Coronavirus: espatriati costretti all'estero

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Pubblicato 2020-03-25 alle 14:22 da Veedushi
La maggior parte dei paesi impone severe restrizioni sugli spostamenti, alcuni hanno chiuso le frontiere fino a nuovo ordine e migliaia di stranieri sono attualmente bloccati all'estero. Impossibile, per alcuni, tornare a casa e sfuggire alla crisi sanitaria globale. Difficile essere lontani dai propri cari in questo periodo. Alcuni di loro hanno condiviso il loro stato d'animo con Expat.com.

Shina è un'espatriata mauriziana che vive negli Stati Uniti. Titolare di un visto J-1, avrebbe dovuto tornare a Mauritius, suo paese natale, a giugno. Data l'entità della pandemia di coronavirus, decide di tornare dalla sua famiglia, ma il destino decide altrimenti. La cancellazione del suo volo aereo a causa di un lieve terremoto è solo l'inizio della disavventura. "Nel frattempo, il governo mauriziano ha annunciato la chiusura delle frontiere, anche per i cittadini mauriziani che si trovano all'estero". Nel panico, non ha altra scelta se non restare dov'è. "Avrebbero dovuto prendere tutte le misure necessarie per garantire che i mauriziani potessero far rientro in patria. Non ci aspettavamo davvero tutto questo", dice. A peggiorare le cose, l'hotel per cui lavorava ha chiuso i battenti fino al 30 aprile a causa della pandemia, lasciandola senza lavoro e senza i mezzi di sostentamento. "Devo solo aspettare che queste restrizioni vengano revocate per poter finalmente tornare nella mia isola".

Richard è un francese costretto in Repubblica Dominicana con la moglie. Avevano programmato di tornare in Francia ad aprile ma sono consapevoli che le possibilità di rientrare sono pressoché nulle date le restrizioni sui viaggi imposte non solo dai paesi dell'Unione Europea ma a livello globale. "È un peccato che la compagnia aerea con la quale avremmo dovuto volare non abbia preso provvedimenti per rimpatriare le persone. Non vediamo alcuno sforzo, anche a livello delle autorità ". E aggiunge che "questa prolungata permanenza forzata ci costerà una fortuna ".

Per Philippe, un espatriato belga attualmente in missione in Ghana, le restrizioni di viaggio sono senza dubbio difficili da sopportare. "Ci sono a malapena venti casi in Ghana mentre tutta la mia famiglia è in isolamento in Belgio". Riconosce, tuttavia, che qualsiasi tentativo di rientrare costituisca un rischio significativo. "Potrei chiedere di tornare a casa ma mi esporrei ad un possibile contagio sia in aeroporto che in aereo. Non voglio mettere la mia famiglia in pericolo anche se mi manca molto ". Philippe insiste anche sul fatto che, in questo momento, è importante che la ragione prevalga sui sentimenti. "Dobbiamo tutti restare dove siamo in questo momento! Per quel che mi riguarda, oltre a pregare che non accada nulla ai miei figli e a mia moglie, posso solo continuare a lavorare cercando di prendere tutte le precauzioni sanitarie per proteggermi ”.

Opinione condivisa anche da Jessica, espatriata britannica a Riyadh, in Arabia Saudita. Insegnante di inglese, aveva programmato di rientrare in aprile. E' però consapevole che la situazione nel suo paese ospitante non sia così allarmante come in Europa o negli Stati Uniti. "È vero che vorrei tornare dalla mia famiglia, ma ciò rappresenta un rischio enorme, non solo per me ma anche per quelli che mi circondano. Nel frattempo reso qui, farò attenzione e postporrò il ritorno a casa. ”, afferma. Secondo Jessica, le persone dovrebbero pensare meno a se stesse e più agli altri in questo momento difficile.

Articolo tradotto da  COVID-19 : Ces expats coincés à l'étranger