Immigrazione negli USA: la linea politica di Trump e Biden a confronto

Vita quotidiana
Pubblicato 2020-10-28 alle 06:00 da Javier Olivas Alguacil
Le elezioni presidenziali negli Stati Uniti sono già in corso. Nel dibattito politico tra Trump e Biden spicca la questione relativa all'immigrazione, sulla quale i due candidati hanno posizioni opposte. L'esito della campagna determinerà il futuro di migliaia di persone che già vivono negli USA o che progettano di trasferirsi.   

Nel corso della campagna elettorale, le visioni di Trump e Biden si sono rivelate diametralmente opposte. E negli incontri televisivi faccia a faccia è risultato chiaro che le loro proposte siano agli antipodi.

Secondo Trump, gli immigrati rappresentano una minaccia per i lavoratori americani. Un discorso protezionistico, bollato come xenofobo e populista, che tuttavia è si fatto strada in una parte dell'elettorato. Contrariamente a questa strategia demagogica, la realtà è che gli Stati Uniti fanno ampio affidamento sulla manodopera straniera, in vari settori dell'economia.

Dall'altra parte opposta del ring c'è Biden, che si esprime con un tono diverso, più pragmatico e conciliante. Il candidato democratico, nel suo discorso, conferisce grande importanza al contributo apportato dalle diverse ondate migratorie che hanno plasmato la società americana odierna. A differenza di Trump, mostra molta più empatia verso la causa dei rifugiati e dei richiedenti asilo. 

L'asse della questione sull'immigrazione non gira solo intorno all'ingresso nel Paese di nuovi espatriati, ma anche sugli 11 milioni di quelli che sono negli Stati Uniti in modo irregolare. Se consultiamo i due programmi elettorali, le loro differenze in materia sono abissali. 

Dreamers e il programma DACA

Una delle questioni più spinose nel dibattito sull'immigrazione è lo status dei giovani che sono arrivati ​​negli Stati Uniti ancora minorenni. Si stima siano circa 6 milioni e mezzo. Per le autorità, la loro presenza è illegale. Devono essere espulsi? Il gruppo dei dreamers, che prende il nome dal DREAM Act, un disegno di legge che mirava a garantire uno status legale ai giovani immigrati residenti illegalmente negli Stati Uniti, conta più di 3 milioni e mezzo di individui. Solo a 825.000 è stata concessa l'amnistia contro l'espulsione.

Il DACA (Deferred Action for Childhood Arrivals) è stato creato durante l'amministrazione Obama, e concede una moratoria sull'espulsione di immigrati illegali a queste condizioni: essere arrivati ​​negli Stati Uniti a sedici anni non compiuti, aver risieduto ininterrottamente nel Paese dal 15 giugno 2007; e avere meno di 31 anni al giugno 2012. Il programma è entrato in una guerra giudiziaria, nel 2017, che ha portato alla sospensione del programma per i nuovi richiedenti, pur continuando a garantire protezione a quelli già registrati.

Cosa ne sarà di tutti questi giovani dopo le elezioni? L'attuale amministrazione Trump sta spingendo per l'abrogazione del programma DACA, quindi tutto fa pensare che la manovra sarà portata avanti in un ipotetico nuovo mandato. Pertanto, ai 3 milioni e mezzo di dreamers che potrebbero essere espulsi, vanno aggiunti i beneficiari del programma DACA (825.000) e un milione e mezzo di altri immigrati che, pur rispondendo ai requisiti, non hanno potuto candidarsi, a causa della sospensione del programma nel 2017.

Biden, invece, sostiene la continuità del programma DACA e la sua applicazione ai dreamers. In questo senso, il candidato democratico va oltre e propone un'amnistia generale che auspica la regolarizzazione degli undici milioni di immigrati irregolari unitamente ai ricongiungimenti familiari.

Restrizioni di ingresso, rifugiati e asilo

L'amministrazione Trump ha imposto severe restrizioni sull'ingresso di cittadini provenienti da Iran, Iraq, Libia, Corea del Nord, Venezuela e Yemen, per motivi di sicurezza nazionale. Queste limitazioni sono state estese, nel 2020, ad altri sei paesi. Nulla fa pensare che la posizione dell'attuale presidente cambierà in futuro. Al contrario, Biden auspica una revisione di queste disposizioni e la loro progressiva soppressione, sottolineandone la natura discriminatoria.

Durante la presidenza Trump il budget destinato all'accoglienza dei rifugiati è stato progressivamente ridotto. Sono stati inoltre aboliti numerosi programmi di cooperazione governativa ed è stato limitato l'ingresso di cittadini provenienti da Paesi con cui gli USA sono entrati in conflitto (Iraq, Siria, Libia, Yemen, ...). Se eletto, Biden ha dichiarato si adopererà per invertire i cambiamenti apportati da Trump, facendo degli Stati Uniti un punto di riferimento nel campo dell'accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo.

Il muro

Il muro che si sta costruendo tra Stati Uniti e Messico è la rappresentazione tangibile della politica di Trump sull'immigrazione. Un'iniziativa fortemente controversa che è diventata l'emblema della recente campagna presidenziale. Il progetto è in corso ed il muro continuerà ad estendersi fino alla fine di quest'anno. Biden, invece, considera questo progetto inutile allo scopo e si batte per un ammodernamento dei dispositivi di controllo dei  confini e per un'analisi più approfondita delle strategie globali sulla migrazione. In un momento così delicato della campagna elettorale, non vanno trascurati i 30 milioni di elettori latinoamericani (il 13% dei votanti), di cui circa il 60% sono messicani. La questione relativa all'immigrazione avrà un ruolo cruciale nella decisione degli elettori.