stesso modo, dovrà giustificare il motivo per cui chiede di conoscere le attività lavorative accessorie del suo dipendente. Per "giustificazione", la direttiva europea intende "giustificazione oggettiva" (rischio di conflitto di interessi, protezione di dati essenziali per il buon funzionamento dell'azienda, rischio per la salute, la sicurezza, ecc.) D'ora in poi, senza giustificazioni oggettive, queste clausole non hanno più valore. La misura riguarda tutti i contratti in essere e quelli futuri.

A chi è rivolta questa nuova direttiva?

A tutti i lavoratori dell'UE , siano essi locali o stranieri. Il termine "lavoratore" significa "lavoratore con contratto o rapporto di lavoro". Sono interessati anche i tirocinanti, gli apprendisti e i lavoratori delle piattaforme digitali.

Cosa cambia per gli espatriati?

La nuova direttiva UE offre una maggiore protezione agli espatriati. L'armonizzazione a livello europeo garantisce loro diritti simili in tutti i Paesi dell'UE. Con lo stravolgimento dell'organizzazione del lavoro, accelerato dalla nascita di nuovi lavori digitali, i dipendenti sono sempre più sotto pressione. Le aziende a volte operano senza regole, o pensando che le loro regole siano al di sopra della legge. La nuova direttiva mira a correggere uno squilibrio tra datori di lavoro e dipendenti e a ripristinare le norme di legge. La Commissione europea vuole mostrare di aver preso in considerazione le preoccupazioni dei lavoratori, in particolare quelle dei lavoratori digitali. La Commissione sta anche cercando di adattarsi ai cambiamenti nell'organizzazione del lavoro, cambiamenti che sono stati accelerati dal Covid. Telelavoratori a tempo parziale o a tempo pieno, nomadi digitali... Sono tutti nuovi profili di lavoratori che la direttiva mira a proteggere in modo più efficace.