Perché un numero sempre maggiore di immigrati lascia il Canada

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Scritto da Asaël Häzaq il 28 novembre, 2023
Il Canada ha perso il suo fascino agli occhi degli espatriati? Sebbene il Paese faccia largo affidamento sull'immigrazione per incrementare la sua economia, un recente studio rivela che un numero sempre maggiore di stranieri sceglie di andarsene in cerca di prospettive migliori. Analizziamo le diverse ragioni.

Più immigrati in partenza

Cosa sta succedendo in Canada? La "storica terra d'immigrazione" vede sempre più immigrati lasciare il Paese. Questi sono i risultati di uno studio condotto dall'Institute for Canadian Citizenship e dal Conference Board of Canada. Pubblicato nell'ottobre 2023, lo studio rivela una tendenza in atto dalla fine degli anni '80, che si è intensificata negli ultimi anni.

Secondo lo studio, ogni anno, lo 0,9% degli immigrati che ha ottenuto un permesso di soggiorno permanente nel 1982, o dopo, lascia il Canada. La cifra può sembrare irrisoria rispetto al numero di nuovi arrivi, ma è indicativa di una tendenza che si sta consolidando nel tempo. Secondo lo studio, il rischio che gli immigrati lascino il Canada, è "particolarmente elevato" tra il 4° e il 7° anno dopo l'arrivo.

Contrariamente a quanto si pensa, gli immigrati non prendono un biglietto di sola andata per stabilirsi in modo permanente in Canada. Ne arrivano tanti ma se ne vanno di più. Rispetto al 18% della fine degli anni '80, la percentuale è passata al 21% nella prima metà degli anni '90. Lo studio osserva due picchi di partenze: tra il 2016 e il 2017, il numero di immigrati che ha lasciato il Canada è aumentato del 43%, passando dallo 0,8% del 2016 all'1,15% del 2017. Nel 2019 si è registrato un nuovo picco, con un aumento delle partenze dell'1,18%, ovvero il 31% in più rispetto alla media storica dello 0,9%.

Un fenomeno che si protrae nel tempo

Non si tratta di un fenomeno nuovo, ma che persiste. La tendenza è preoccupante, perché interessa soprattutto i residenti permanenti che vivono nel Paese da 10, 15 o più anni. Lo studio mostra che, in media, il 14,6% dei cittadini stranieri lascia il Canada entro 15 anni dall'ottenimento del permesso di soggiorno permanente. Le partenze degli stranieri arrivati a metà degli anni '80 sono meno numerose.  Al contrario, accelerano tra coloro che sono arrivati alla fine degli anni '90 e aumentano tra quelli che sono arrivati negli anni 2000.

L'aumento delle partenze è ancora più marcato tra gli immigrati di lungo corso. I dati sulle partenze cumulative dopo 25 anni di permanenza in Canada mostrano un aumento quasi costante. Le partenze sono passate da circa il 18%, tra gli immigrati arrivati nei primi anni '80, a circa il 21% tra coloro che sono diventati residenti permanenti a metà degli anni '90.

Il fenomeno è ancora più allarmante se si considera che, in parallelo, l'esecutivo ha continuato a promuovere l'immigrazione. Nell'ottobre 2017, il governo Trudeau ha riformato la legge sull'immigrazione per facilitare l'accesso alla cittadinanza canadese. Il Piano di Immigrazione del Canada prevedeva 310.000 nuovi residenti permanenti nel 2018, 330.000 nel 2019 e 340.000 nel 2020. Il piano 2024-2026, presentato all'inizio di novembre, stima di accogliere 485.000 nuovi residenti permanenti nel 2024, 500.000 nel 2025 e 500.000 nel 2026. Sebbene le cifre previste includano i cambiamenti di status degli immigrati già presenti nel Paese, devono essere valutate in relazione alle partenze.

Sogno canadese o miraggio?

Lo studio evidenzia le difficoltà di integrazione nel mercato del lavoro. Nonostante la carenza cronica di manodopera offra buone opportunità agli espatriati, la realtà è che trovare un lavoro che corrisponda alle loro qualifiche e competenze è complesso. I diplomi e le competenze non sono sempre riconosciuti, il che porta gli stranieri ad accontentarsi di posizioni inferiori, accettando stipendi più bassi.

Lo studio fa luce anche sull'impatto del razzismo. Il cosiddetto "sogno canadese" si è rivelato inafferrabile per numerosi studenti africani francofoni, dato che le loro domande sono state accettate in percentuali minori rispetto agli altri. Le associazioni denunciano questo problema da oltre dieci anni e parlano di discriminazione "sistemica". Ma è stato solo nel 2022 che Immigration Canada ha riconosciuto "il razzismo in Canada così come all'interno della propria organizzazione". In precedenza, nell'ottobre 2020, anche il quotidiano canadese Le Devoir aveva pubblicato un'inchiesta sul "razzismo sistemico nelle università canadesi". Lo studio condotto dall'Institute for Canadian Citizenship e dal Conference Board of Canada ha evidenziato ulteriori fattori, tra cui le difficoltà nel trovare un alloggio, l'elevato costo della vita e prospettive di carriera migliori in altri Paesi.

La crisi degli alloggi colpisce l'intera nazione

La maggior parte della popolazione canadese è tuttora favorevole all'immigrazione, soprattutto nelle province che soffrono di una forte carenza di manodopera. Ciò premesso, i detrattori sono in aumento. Lo dimostra un'indagine condotta dall'Environics Institute per Focus Canada, pubblicata il 28 ottobre 2023. Il rapporto rileva una sostanziale riduzione del divario tra i canadesi che sostengono l'immigrazione e quelli preoccupati per il flusso troppo elevato. Dal 2022, la percentuale è passata dal 42% al 7%.

La causa scatenante del malcontento è la crisi immobiliare. Secondo la Canada Mortgage and Housing Corporation (CMHC), entro il 2030 serviranno 3,5 milioni di case in più. Secondo alcuni, la crisi abitativa è imputabile agli immigrati. Opinione che sembra essere condivisa da alcuni politici: ad agosto, Sean Fraser, ex Ministro dell'Immigrazione e attuale Ministro degli Alloggi, ha ipotizzato di limitare il numero di studenti stranieri in arrivo per combattere la crisi abitativa.

In risposta alle proteste dell'opinione pubblica, Marc Miller, Ministro dell'Immigrazione, ha affrontato la questione tre settimane dopo. Durante un'intervista con la CBC Radio, ha espresso preoccupazione per l'associazione denominata "student-housing crisis". Ne parla come di un'associazione pericolosa che stigmatizza "le persone provenienti da contesti diversi che arrivano in Canada e contribuiscono al progresso del Paese". Miller ha sottolineato il significativo contributo economico degli stranieri al Canada, in particolare attraverso le tasse universitarie, evidenziando il loro ruolo cruciale nell'economia.

Come trattenere gli immigrati?

Per il governo canadese si tratta di una questione che va risolta urgentemente. L'immigrazione è fondamentale per la crescita del Paese. Molti settori stanno vivendo una grave carenza di forza lavoro. Ma gli immigrati denunciano un sistema controverso: se da un lato sono invitati a trasferirsi in province che scarseggiano di manodopera, dall'altro devono fare i conti con una realtà che li penalizza (discriminazione, razzismo, lavori poco qualificati, ecc.).

Nelle sue conclusioni, lo studio dell'Institute for Canadian Citizenship e del Conference Board of Canada raccomanda nuove misure per accogliere e, soprattutto, trattenere gli immigrati. Gli autori dello studio propongono di puntare su: servizi di accoglienza e di supporto per rendere la vita degli stranieri in Canada "più piacevole", investimenti sostanziali per migliorare il reclutamento degli stranieri e per trattenere i lavoratori già presenti, e maggiori risorse per migliorare l'accesso all'assistenza sanitaria e rafforzare il sistema educativo.

Il governo afferma di aver ascoltato anche le preoccupazioni dei canadesi, in particolare per quanto riguarda gli alloggi, preoccupazioni condivise dagli immigrati. A marzo, il governo federale ha lanciato un fondo da 4 miliardi di dollari per accelerare la costruzione di 100.000 case.