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Coronavirus: ce ne parla una nostra connazionale che vive a Shanghai

Daria / Bacchette e forchette
Scritto daFrancescail 02 Aprile 2020

Com’è la situazione a Shangai in questo momento, che misure ha adottato la città per contenere i contagi e mettere in sicurezza la popolazione? Abbiamo raggiunto Daria, autrice del blog "Bacchette e Forchette", che vive in Cina da due anni. Le abbiamo chiesto di condividere la sua esperienza in questo periodo di emergenza sanitaria. 

Da quanto tempo vivi in Cina e in che città ti trovi?

Vivo in Cina da due anni, nella città di Shanghai

Come sei venuta a conoscenza dell'emergenza sanitaria legata al diffondersi del coronavirus? E come avete reagito alla notizia?

Sono venuta a conoscenza di questo virus tramite notiziari e social media cinesi. Già ai primi di Gennaio qui in Cina si parlava di questa nuova influenza che sembrava aver avuto origine nello Hubei, ma era tutto molto confuso. All'inizio questa cosa non aveva nemmeno un nome e non era chiaro se fosse pericolosa o meno per l'uomo, se sarebbe rimasta circoscritta lì o no. Sembra passato un secolo, ma era solo metà gennaio quando le notizie hanno iniziato a essere più definite e in breve tempo la città si è organizzata per affrontare il tutto. Nel bel mezzo dei festeggiamenti per il Capodanno Cinese.

Ai primi accenni di misure drastiche, come la chiusura ermetica dell'intera regione dello Hubei, ci siamo chiesti se non fosse il caso di rientrare in Italia, anticipando un po' un viaggio già previsto per Pasqua. Ma con il passare dei giorni e la situazione che si andava delineando abbiamo deciso di rimanere: la malattia in sè appariva pericolosa ma gestibile, Shanghai è una città ricca e ben organizzata, i viaggi sembravano la cosa più pericolosa da fare in quel momento, immaginavamo un allargamento dell'emergenza anche al di fuori della Cina, temevamo una sospensione dei voli e difficoltà a rientrare - paure che si sono rivelate fondatissime - e poi non abbiamo avuto cuore di abbandonare il nostro gatto senza sapere quanto la nostra assenza sarebbe potuta durare. In molti dall'Italia mi consigliavano di scappare, ma mi è sempre parsa una soluzione esagerata anche se l'abbiamo vagliata. Insomma, i primi giorni sono stati un po' agitati e tormentati, ma una volta scelto di rimanere qui non ci sono stati particolari problemi.

Che misure ha adottato la città di Shanghai per contenere i contagi e mettere in sicurezza la popolazione?

Ecco, la domanda è perfetta: le misure che ha adottato Shanghai. Perchè parlare della Cina nella sua interezza è impossibile e non ne sarei nemmeno in grado. Guardando la situazione generale in questo momento credo che Shanghai sia riuscita a fare un mezzo miracolo: i numeri ufficiali parlano di meno di 400 contagiati e quattro decessi. E in effetti la situazione è subito sembrata sotto controllo e sicura. Le misure prese per frenare l'avanzata dell'epidemia sono state tantissime, capillari, seguite e controllate in maniera strettissima. Provo a descriverne un po', ma di sicuro mi starò dimenticando qualcosa.

Le misure di contenimento sono state applicate in maniera graduale ma serrata. La prima cosa a comparire sono stati i controlli della febbre, ovunque. Aereoporti, negozi, supermercati, farmacie, ingressi dei condomini, metropolitana. E i distributori di sanificante sono spuntati dappertutto. L'obbligo della mascherina è arrivato praticamente in contemporanea, ma qui la gente lo ha fatto quasi spontaneamente, si usa molto. E quando le mascherine hanno inziato a non essere più reperibili la municipalità di Shanghai ha organizzato delle distribuzioni a tutti i residenti (cinesi e non) tramite le farmacie, scaglionando le persone nei diversi giorni per non avere assembramenti. Taxi, bus e metropolitane hanno continuato a funzionare, anche se con orari ridotti, ma erano sempre vuoti. Infatti non è passato molto tempo dal primo contagio qui in città perchè uffici, ristoranti e altre attività chiudessero. Homeworking e delivery a casa, che qui si usa moltissimo anche in condizioni normali. Sono comunque rimasti aperti supermercati e farmacie. E' stato consigliato alla popolazione di rimanere in casa il più possibile, ma non c'era nessun divieto. Io uscivo tranquillamente tutti i giorni a passeggiare per un'oretta: l'unica cosa che si poteva fare era camminare sul marciapiede, dato che anche i parchi pubblici erano chiusi. In ogni caso le persone in giro erano pochissime e l'atmosfera piuttosto deprimente.Temevo che sarebbe arrivato anche qui l'obbligo di restare in casa, come nella vicina Hanzhou, ma per fortuna i casi sono stati limitatissimi anche così e non è stato necessario. Il compound dove vivo ha vietato l'ingresso a qualunque esterno, fattorini compresi. I pacchi e la spesa venivano portati al piano da un adetto della sicurezza. Quando uscivo dal compound mi veniva consegnato un voucher che mi autorizzava a rientrare a casa mia. Le strade venivano costantemente disinfettate, per non parlare di cestini per la spazzatura, panchine, porte e cancelli. Alcune vie sono state parzialmente chiuse per poter effettuare i controlli della temperatura con precisione a tutti. Chi usciva dalla città al suo rientro doveva fare la quarantena e la deve fare tutt'ora. Sono stati designati ospedali per il ricovero dei pazienti affetti da Covid-19, mentre altri dovevano rimanere liberi per trattare tutte le altre necessità. Sono entrate in vigore pesanti sanzioni pecuniarie e penali per chiunque non seguisse le ordinanze locali, fino alla pena di morte per i casi più estremi di coloro che erano consapevolmente malati e non rispettavano la quarantena. Sono state create diverse app dalla municipalità: per vedere i contagi vicino a te ed evitare quelle zone, per registrare gli spostamenti e dimostrare che non si era usciti dalla città, per esibire un q-r code sanitario (questo obbligatorio) per poter accedere a qualunque attività o mezzo pubblico.

Con il diffondersi del virus in tutti gli altri Paesi, e il contemporaneo miglioramento in Cina, si sono dovute prendere altre decisioni per evitare contagi di ritorno. Inizialmente chiunque arrivasse da fuori Shanghai veniva messo in quarantena in casa. Si è poi passati alla quarantena in strutture alberghiere designate dal governo e a carico di questo. Poi ancora, la quarantena è diventata a carico dell'interessato, per poi passare alla chiusura quasi completa, anche per chi è in possesso di visti come il permesso di residenza.

Che mezzi sono stati usati dalle autorità locali per informare i cittadini di quello che stava succedendo? Le informazioni sono state date in modo puntuale ed efficace?

Qui purtroppo la barriera linguistica per noi expat è molto alta, e uno dei timori che avevo in questo periodo era proprio quello di non comprendere le ordinanze emesse o che mi sfuggisse qualche informazione importante. Ma con l'aiuto di traduttori e colleghi disponibili ad aiutarci alla fine siamo riusciti a rimanere informati. Il nostro compound regolarmente ci distribuiva fotocopie con le nuove norme da seguire, ricevevo sms governativi che facevano il punto della situazione (o cercavano di tenere alto il morale). WeChat (il corrispettivo di WhatsApp) è stato anche una buona fonte di informazioni e poi l'intramontabile passa parola. Ci sono diversi siti dove seguire l'andamento e l'origine dei contagi, il numero di ricoverati e dimessi in tempo reale. Tralasciando le discussioni su come vengano gestiti i numeri e le notizie dalle autorità cinesi, l'impressione è che dopo un primo momento di impasse le informazioni fossero disponibili, aggiornate e di facile accesso.

Io mi sono appoggiata inoltre ai siti governativi italiani e al Consolato Italiano qui a Shanghai.

Che precauzioni stai adottando per uscire di casa quando vai a fare la spesa? E' vero che i prodotti alimentari devono essere disinfettati prima di essere consumati?

Fortunatamente qui a Shanghai ormai la situazione è quasi normale, ma sono state molte le precauzioni che ho preso negli scorsi tre mesi. Inzialmente la spesa continuavo a farla nel piccolo market vicino, poi ho preferito farmi spedire tutto direttamente a casa. In entrambi i casi disinfettavo le cose acquistate, sacchetti compresi. E anche frutta e verdura li trattavo con un disinfettante apposito, ma questo l'ho sempre fatto, virus o meno. Lavavo spesso sciarpa e cuffia dopo le uscite, sanificante sempre in tasca. Inizialmente non era chiaro se il contagio potesse avvenire anche tramite cibo cotto, ma una volta confermato di no abbiamo dato il via libera anche alla delivery di cibo pronto. Disinfettando ovviamente tutte le confezioni.

E in generale ci laviamo le mani in continuazione. Devo dire che con tutte queste misure non ho mai avuto paura di ammalarmi, confortata anche dal basso numero di casi qui in città. Mi sarei dovuta impegnare per essere contagiata. Leggere ad esempio notizie dello Hubei era come avere sotto gli occhi un altro pianeta.

Che impatto ha avuto la pandemia sul tuo posto di lavoro o quello di tuo marito?

Io non ho un'occupazione ufficiale, ma ho visto le conseguenze dell'epidemia sull'azienda per cui lavora il mio compagno: un rallentamento fortissimo, a tratti totale. Con la chiusura dei palazzi in cui sono gli uffici, gli spostamenti e la produzione sospese per quasi tre mesi, lavorare ad un certo punto ha perso di senso. Riusciva soltanto a fare qualcosa per la parte italiana. E adesso che qui si sta riprendendo è la controparte italiana ad essere bloccata. Una situazione complicata e ancora in stallo insomma.

La tua famiglia di origine è in Italia. In base alle notizie che ti danno loro, e a quelle disponibili sul web, credi che ci siano delle differenze tra Cina ed Italia nella gestione dell'emergenza?

Sì, enormi. Come simboli potremmo prendere il q-r code sanitario di cui ho già parlato e l'autocertificazione da stampare, di carta. Rappresentano proprio i diversi modi di approcciarsi al problema.

Continua stupirmi la lentezza della reazione italiana, quando ormai era ben chiaro con cosa si avesse a che fare e quali fossero i sistemi per limitare i danni. Pensavo che l'esempio cinese avrebbe facilitato tutto, invece siamo perfino a corto di mascherine per il personale sanitario. Sicuramente alla base c'è anche un "filtro" dovuto alla lingua, ma l'impressione fortissima, condivisa da chi ha vissuto questa esperienza con me, è che qui la popolazione si sia allineata immediatamente alle direttive comunali, senza discussioni e senza perdere tempo. In questo sono velocissimi. E anche la diffusione e l'applicazione delle varie norme: rapida e capillare. Cosa che in un simile frangente si è rivelata fondamentale.

La risposta all'emergenza è stata severissma. Ad esempio quando Shanghai è stata dichiarata in lock down i treni che stavano arrivando nelle sue stazioni sono stati rimandati indietro dalla Municipalità senza far scendere i passeggeri.

Il ricordo della Sars è ancora molto forte, è un'esperienza che ha lasciato un segno profondo qui, sembrava che si sapesse già esattamente cosa fare.

Ho avuto molte testimonianze dirette di chi, al contrario di me, ha deciso di tornare in Italia sperando di evitare il peggio. In piena emergenza Cinese negli aereoporti italiani non veniva fatto nessun tipo di controllo, nemmeno agli aerei provenienti direttamente dalla Cina, nonostante quello che si diceva ai telegiornali. E il successivo blocco dello spazio aereo non ha fatto altro che confondere la situazione: controllare chi arrivava dalla Cina facendo scali in tutto il mondo era diventato impossibile.

Parlando con amici e familiari ho avuto l'impressione che la situazione non fosse stata capita affatto, o quantomeno presa dal lato completamente sbagliato. Come se gli italiani pensassero che una cosa del genere non potesse accadere a loro, o almeno questa era la sensazione che aveva da fuori.

Com'è la situazione ora a Shangai?

Adesso a Shanghai si respira. I ristoranti hanno aperto da un po' e stanno togliendo le varie restrizioni come l'orario di chiusura anticipato e il numero di commensali limitato ad uno stesso tavolo. Hanno riaperto anche i parchi pubblici, giusto in tempo per la fioritura dei ciliegi, e all'ingresso viene ancora controllata la temperatura ed è obbligatorio esibire il q-r code sanitario. E' tornato il traffico che non avrei mai pensato potesse mancarmi, e la metro ha ripreso il servizio regolare. Le grandi attrazioni turistiche sono ancora chiuse, ma vero è che non ci sono nemmeno turisti. Non si può ancora lasciare la città, pena quarantena al ritorno.

Adesso sono molto più preoccupata per la situzione in Italia di quando l'emergenza era qui. Qui era facile, eravamo solo in due da gestire e non avere contatti con persone locali era semplice. Per non parlare di altri expat: tra la vacanze per il Capodanno Cinese e qualcuno che ha preferito rientrare ne sono rimasti proprio pochi. Nonostante i contagi locali (cioè non importati da persone arrivate malate da altri Paesi) siano ridotti a zero da più di un mese, il livello di guardia rimane alto, le strutture di controllo sono state lasciate, così da poterle ripristinare in fretta se dovesse servire. Proprio mentre scrivo si parla di nuovi casi domestici nelle regioni dello Hubei e Henan, ma fortunatamente i confini delle regioni sono ancora sotto controllo, quindi aspettiamo di vedere come evolve la situazione. Nessuno qui in Cina ha ancora detto che ormai ne siamo fuori.

Ora la maggiore preoccupazione ci viene dalla situazione in Italia, dal pensiero di amici e parenti là, e dal fatto che non sappiamo quando potremo tornare a casa e che non possiamo farlo nemmeno in caso di emergenza. Chissà quanti mesi ancora dovremo aspettare...

***

Un sentito ringraziamento a Daria per il tempo dedicatoci! Seguitela sul suo blog Bacchette e Forchette.

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A proposito di

Faccio parte del team di Expat.com e sono la persona di contatto per la comunità italiana. Ho una personalità comunicativa, proattiva e ho una ricca esperienza di vita all'estero.

Commenti

  • Cronache di Viaggi
    Cronache di Viaggi4 anni fa(Modificado)
    Ciao Daria, anche io ho vissuto in Cina per un certo periodo qualche anno fa. Grazie per aver parlato nei dettagli di come avete vissuto e state vivendo questa esperienza. Sarei curiosa di sapere come funziona il QR code sanitario di cui parlavi: ho capito da alcuni amici cinesi che serve a certificare il proprio stato di salute, come viene monitorato? Grazie e buona ripresa :)

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