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Perché gli espatriati amano uscire spesso?

groupe d'amis au restaurant
zoranzeremski / Envato Elements
Scritto daLaura Barangeril 03 Dicembre 2025

Fare festa non è più una prerogativa esclusiva del sabato sera: ormai è uno stile di vita. Per un numero crescente di espatriati, soprattutto giovani (ma non solo), vivere all'estero significa divertirsi senza sosta, tra serate che sembrano non finire mai, aperitivi improvvisati e dopocena che si prolungano fino al mattino. Da Lisbona a Bangkok, da Barcellona a Bali, gli espatriati non hanno più voglia di aspettare il weekend per fare festa. Ma come fanno a sostenere un ritmo simile? E soprattutto, da dove nasce questo bisogno - quasi vitale - di uscire continuamente?

Una vita quotidiana all'insegna del sociale

Per molti espatriati, vivere all'estero accelera i rapporti sociali. Si arriva senza contatti, senza famiglia, talvolta senza legami. Si creano connessioni rapidamente, spesso nei luoghi più festosi: terrazze panoramiche, tapas bar, club di musica elettronica, serate di stand-up comedy, karaoke, aperitivi in spiaggia... Le relazioni si formano alla velocità di un cocktail ordinato al bancone.

«A Bali, ci ho messo meno di un mese a trovare un gruppo di amici. Tutto è successo durante le serate. Parli con un francese, ti presenta un australiano, poi un'italiana, e in dieci giorni hai un'agenda degna di un ministro», racconta Hugo, 34 anni, nomade digitale.

Quando fare festa diventa il punto di riferimento, le uscite non sono più un'eccezione. Diventano la norma.

Il telelavoro ha cambiato le regole

Il lavoro a distanza ha completamente ridisegnato il ritmo di vita. Addio agli orari rigidi e ai venerdì sera come unico momento di svago. Ora, un martedì può essere una serata di festa. E un giovedì mattina, una dormita strategica dopo un DJ set su una terrazza.

«Lavoro dalle 14 alle 21, così ho le mattine e le notti libere. E sinceramente, adoro questa libertà», racconta Alexia, espatriata a Panama.

Alcuni adattano persino i loro programmi per integrare le feste nel loro calendario professionale. Brunch il lunedì, coworking nel pomeriggio, afterwork il mercoledì, open mic il giovedì... Tutto è pianificato al millimetro per mantenere una vita socialmente attiva, senza sacrificare i progetti lavorativi.

Città ideali per la festa

Non si sceglie la città di espatrio a caso. Alcune destinazioni sono diventate veri e propri magneti per i festaioli internazionali.

  • Barcellona: per la musica, i bar di quartiere e le terrazze panoramiche al tramonto.
  • Lisbona: per le serate nelle strade del Bairro Alto, i festival musicali, le feste nei magazzini a Marvila.
  • Bali: per i suoi beach club, le feste della luna piena e le feste wellness dove si balla a piedi nudi sotto le stelle.
  • Bangkok: per l'intensità, i contrasti e i bar clandestini dove la techno flirta con i neon.
  • Città del Messico: per le notti colorate, le feste reggaetón, i DJ set in luoghi improbabili.
  • Ibiza: per il suo DNA elettronico, gli after all'alba e l'arte di fare festa come religione locale.
  • Tulum: per i suoi DJ internazionali e i cocktail serviti a lume di candela nella giungla.
  • Ho Chi Minh City: per la sua scena underground in crescita, le serate sui rooftop (terrazze sui tetti) e l'energia travolgente appena cala la notte.
  • Buenos Aires: per le sue notti che iniziano alle 2 del mattino, i club di cumbia e le atmosfere inebrianti fino all'alba.
  • Londra: per la sua diversità musicale, le feste nei magazzini e i pub dove l'afterwork può rapidamente sfuggire di mano.

Queste città vibrano al ritmo delle loro serate. E le comunità di espatriati sono spesso le più fedeli quando si tratta di prolungare la festa.

Un'organizzazione (quasi) militare

Uscire sempre non significa uscire in modo sconsiderato. I veri espatriati festaioli lo sanno: mantenere il ritmo richiede pianificazione.

  • I gruppi WhatsApp sono in piena attività per condividere i migliori eventi.
  • Le app come Meetup, Eventbrite, Facebook Events o Partyful vengono consultate quotidianamente.
  • Alcuni tengono persino un'agenda delle serate, tra aperitivi, compleanni, concerti e serate di gruppo.

E per resistere, bisogna anche padroneggiare l'arte dell'ottimizzazione:

  • Cenare leggero prima di uscire;
  • Dormire in modo sfasato;
  • Praticare la "dry week" (non bere alcolici) per recuperare;
  • Alternare grandi eventi e piccoli gruppi;
  • E soprattutto... sapere quando bisogna smettere e rincasare

«Mi sono imposta una regola: non più di due notti in bianco a settimana. Altrimenti divento uno zombie», ride Zoé, residente a Lisbona da due anni.

Una nuova visione della festa

Contrariamente alla percezione che se ne potrebbe avere, questo tipo di vita è una scelta consapevole. C'è un vero piacere nell'incontrarsi, vibrare, connettersi al momento presente.

Anche la modalità delle feste è in evoluzione:

  • Meno alcol, più cocktail senza zucchero, birre artigianali o mocktail (analcolici)
  • Meno discoteche tradizionali, più serate in luoghi atipici (gallerie, spazi industriali, terrazze, giardini).
  • Meno consumo, più connessione: si festeggia per connettersi, non solo per sballarsi.

«Siamo un gruppo che esce insieme. E tutti abbiamo i nostri limiti. Non è una vita di dissolutezza, è una vita intensa, ma gioiosa», racconta Elsa, residente a Città del Messico.

Quando la festa diventa uno strumento di integrazione

In molti Paesi, fare festa è anche un modo per integrarsi. Si scopre la cultura locale, le musiche, le danze, i ritmi e i sapori.

A Mauritius, ad esempio, le feste in spiaggia, le serate sega (danza tipica), i fine settimana tra amici con barbecue e ravanne sono luoghi di scambio culturale potenti quanto un corso di lingua.

Lo stesso accade a Berlino con i suoi club underground e le sue scene queer aperte a tutti, o a Medellín con le sue serate di salsa dove si balla senza conoscere nessuno, solo per il piacere di condividere.

E il budget in tutto questo?

Sì, uscire sempre ha un costo. Ma gli espatriati festaioli sono spesso creativi nel risparmiare.

  • Individuano gli happy hour.
  • Preferiscono le serate a casa di amici piuttosto che nei bar.
  • Dividono le spese agli eventi.
  • Non prendono taxi da soli.
  • Risparmiano su altre voci di spesa (alloggio in condivisione, poche uscite al ristorante).

«Spendo di più in serate che in shopping o ristoranti. È una mia scelta. Compro meno, vivo di più», dice Charlotte, residente a Koh Tao.

Una parentesi o un vero stile di vita?

Per alcuni, questa vita scandita dalla festa è una parentesi dorata, un periodo di libertà tra due fasi della vita. Per altri, è un equilibrio duraturo, uno stile di vita basato sull'intensità, gli incontri e la gioia. E talvolta, evolve. Con il tempo, alcuni rallentano, sostituiscono le feste con cene tra amici, o l'after con il brunch della domenica. Ma tutti mantengono lo stesso desiderio di connessione, di vibrazione e di momenti fini a sè stessi. E per molti, vivere all'estero è proprio questo: vivere intensamente, ora.

Cosa ci lascerà

Vivere per fare festa non è più un capriccio da studente. È un vero fenomeno sociale che ridefinisce i contorni della vita da espatriato. Una quotidianità fatta di incontri, libertà, ritmo personale. E soprattutto, di comunità gioiose e organizzate, che ballano tra una videochiamata e l'altra, ridono tra una scadenza e l'altra e celebrano la vita giorno per giorno.

Può durare? Forse non per sempre. Ma finché c'è voglia di ballare, perché privarsene?

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A proposito di

Giramondo nell'animo, amo dare vita alle idee, alle storie e ai sogni più selvaggi. Ora che vivo a Mauritius, presto la mia penna a Expat.com e ad altri progetti di ispirazione.

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