COVID-19: resoconto di un expat italiano da New York

Interviste agli espatriati
  • Bruce Emmerling/Pixabay
Pubblicato 2020-04-01 alle 09:41 da Francesca
Lo Stato di New York conta al 31 Marzo più di 66.000 casi di contagio da coronavirus, di cui più della metà sono stati registrati nella città di New York. La situazione è preoccupante. Abbiamo raggiunto un connazionale che in questo momento si trova nella Grande mela assieme alla moglie. Ci racconta come sta vivendo questo momento particolare.

Da quanto tempo ti trovi negli Stati Uniti ed in che città vivi?

Da gennaio io, da agosto mia moglie. Viviamo a New York City.

Parlaci dei motivi che ti hanno portato a New York

Ho seguito mia moglie che è stata presa ad un master universitario e io, per ora, frequento una scuola di inglese. 

Tu e tua moglie state ancora frequentando i vostri corsi e la scuola/università ha già messo in preventivo di sospendere le lezioni? Che informazioni vi hanno dato in merito?

Al momento entrambi stiamo frequentando lezioni online e speriamo durino fino alla fine di maggio (fine ufficiale dei corsi). Le scuole al momento non sembrano aver intenzione di sospendere nulla e di continuare i corsi online.

Come ti tieni informato sull'evolversi dell'epidemia a New York?

Leggo molto il New York Times ma anche altri siti web e, ogni volta che posso, cerco di leggere anche i giornali online italiani per avere notizie di casa. 

Che misure sta adottando il Governo americano per contrastare la propagazione  del COVID-19?

Hanno chiuso ristoranti e bar e, credo, le attività non essenziali ma vediamo che in moltissimi ancora escono di casa per farsi una passeggiata o per giocare a basket! Inoltre non hanno vietato espressamente e completamente di uscire di casa. 

Se devi uscire, che precauzioni adotti per evitare il contagio?

Abbiamo delle mascherine molto basilari, manteniamo sempre le distanze con le altre persone e usciamo solo per fare la spesa. 

Che atmosfera c'è per le strade?

Beh io posso parlare solo per il nostro quartiere a Manhattan ma l'atmosfera è surreale: a volte non c'è quasi nessuno in strada, solo persone in fila per entrare al supermercato o nelle pharmacy. Poi però svolti l'angolo e in molti che passeggiano non per andare al supermercato. Qualche giorno fa abbiamo visto più di un gruppo di ragazzi giocare a basket o a calcio e la settimana scorsa ho visto in un servizio di un'emittente televisiva che dei giovani universitari durante lo spring break preferivano fare festa invece che stare a casa. Mi sembra di capire che qui, come forse in Italia i primi tempi, ancora non hanno compreso bene la gravità del problema. 

I supermercati e le farmacie stanno assicurando la continuità di prodotti di prima necessità e di medicine, oppure iniziano a scarseggiare?

Dipende dai giorni, in generale all'inizio la carta igienica sembrava essere il bene più importante del mondo e non si trovava da nessuna parte. Adesso, se vai presto al supermercato, trovi molta roba. Speriamo che la situazione resti così nei supermercati.

La popolazione locale è consapevole dei rischi derivanti dall'emergenza pandemica?

Come detto prima secondo me non tutti lo sono: nonostante New York sia una delle città più colpite abbiamo la sensazione che non ci sia ancora molta coscienza del problema nonostante ci siano, ad oggi, circa 41.000 infetti e più di 930 morti (link ai dati ufficiali aggiornati al 31 marzo).

E tu, in che stato d'animo sei?

Al momento siamo relativamente tranquilli, resistiamo e stiamo a casa, ma l'unica speranza è che qui attorno si svuoti sempre di più per abbassare le possibilità di contagio. L'idea di ammalarsi in un posto dove la sanità è solo privata non è piacevole affatto.  

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